THAON DI REVEL, Paolo Ignazio Maria
– Nacque a Tolone, in Francia, il 2 maggio 1888, terzogenito di Vittorio e di Elfrida Maria Atkinson. Le sorelle maggiori si chiamavano Laura (nata nel 1884) e Irene (nata nel 1885), il fratello minore Ignazio Ottavio (nato nel 1893).
La famiglia paterna apparteneva all’antica nobiltà piemontese e si era distinta nelle carriere politiche, militari, diplomatiche e nel mondo degli affari. Il nonno, il conte Ottavio (v. la voce in questo Dizionario), fu senatore, direttore della Cassa di risparmio di Torino e il primo ministro delle Finanze del Regno di Sardegna, nel 1848; lo zio Paolo (v. la voce in questo Dizionario) fece strada nei ranghi militari, diventando dapprima grande ammiraglio e poi capo di stato maggiore della Marina durante la prima guerra mondiale; lo zio marchese, Ignazio, fu amministratore locale e poi senatore. Il padre, che aveva ereditato il titolo di conte, svolse vari incarichi diplomatici per il re Umberto I e fu più volte console. La madre era di origini irlandesi e proveniva da una famiglia di tradizioni militari.
Paolo si laureò nel 1910 in scienze commerciali presso la Scuola superiore di commercio di Torino, con la tesi Contributo alla teorica del consumo, pubblicata nel 1938. L’interesse per le discipline economiche e rurali non venne meno dopo la laurea, tanto da diventare il fulcro di una serie di pubblicazioni e interventi dedicati ai problemi agrari che gli valse la nomina a membro della Reale accademia di agricoltura di Torino, della Reale accademia dei Georgofili di Firenze (1929) e dell’Accademia delle scienze di Torino (1932). La sua azione si sviluppò in una duplice direzione: la difesa dei diritti fondiari e lo sviluppo della modernizzazione agricola. In tal senso va intesa la sua partecipazione alla fondazione della Lega fra gli agricoltori piemontesi (1922).
Negli anni che precedettero la prima guerra mondiale, Thaon di Revel fu interventista, e nel conflitto prese parte alle azioni della Terza armata in qualità di ufficiale di artiglieria.
Fin da giovane praticò la scherma. La sua famiglia era stata fra i promotori di quella disciplina a Torino fin dall’Ottocento, avendo concesso ospitalità nel proprio palazzo al Club di scherma, sorto nel 1879. Al termine del primo conflitto mondiale, Thaon di Revel si rivelò un fortissimo spadista, tanto da essere prescelto per le Olimpiadi di Anversa del 1920, dove vinse la medaglia d’oro con la squadra di spada. Il suo interesse nei confronti dello sport lo condusse poi a rivestire varie cariche come dirigente, prima fra tutti quella di presidente dell’Aero Club Torino tra il 1930 e il 1934.
Il 25 gennaio 1923 sposò a Torino la contessa Maria Angelica Salvi del Pero di Luzzano, da cui ebbe tre figlie: Maria Luisa, Elfrida e Gabriella.
Fin dal maggio 1919 aderì al fascismo, ma fu anche membro dell’Associazione liberale democratica, di cui divenne vicepresidente nel 1924. Ispettore della Deputazione provinciale torinese, fu un sostenitore della cosiddetta battaglia del grano, avviata da Benito Mussolini nel 1925 allo scopo di perseguire l’autosufficienza produttiva del frumento in Italia. Thaon di Revel si configurò pertanto quale autorevole rappresentante dei circoli monarchici legittimisti e degli interessi agrari e nel febbraio del 1929 fu nominato podestà di Torino. Affiancato nella carica vicaria da un uomo di fiducia della FIAT, Giuseppe Broglia, seppe assecondare la convergenza fra le gerarchie del Partito e la burocrazia municipale, catalizzando altresì l’attenzione delle autorità e delle istituzioni centrali sugli interessi torinesi. Le iniziative, durante il suo mandato, assecondarono gli intendimenti della burocrazia fascista di mantenere e consolidare la propria influenza sulla borghesia urbana.
Promosse molti lavori pubblici, per i quali nel 1930 riuscì a far convogliare su Torino ingenti finanziamenti. Tali politiche si dimostrarono tuttavia inadeguate a mitigare gli effetti della grave crisi economica che, a partire dagli anni Trenta, aveva investito il Paese e condizionato Torino: l’intervento pubblico fu carente e non raggiunse mai l’obiettivo della reintegrazione della manodopera disoccupata.
Nel contempo si aggravò la questione della casa, condizionata in gran parte dal processo di inurbamento, al quale Thaon di Revel credeva di porre rimedio con lo sfollamento della città e con lo spostamento dell’industrializzazione nei centri vicini. Non fu l’unico segno di una certa tendenza antindustrialista che manifestò nel corso del suo incarico, orientamento cui non era scevro neppure il resto del mondo politico fascista e che in parte si spiega attraverso il suo forte legame con gli interessi agrari.
L’azione dispiegata dal podestà nella difesa degli ‘interessi torinesi’ passò comunque attraverso la rivendicazione di una centralità della posizione del capoluogo piemontese rispetto alle altre città del ‘triangolo industriale’, con la difesa dei ‘tre punti di forza di Torino’: la meccanica fine, l’elettricità e l’esercito (tramite l’Accademia militare e le scuole di specializzazione), a cui si aggiungeva la nascente industria radiofonica. Inoltre, con il sostegno dei vertici fascisti che aspiravano a estendere l’autarchia a tutti i settori industriali, furono lanciate a Torino le mostre della moda, volte a caratterizzare la città come centro propulsore del settore dell’abbigliamento. La creazione dell’Ente autonomo della moda (1932), di cui Thaon assunse la carica di presidente, aveva coronato infine questo sforzo, suscitando larghe aspettative verso un massiccio sviluppo dell’occupazione e degli investimenti.
Nel contempo, nel 1932, entrò nel Comitato olimpico internazionale (CIO). La sua nomina fu particolarmente complessa: le dimissioni, nel dicembre del 1931, di Augusto Turati, segretario del Partito nazionale fascista e presidente del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), avevano aperto la questione della successione alla prestigiosa carica, a cui molti personaggi illustri delle gerarchie fasciste aspiravano. Il conte Alberto Bonacossa si adoperò con il presidente del CIO, Henri de Baillet-Latour, per favorire un fascista di rango ma fedele ai Savoia, di spessore culturale elevato e dal brillante passato sportivo, che ne nobilitasse la nomina nel massimo consesso olimpico.
Thaon di Revel ebbe molti riconoscimenti in quel periodo: partecipò alla Commissione centrale dei tributi locali collaborando alla stesura del testo unico di riforma del 1934, fu nominato commendatore (1930) e grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia (1932). Nel 1933 divenne membro del consiglio della Confederazione dell’agricoltura e quindi fu scelto come senatore del Regno.
Nel gennaio del 1935 fu designato ministro delle finanze del governo Mussolini. La sua azione nel dicastero iniziò con i provvedimenti fiscali del 1935, che riguardavano l’accertamento catastale del reddito agrario e dei fabbricati e non più solo dei terreni, l’introduzione dell’imposta ordinaria sul patrimonio e dell’imposta generale sull’entrata. Di conseguenza nel periodo si registrò un aumento sostanziale della pressione tributaria, per risanare i conti pubblici falcidiati prima dagli oneri riguardanti il salvataggio delle imprese passate sotto il controllo dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) e poi dalle spese per la conquista coloniale.
Nonostante il suo impegno nella ‘fascistizzazione’ dell’economia e della finanza, la riforma bancaria del 1936 per razionalizzare il sistema di credito, la politica autarchica, proclamata da Mussolini nel 1936 e rimasta largamente inapplicata, la riforma della Ragioneria generale dello Stato, che venne a trovarsi nelle mani di un organo tecnocratico con ampi margini di discrezionalità politica, la costituzione dell’Istituto nazionale di finanza corporativa (1939) a sostegno degli organi di governo dell’economia si rivelarono misure insufficienti per il controllo ‘totalitario’ della finanza.
Dopo lo scoppio della guerra Thaon di Revel diede avvio al cosiddetto circuito dei capitali, una politica di finanza straordinaria ai fini bellici nella quale si cercò di stabilizzare i prezzi facendo leva su un sovvenzionamento eminentemente monetario del conflitto, basato su titoli di Stato.
La cosa avrebbe dovuto evitare, o quanto meno ridurre, il grado di inflazione dovuto all’economia di guerra, vincolando i consumi privati, disciplinando i prezzi e limitando gli investimenti diversi da quelli in titoli di Stato. In realtà il livello dei prezzi e della circolazione aumentarono durante il corso della guerra, la quota delle entrate tributarie accusò una flessione, mentre non fu possibile bloccare i prezzi né arginare le frequenti evasioni dall’imposizione ordinaria. L’anello debole di questo progetto si rivelò essere l’impossibilità di mantenere un’adeguata fiducia del pubblico nel sistema bancario e nella struttura dello Stato fascista.
La parabola di Thaon di Revel come ministro si concluse nel febbraio del 1943, con il suo allontanamento dal governo, voluto da Mussolini per un rimpasto con il quale furono estromesse dal governo anche altre personalità del fascismo. La fine della guerra segnò il deferimento di Thaon di Revel all’Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo per la sua partecipazione al governo Mussolini, ma fu riabilitato già nel marzo del 1947 dalla Sezione istruttoria della Corte d’appello di Roma, grazie alla ‘amnistia Togliatti’.
Con il sostegno del presidente della Repubblica Luigi Einaudi, gli anni del dopoguerra lo videro coinvolto nelle vicende della storia sportiva italiana: i rappresentanti italiani al CIO fecero un laborioso lavoro diplomatico per sostenere la candidatura di Cortina a sede delle Olimpiadi invernali del 1956, scelta compiuta nel 1949. Tale successo incoraggiò, l’anno successivo, a presentare la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 1960. Dopo la morte del conte Bonacossa, Thaon di Revel assunse il ruolo di riferimento presso il CIO, e nel 1954 entrò a far parte della sua Commissione esecutiva: un passaggio fondamentale per l’intrinseco riconoscimento allo sport italiano e in vista della sessione per la scelta della sede dei Giochi del 1960. Thaon si rivelò un abile diplomatico, suggerendo alla dirigenza sportiva italiana strategie che favorirono la vittoria di Roma su Losanna. Fu poi presidente del Comitato organizzatore sia delle Olimpiadi invernali di Cortina, sia di quelle di Roma.
Nel 1961 fu chiamato a sostituire Alfredo Frassati alla presidenza dell’Italgas, al cui comando seppe imporre la svolta a favore del metano, e fu capace di mediare tenendo compatto il vecchio gruppo di controllo della società ed evitando incursioni dall’esterno.
Una volta ritiratosi da ogni attività pubblica, nel 1964 fu nominato membro onorario del CIO.
Morì a Poirino (Torino) il 1° giugno 1973.
Opere. La nozione di bisogno, Roma 1935; Contigente, quotità e contigente di studio, Padova 1938; Contributo alla teorica del consumo, Napoli 1938; Il catasto nella legislazione Fascista, Roma 1939; Il valore della proprietà fondiaria in Italia, Roma 1939; La finanza di guerra, Roma 1942; Le basi scientifiche della economia, Pavia 1952; Il Comitato internazionale olimpico, in Realtà nuova, 1954, n. 10, pp. 861-867; Esame epistemologico dell’economia, Napoli 1964; Teorica del bisogno. Saggio di metaeconomia, Milano 1967.
Fonti e Bibl.: La nuova Giunta Esecutiva della Liberale Democratica, in La Stampa, 20 febbraio 1924, p. 5; Notiziario italiano, in La Stampa, 19 maggio 1924, p. 4; Ars Quatuor Coronatorum, being the Transactions of the Quatuor Coronati Lodge no. 2076 , XXXVIII, London 1925, p. 164; La «battaglia del grano». Una riunione di propaganda, in La Stampa, 10 settembre 1926, p. 4; Paolo Thaon di Revel, in Torino. Rassegna mensile, 1929, n. 1, pp. 1-4; La costituzione dell’Ente della Moda e la legge pei vini tipici approvate dalla camera dei deputati. I discorsi degli on. Vianino, Ferracini e Bisi, in La Stampa, 7 dicembre 1932, p. 2; Gli uomini prescelti dal Duce, in La Stampa, 25 gennaio 1935, p. 1; S. Steve, Commemorazione di Paolo Thaon di Revel, in Atti della Accademia delle scienze di Torino, II, Classe di scienze morali, storiche e filologiche, 1974-1975, n. 109 (ristampato in Id., Scritti vari. Esperienze e riflessioni, finanza pubblica e politica tributaria, politica economica e politica sociale, università, amici e maestri, Milano 1997, pp. 753-757); Lezione di preparazione atletica nella palestra del Club (1972), in Flash, 1979, p. 32.
V. Castronovo, Dalla luce all’energia: storia dell’Italgas, Roma-Bari 1987, pp. 32 s.; Id., Il Piemonte, in Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità ad oggi, I, Torino 1997, pp. 380-530; S. Steve, Il sistema tributario e le sue prospettive, in Id., Scritti vari, cit., pp. 163-170; V. Sgambati, Il regime fascista a Torino, in Storia di Torino, VIII, Dalla grande guerra alla liberazione (1915-1945), Torino 1998, pp. 211, 231; Accademia dei Georgofili. Archivio storico. Sezione contemporanea (1900-1960), Inventario, a cura di P. Caserta, I, Firenze 2004, p. 121; M. Viti, L’evoluzione della finanza comunale in Italia: dall’unificazione alla seconda guerra mondiale, in Rivista della Scuola superiore dell’economia e delle finanze, 2006, n. 2, pp. 307-320; T. Forcellese, L’Italia e i giochi olimpici. Un secolo di candidature: politica, istituzioni e diplomazia sportiva, Milano 2013, pp. 95 s.; M. Franzinelli, L’amnistia Togliatti: 1946. Colpo di spugna sui crimini fascisti, Milano 2016, p. 352; Economia e diritto in Italia durante il fascismo. Approfondimenti, biografie, nuovi percorsi di ricerca, a cura di P. Barucci - P. Bini - L. Conigliello, Firenze 2017, pp. 144-150.