TETRACROMATISMO
È la lode che gli scrittori di arte greci e, per essi, Plinio (Nat. hist., xxxv, 5o), tributano ai grandi pittori arcaici e classici fino al IV sec., fino cioè ad Aetion, Apelle, Melanthion, Nikomachos: la lode di avere adoperato soltanto quattro colori, rosso, giallo, bianco, nero.
Però già la tradizione greca non era concorde. La fonte di Cicerone (Brutus, 18, 70) sembra porre alcuni di costoro in una categoria a parte, ormai più perfezionata; e Luciano (Imag., 7) addirittura loda alcuni degli stessi pittori per aver "mescolato" i colori. Evidentemente già i grandi pittori del V sec., con avveduti accostamenti dei colori-base, erano riusciti a creare un'ampia gamma di valori cromatici intermedi, che arrivavano al verde-bleu, se non addirittura all'azzurro che- colore di importazione- era apertamente adoperato in architettura ed è documentato in scultura nel sarcofago di Alessandro. Del resto le lèkythoi bianche della fine del V sec., sembrano documentare che la lode dei quattro colori deve essere intesa in un senso molto relativo; anche le stele Daunie recentemente acquisite (VI-primi decennî V sec.) aggiungono il verde ai quattro colori dell'epoca arcaica (v. siponto). Per il problema artistico v. splendor.
Bibl.: S. Ferri, Plinio il Vecchio, Roma 1946, p. 137 ss.