TESTONE
. Nella prima metà del sec. XV alcuni stati cominciarono a fabbricare monete d'argento più grosse e pesanti di quelle usate fino ad allora che avevano il valore di un quarto del ducato d'oro e portavano la testa del principe la quale, rispetto a quella comparsa sui ducati d'oro, appariva molto più grande, quindi il nome di "testone". Il peso di questi primi testoni non è uniforme perché il ragguaglio tra l'oro e l'argento era diverso a seconda dei luoghi. In alcuni di questi, come a Milano e a Venezia, la nuova moneta equivaleva alla lira locale. Si può dire che tutte le zecche italiane emisero testoni, molti dei quali sono veri capolavori dei migliori artefici di quell'epoca aurea per l'arte. Basta ricordare quelli di Ferrara, Firenze, Mantova, Milano, Roma, della Savoia, di Venezia, ecc. Quest'ultima però smise subito l'effigie del doge sulla lira come non conveniente a paese repubblicano e si ha soltanto quella di Nicolò Tron. Il testone si andò uniformando ai sistemi monetarî esistenti ed ebbe il valore di tre grossi o paoli o giulî e durò nella circolazione, specialmente dello stato pontificio e della Toscana, fino al sec. XIX, conservando il nome anche quando la testa del sovrano non vi compariva più. Qualche volta si vede ricordato il testone d'oro; era questo un pezzo battuto con gli stessi conî di quello d'argento ma non aveva proprio valore specifico e diventava un multiplo del ducato o dello scudo d'oro. Si conoscono anche i multipli e le frazioni del testone (v. lira; quarto e quartino).
Bibl.: E. Martinori, La moneta, ecc., Roma 1915, s. v., tavv. CXXXV-CXXXVIII.