Tex
L’eroico ranger italiano
Da oltre mezzo secolo Tex è l’amato protagonista dell’omonimo fumetto d’avventura. Eroe senza macchia e senza paura, combatte con ogni mezzo ogni forma d’iniquità. Non si sogna nemmeno d’interrogarsi o di filosofeggiare su chi è buono e chi è cattivo: lo sa e basta. Sa che il male esiste e che va eliminato, costi quel che costi
Esistono alcuni prodotti e alcuni marchi tipicamente italiani che tutti gli abitanti del nostro paese conoscono: pizza, spaghetti, FIAT, Vespa. A questi si può aggiungere anche Tex Willer, il nome di uno dei personaggi di fumetti più famosi di tutti i tempi, italianissimo anche se le sue avventure si svolgono nel West americano.
Nell’immediato dopoguerra il pubblico italiano riscoprì il cinema d’oltreoceano, che era stato a lungo vietato durante il fascismo. Un genere particolarmente amato dagli spettatori era il western, e questo amore si riflesse sui fumetti, molti dei quali, allora, venivano pubblicati in un caratteristico formato a striscia: sedici pagine lunghe e strette con due vignette ciascuna, stampate su pessima carta, ma che avevano il vantaggio di costare pochissimo (15 lire, cioè circa due terzi di un centesimo di Euro) e di poter in un certo senso sostituire il cinema, che, in quel periodo di grande povertà, non tutti potevano permettersi. Nacquero così i primi rappresentanti del western all’italiana (detto anche spaghetti western): Il piccolo sceriffo, Il Grande Blek, Capitan Miki e altri eroi ancora ricordati che spesso univano due tematiche di successo: quella del west e quella dei ‘piccoli eroi’, particolarmente graditi ai giovani lettori, i quali amavano identificarsi con quei coetanei senza macchia e senza paura.
Tra le innumerevoli storie di cowboy che popolavano le edicole nel 1948 fece la sua comparsa Tex, scritto dal già famoso sceneggiatore Gianluigi Bonelli e disegnato da Aurelio Galleppini che si firmava Galep. Presentato dapprima come un fuggiasco, forse addirittura un fuorilegge, Tex si trasformò presto in un ranger del Texas, totalmente dalla parte della giustizia. Insieme a lui agivano (e agiscono tuttora) i suoi soci (pards): il vecchio Kit Carson, l’indiano navajo Tiger Jack e il figlio Kit, avuto da Tex con il suo unico grande amore, la moglie Lilith, uccisa dal vaiolo diffuso per mezzo di coperte infette da uno scellerato di nome Teller.
Tex ottenne alla sua uscita un discreto successo, tanto che le sue storie continuarono a essere prodotte anche se vendevano decisamente meno dei concorrenti. Eppure, con l’andare degli anni, i suoi rivali di carta scomparvero, mentre le tirature di Tex aumentavano di continuo. Ora, a più di mezzo secolo dalla sua nascita, è la testata a fumetti italiana più diffusa e conosciuta.
La filosofia di Tex è apparentemente semplice: il male esiste e va combattuto senza esitazione e senza troppe complicazioni, magari a suon di pugni o di revolverate; tutti noi, in fondo, vorremmo essere come lui, in grado di riparare alle molte ingiustizie che vediamo compiere nella nostra vita quotidiana. Inoltre – cosa ben più importante – Tex non è ottuso come certi protagonisti di fumetti di guerra per cui tutti i buoni sono da una parte, e i cattivi dall’altra. Anche se non si dilunga mai a filosofeggiare, si comprende che ha riflettuto a lungo sul mondo che ci circonda; il risultato delle sue riflessioni lo si può dedurre, più che dalle sue parole, dal suo comportamento. È difficile, per esempio, sentirlo dissertare sul tema della parità tra bianchi e pellirosse: lui questa parità la dà per scontata fin dalla sua nascita fumettistica – e cioè da molto prima che il cinema cominciasse a rivalutare la civiltà degli Indiani americani –, e agisce di conseguenza, tanto che i Navajo lo considerano un capo e l’hanno ribattezzato Aquila della Notte.
Una seconda spiegazione del successo di Tex riguarda la cura editoriale con cui è stato seguito fin dall’inizio dapprima da Tea Bonelli, moglie del suo creatore, e poi da suo figlio Sergio Bonelli, che attualmente ne pubblica le storie e continua a controllare personalmente ogni particolare delle avventure del ranger e dei suoi pards con lo stesso entusiasmo con cui, da bambino, ascoltava dal padre in anteprima le avventure dell’americano più italiano del mondo.