THAON DI REVEL, Ottavio (Luigi Eugenio Ottavio)
, nobile dei conti di Sant’Andrea con Revel, conte di Pralungo. – Nacque a Torino il 26 giugno 1803, terzogenito di Ignazio Isidoro e di Sabina Spitalieri di Cessole.
Appartenne a un’antica famiglia del Nizzardo, originaria di Lantosca, nobilitata nel 1617. I suoi antenati prossimi furono figure di spicco del Regno sardo dalla fine del XVIII secolo agli anni della Restaurazione, dopo essere rimasti fedeli ai Savoia durante il periodo francese. Il nonno Carlo Francesco, alle soglie dei settant’anni ma abile e coraggioso, comandò sulla catena alpina le truppe sabaude della contea di Nizza durante la guerra delle Alpi, iniziata nel 1792 dalla Francia rivoluzionaria e conclusa nel 1796 con la sconfitta del Regno di Sardegna. Governatore di Torino nel 1797 e rifugiatosi nel 1799 presso il quartier generale austro-russo, dopo il completamento dell’occupazione francese, in seguito alla vittoria napoleonica a Marengo nel 1800, riparò con la famiglia in Sardegna, presso la corte in esilio, e ivi morì nel 1807. Il padre di Ottavio, Ignazio Isidoro, generale e ambasciatore negli ultimi anni dell’antico regime, dopo essere stato dal 1816 governatore di Genova annessa al Regno sardo dal Congresso di Vienna, fu nominato nel 1821 governatore di Torino. Si trattava di una carica nevralgica per il controllo del territorio, che già era stata appannaggio del padre Carlo Francesco e del fratello Giuseppe Alessandro, il quale nel 1814 fu anche tra i creatori e, per meno di cinque mesi, il primo comandante generale del corpo dei carabinieri. Come governatore di Torino e luogotenente generale del Regno, in attesa del rientro nello Stato del nuovo sovrano Carlo Felice, Ignazio guidò la repressione dei compromessi nei moti rivoluzionari del marzo 1821, ma senza calcare troppo la mano, per non enfatizzare il coinvolgimento ai vertici di molti figli della classe dirigente. Nei dieci anni di regno di Carlo Felice fu tra i personaggi più autorevoli e ultraconservatori del governo e della corte. Ciò facilitò indubbiamente la carriera dei figli nell’esercito, in diplomazia, a corte e nella pubblica amministrazione come Ottavio, il quale però, al momento dell’elezione in Parlamento nel 1848, fu accompagnato dall’impopolarità del padre repressore dei ‘ventunisti’.
Laureatosi in legge nel 1823, Ottavio Thaon di Revel era entrato subito alla Corte dei conti. Salito al trono Carlo Alberto, la sua carriera ebbe un’ulteriore accelerazione nel campo che più gli era congeniale, la politica finanziaria dello Stato. Nel 1831 fu nominato viceintendente generale delle Finanze, nel 1835 primo ufficiale (all’incirca l’attuale sottosegretario) nel ministero delle Finanze. Dallo stesso anno il sovrano lo volle anche come segretario del Consiglio di conferenza, cioè il Consiglio dei ministri, in una posizione che gli consentì di conoscere da vicino il funzionamento dell’intera macchina di governo. Nominato nel 1842 consigliere di Stato, nel 1844 assurse alla carica di ministro delle Finanze. Fu un personaggio molto stimato e ascoltato da Carlo Alberto, perché, dopo avere risanato le finanze ereditate con il forte disavanzo del regno di Carlo Felice, egli continuò negli anni a realizzare cospicui avanzi di bilancio, destinati a finanziare infrastrutture e opere pubbliche. Inoltre, Revel assecondò la politica carloalbertina di moderate riforme amministrative e di ammodernamento economico, per conservare svecchiandolo, ma senza pregiudicarlo, l’assolutismo sovrano.
Perciò anche per lui il 1848 e la concessione dello Statuto rappresentarono, come per molti altri, un trauma, non ritenendo il contesto dei domini sabaudi maturo per un sistema costituzionale, che peraltro non aveva mai auspicato. Tuttavia, accettò lealmente la tormentata decisione finale del re, nella convinzione che in quella situazione esplosiva non si potesse fare altrimenti per evitare mali peggiori, e fu sempre coerente con tale scelta. L’accettazione era anche confortata dal fatto che lo Statuto manteneva larghe prerogative al sovrano, che vi era un Senato di nomina regia a bilanciare la Camera elettiva, che quasi tutte le alte cariche dello Stato rimanevano appannaggio di figure espresse dall’età precedente, che il clero, numeroso e influente, conservava larghi privilegi ed era per lo più guidato da prelati oltranzisti.
Thaon di Revel fu due volte ministro delle Finanze, a rappresentare la continuità con il passato nei primi deboli governi costituzionali del 1848, presieduti da Cesare Balbo e da Cesare Alfieri di Sostegno ed Ettore Perrone di San Martino, che si trovarono ad agire, nella difficile situazione della guerra e della sconfitta, privi di una maggioranza parlamentare. Già dopo le elezioni del dicembre 1849 egli divenne la figura di riferimento per i numerosi conservatori che alla Camera, nell’eterogeneo gruppo della destra, accettavano il sistema costituzionale e si differenziavano dagli oppositori dell’estrema reazionaria e filoclericale. Era però un’accettazione subordinata a un’interpretazione letterale e restrittiva, senza ulteriori sviluppi in senso liberale e parlamentare, che invece fu quanto realizzò in seguito Camillo Benso di Cavour, passando da un regime costituzionale a uno parlamentare. La necessità di riformare l’anacronistica legislazione ecclesiastica piemontese, per adeguarla ai principi statutari, fu il fattore che impedì, sin dalle leggi Siccardi del marzo 1850, la saldatura tra i liberali moderati favorevoli e i conservatori costituzionali come Revel contrari, ma che pure continuavano a sostenere il governo di Massimo d’Azeglio. Il successivo ‘connubio’ del febbraio 1852 tra il centro-destra cavouriano e il centro-sinistra di Urbano Rattazzi contribuì a rafforzare la prospettiva di una politica liberale, a indebolire l’estrema sinistra, ma anche a impedire il ritorno di una prevalenza della destra conservatrice. Fu lo stesso Thaon di Revel a coniare il termine connubio con cui l’operazione poi passò alla storia, in un discorso alla Camera il 7 febbraio 1852.
Da lì in poi egli fu sempre in prima linea nelle battaglie anticavouriane, di cui divenne il simbolo. Già era stato contrario alle leggi Siccardi e alla proposta di legge sul matrimonio civile nel 1852, a maggior ragione lo fu alla legge sui conventi nel 1854-55. Fu il maggiore avversario del liberismo cavouriano, fedele all’ortodossia finanziaria e al moderato protezionismo che aveva perseguito da ministro di Carlo Alberto. Contrastò, forte delle competenze che tutti gli riconoscevano, compreso l’avversario Cavour, la politica economica, fiscale e finanziaria del conte, accusandola di avventatezza e temerarietà, oltre che di promuovere riforme irrealizzabili, di avere impresso all’economia uno stimolo eccessivo e di trascurare gli interessi agricoli del Piemonte per il miraggio di una politica italiana. Fu insomma, al pari di altre figure di grande prestigio come Alfieri di Sostegno, un ottimo ministro adatto ai tempi quieti e di movimento graduale guidato dall’alto di Carlo Alberto, ma si trovò sempre più spaesato nell’accelerazione degli anni Cinquanta. Ciò non significa che Thaon di Revel non utilizzasse i nuovi strumenti della politica, a cominciare dai giornali. Tra il maggio del 1852 e l’aprile del 1853 aveva dato vita a un proprio quotidiano di grande formato, La Patria, per contrastare il ‘connubio’ e il progetto di legge sul matrimonio civile e sostenere le battaglie della destra per una interpretazione letterale dello Statuto, contro l’‘onnipotenza parlamentare’, la laicizzazione dello Stato e le società di mutuo soccorso. La Patria, sempre diretta da Giorgio Briano, riprese le pubblicazioni nel febbraio del 1855 in occasione della legge sui conventi, accentuando a oltranza l’opposizione anticavouriana fino al 1856.
Lo spauracchio di un ministero Thaon di Revel tutto di destra, che chiudesse ogni prospettiva di politica liberale progressista, fu più volte usato da Vittorio Emanuele II nei momenti di più acuta tensione con Cavour. Ma il tornante decisivo, nel gennaio-maggio 1855, della travagliata approvazione della legge sui conventi, produsse la sconfitta delle propensioni del re ai governi della corona contro quelli parlamentari liberali, e rivelò pure che la destra di Thaon di Revel non poteva più essere una reale alternativa di governo. Dopo la clamorosa bocciatura, nelle elezioni del 15-18 novembre 1857 per la VI legislatura, a opera del tribuno dell’estrema sinistra Angelo Brofferio, sostenuto dal governo, nel collegio VII di Torino, che era suo appannaggio sin dal 1849 e nonostante la forte avanzata in tutto il regno della destra, Thaon di Revel tornò alla Camera in una elezione suppletiva a Fossano nel gennaio del 1858. Nelle successive elezioni del 25-29 marzo 1860, in cui per la prima volta votarono anche lombardi, emiliani, toscani dopo le annessioni, tutta la destra subalpina scomparve dalla Camera, anche negli esponenti maggiori, da Thaon di Revel a Clemente Solaro della Margarita, mentre era ormai forte la nota unitaria e nazionale e già cominciava a operare l’astensionismo cattolico.
Freddo e altero nel comportamento, acuto nell’analisi, chiaro e scabro nell’eloquio, di probità assoluta e di altrettanta tenacia nelle idee, Thaon di Revel, come molti altri conservatori, fu sempre fedele a Casa Savoia e all’onore personale e del casato, leale alle istituzioni anche se non condivise, religioso nel foro interiore ma senza farne un vessillo ideologico come Solaro della Margarita. Tra gli anni Trenta e i Cinquanta la sua vita familiare fu funestata dai lutti. Perse il padre, la madre, tre fratelli e una sorella. Ebbe tre mogli e nove figli, di cui cinque premorti. La prima moglie, Maria Teresa Caccia di Romentino, sposata nel 1832, morì di parto nello stesso anno insieme alla prima figlia. La seconda moglie, Guglielmina Doria di Cirié, sposata nel 1836, morì nel 1849 e dei cinque figli scomparvero in giovane età tre femmine e un maschio. Con la terza moglie, Carolina de Regard de Clermont de Vars, sposata nel 1852, Ottavio ebbe tre maschi, l’ultimo dei quali, Paolo Camillo (v. la voce in questo Dizionario), sarebbe stato grande ammiraglio, senatore, ministro della Marina, duca del Mare dal 1923 per meriti di guerra.
Secondo una tradizione antica, Thaon di Revel fu pure impegnato nelle amministrazioni locali, in vari enti benefici e dal 1861 presidente della Cassa di risparmio di Torino. Nominato senatore il 20 gennaio 1861, seguì i lavori con assiduità, continuando, come già alla Camera, a far parte delle commissioni finanziarie. Conservò e rafforzò i rapporti con il fratello minore Genova Giovanni, al quale era molto legato.
Genova Giovanni fu un militare di carriera nel corpo di artiglieria e combatté tutte le campagne risorgimentali, giungendo al grado di luogotenente generale e comandante della divisione territoriale di Padova, cruciale dopo la cessione del Veneto da parte degli austriaci nel 1866. Ministro della Guerra nel governo Rattazzi per soli duecento giorni nel 1867, ebbe il tempo di fare ben poco, salvo opporsi ai tagli delle spese militari e a un dibattito sulla condotta della guerra del 1866, secondo la linea consueta dell’élite militare e della Corona.
Ottavio Thaon di Revel morì a Torino, per un colpo apoplettico, il 9 febbraio 1868, a sessantaquattro anni.
Scritti e discorsi. Al di là degli interventi alla Camera e al Senato, pubblicati negli Atti parlamentari, Thaon di Revel non lasciò scritti, salvo alcune relazioni tecniche, di cui la più importante fu la Relazione sulle condizioni delle finanze dal 1830 al 1846 rassegnata a S.M. dal Primo Segretario di Stato delle Finanze, Torino 1848.
Fonti e Bibl.: L’archivio privato della famiglia Thaon di Revel è in Archivio di Stato di Torino, Archivi di famiglie e di persone, Thaon di Revel; l’attività di ministro è documentata nei fondi Ministero di Finanze; quella del Consiglio di conferenza in Archivio di Corte, Materie giuridiche per categorie, Consiglio di conferenza dei ministri 1817-1848. Le lettere a lui, come ad altri ministri, inviate dal campo durante la campagna del 1848 da Carlo Alberto sull’andamento della guerra e sugli affari di Stato, sono state pubblicate in Lettere di Carlo Alberto a O. T. di R., a cura di G. Gentile, Milano 1931; Camera dei Deputati, Portale storico, https://storia.camera.it/deputato/ ottavio-thaon-di-revel-18030626 (2 maggio 2019); Archivio storico del Senato, Banca dati multimediale I senatori d’Italia, I, Senatori del Regno di Sardegna, https:// notes9.senato.it/web/senregno. NSF/T_l?OpenPage.