TESSERA
. Antichità. - Le tesserae iscritte formano una numerosa classe di materiale epigrafico, che si suddivide in varie specie, a seconda del loro uso e dello scopo per cui erano create, variando di conseguenza nella forma e nel testo.
Fra le più importanti vanno annoverate le tessere militari (tesserae militares), che servivano d'identità per gli appartenenti ai varî reparti dell'esercito; erano piccole targhe, di forma quadrangolare di metallo o d'osso, recanti il nome del milite cui appartenevano al genitivo e l'indicazione del corpo di cui faceva parte. Le tessere ospitali (tesserae hospitales) erano documenti per essere riconosciuti e ricevuti da parenti, da amici, da comunità e commendatizie per avere buona accoglienza e ospitalità. Erano di varie specie; o lastrine di bronzo, o asticelle d'osso o d'avorio, od oggettini di vario genere divisi in due parti; ciascuna delle persone contraenti il vincolo di ospitalità ne teneva una. La parte interna levigata dell'oggetto contiene l'iscrizione con i nomi dei contraenti il vincolo di amicizia e talvolta qualche breve frase di circostanza. Affini a questo genere di tessere sono quelle lastrine di bronzo iscritte, note sotto la denominazione di tabulae patronatus, che servivano di riconoscimento tra i cittadini di una colonia o di un municipio e il loro patrono residente generalmente in Roma (cfr. Plaut., Poen., 958, 1047). Altre tessere erano le frumentarie (tesserae frumentariae), per lo più d'osso e di forma quadrangolare. Erano buoni che davano facoltà al loro possessore di ritirare una certa quantità di frumento o di altri cereali presso il grande granaio di stato, nella porticus Minucia, in Roma. Recano per lo più da un lato la figura dell'annona e dall'altro il numero della distribuzione gratuita (frumentatio) cui la tessera dava diritto. Seguono le tessere convivali (tesserae convivales), veri e proprî biglietti d' invito o d'ingresso a prendere parte a un banchetto offerto dall'imperatore, dai magistrati o da collegi. Hanno generalmente un semplice numero indicante il posto da occupare. Le tessere teatrali (tesserae theatrales), sono come medaglie con l'effigie dell'imperatore da un lato, e dall'altra l'indicazione del posto che lo spettatore doveva occupare. Altra specie di tessere erano le gladiatorie (tesserae gladiatoriae) da appendersi al collo per mezzo di un forellino. Hanno in uno dei lati il nome della persona cui appartengono, ossia del gladiatore, ancora schiavo o già liberto, al nominativo, nel secondo il nome del suo maestro o padrone, al genitivo, nel terzo l'abbreviazione spec (spectavit), nel quarto la data consolare, per cui furono dette anche tesserae consulares, il mese e il giorno. Il soggetto di spectavit è il gladiatore che alla data specificata riceveva il suo ben servito, ed era esonerato dal partecipare ai ludi nell'arena, acquistando con la tessera il diritto di gratuito ingresso all'anfiteatro quale spettatore. Vengono poi le tessere lusorie (tesserae lusoriae) in forma di cubi o di dadi d'avorio, recanti un numero o una lettera da un lato, e talvolta in un altro lato parte di un motto, spesso di augurio, scritto sulla tabula lusoria, da combinare con le altre parti del motto stesso scritte sugli altri dadi. Simili tessere recanti una cifra romana o una lettera numerale greca erano usate quali pedine nel giuoco detto ludus duodecim scriptorum.
L'accezione di tessera nel senso di dado (lusorio) è stata estesa ad altri dadi, e in particolare ai cubetti adoperati nell'arte del musaico (v.), che si chiamano appunto abitualmente tessere o tasselli.
Epoca moderna. - Nel Codice Albertino fu dato il nome di tessere anche ai contrassegni di legno, riconoscibili per un taglio comune alle due metà, che indicavano, in mancanza di contratto, il venditore e il compratore nelle compravendite, per lo più dei mercati.
Oggi si chiama tessera quel libretto o cartoncino, spesso munito di fotografia e di numero d'ordine, che attesta l'appartenenza di chi lo possiede a una data associazione, conferendogli i diritti e gli obblighi inerenti.
Bibl.: Fr. Wieseler, Commentatio de tesseris eburneis osseisque theatralibus, Gottinga 1866; W. Henzen, Tesserae gladiatoriae, in Ephemeris epigraphica, III, Berlino 1877, pp. 161 segg., 205 segg.; F. Haug, Die Gladiatorentesseren, in Berlin. philolog. Wochenschrift, 1888, p. 24 segg.; M. Rostovzev, Tesserarum urbis Romae et suburbii plumbearum sylloge, Pietroburgo 1903; supplem., 1904; id., Rimkija svincovija tessera, in russo, Pietroburgo 1903; trad. tedesca, Römische Bleitesserae, in Klio, Beiträge zur alten Geschichte, supplem. III, Lipsia 1905; G. Lafaye, in Daremberg e Saglio, Dictionn. des antiq. grecques et romaines, V, p. 125 segg.; L. Friedländer, Dartsellung aus der Sittengeschichte Roms, II, 10a ed., Lipsia 1922-23, p. 542 segg.
Numismatica. - Si chiamano tessere alcuni pezzi di metallo monetiformi e anche quadrilateri, triangolari, ecc., che non sono veramente monete ma alle volte ne facevano le veci. Esse servivano a varî usi che, accertati, potrebbero dar luogo a una distribuzione razionale di questi numerosi e interessanti prodotti assai poco studiati in Italia. La quantità forse maggiore è costituita da dischi di ottone e di rame con varie figurazioni (la leggenda di Androclo e del leone è una delle più ripetute), monogrammi, stemmi, accompagnati da un numero variabile di rosette o bisanti che si vuole servissero a facilitare i conteggi e vennero dette mercantili o commerciali (v. quarteruolo). Altre servivano per le elemosine o per la distribuzione di generi alimentari; tra queste le cetole per la distribuzione gratuita o a prezzi di favore dell'olio a Venezia, i ferlini di Bologna e di altri luoghi.
Se ne conoscono di quelle che si usavano dare come medaglie di presenza alle riunioni, come contrassegni militari, per ingresso a feste o rappresentazioni, ecc.
Bibl.: G. Castellani, Catalogo della Raccolta numismatica Papadopoli Aldobrandini, Venezia 1925, II, n. 16616-16827, tavv. XIII e XIV; A. Lisini, Alcune osservazioni intorno alle tessere mercantili, in Periodico di numismatica e sfragistica, ecc., VI, Firenze 1874, pp. 286-97, tav. XI; G. Majer, Le tessere veneziane dell'olio, in Rivista italiana di numismatica, XXXIV, Milano 1921, pp. 94-106; id. Le tessere del sale, ibid., XXXV (1922), pp. 204-16; S. L. Peruzzi, Storia del commercio e dei banchieri di Firenze, ecc., Firenze 1868; R. Sellari, Lettera sopra le marche o sia tessere mercantili, in G. A. Zanetti, Nuova raccolta, ecc., II, pp. 497-504; D. Urbani, Segni di cartiere antiche, Venezia 1870; G. B. Verci, Lettera sopra le marche o sia tessere Carraresi, in G. A. Zanetti, III, pagine 423-435.