The Band Wagon
(USA 1953, Spettacolo di varietà, colore, 112m); regia: Vincente Minnelli; produzione: Arthur Freed per MGM; sceneggiatura: Betty Comden, Adolph Green; fotografia: Harry Jackson; montaggio: Albert Akst; scenografia: Cedric Gibbons, Preston Ames; costumi: Mary Ann Nyberg; coreografie: Michael Kidd; musica: Adolph Deutsch, Arthur Schwartz.
Tony Hunter è un cantante e ballerino di mezza età, molto noto alle platee di un tempo ma oggi (anni Cinquanta) dimenticato. Su invito d'una vecchia coppia di amici, autori di successi a Broadway, torna a Manhattan dalla California; i due hanno da sottoporgli un nuovo copione che lo vedrebbe protagonista e ne segnerebbe il rilancio. Tony accetta la proposta, soprattutto quando viene a sapere che il celebre regista teatrale Jeffrey Cordova dirigerà il musical; ma rivede presto il suo iniziale entusiasmo, dal momento che questi intende caricare la storia di significati profondi (sarà una moderna versione della leggenda di Faust). Cordova lo arringa dicendogli che è venuto per lui il tempo di cambiare e di crearsi un nuovo personaggio: il damerino in cilindro e frac ha ormai fatto il suo tempo. A peggiorare le cose, arriva la notizia che come comprimaria Cordova ha pensato a Gaby, famosa ballerina classica. Tony è sul punto di andarsene, ma gli amici lo convincono a rimanere. In un primo tempo Tony e Gaby mostrano antipatia l'uno verso l'altra, ma poi (e soprattutto dopo una serata trascorsa insieme a ballare nel Central Park) capiscono che possono lavorare insieme in grande armonia. Il debutto in provincia va però malissimo: la critica distrugge lo spettacolo, appesantito dall'intellettualismo di Cordova. Tony allora ha un'idea: lo spettacolo andrà avanti, ma sarà il musical gaio e spensierato che doveva essere, senza alcun risvolto intellettuale. Il denaro lo metterà Tony stesso impegnando la sua collezione di maestri della pittura europea: gente, dice, che amava l'arte in ogni sua forma. Anche Cordova ammette il suo errore e lo spettacolo torna in scena nella sua versione riveduta, percorrendo l'America intera sino a raggiungere New York, dove l'attende un grande successo. Tony, innamorato di Gaby, per tutto questo tempo non le ha mai palesato il suo sentimento; la sera del trionfo, durante una festa a sorpresa organizzata in suo onore, Gaby gli dice che è pronta a lavorare con lui per tutto il tempo che lo spettacolo avrà successo, ma anche a rimanere al suo fianco per la vita intera.
The Band Wagon ha per tema il valore assoluto dell'arte, di qualsiasi arte, e nel contempo la necessità di riconoscere ai singoli ambiti d'operazione artistica la loro autonomia e i loro specifici confini. La prima parte di questo assunto è ben manifestata dalla canzone guida That's Entertainment, che suona come una dichiarazione di poetica da parte del regista: "Tutto quel che accade nella vita può accadere in uno spettacolo. Tu li fai ridere, tu li fai piangere, qualunque cosa può andar bene". E a questo punto il testo enumera diversi esempi di spettacolo leggero, modelli desunti dal teatro comico, dal cinema, dal circo, ma anche dalla tragedia classica ("Potrebbe essere l'Edipo Re quando un tizio uccide suo padre causando un sacco di noie"), a indicare che tutto fa spettacolo e che quindi, come afferma lo stesso Cordova, "non c'è alcuna differenza fra il magico ritmo dei versi di Shakespeare e il magico ritmo dei piedi di Gene Kelly" (in realtà, nella versione originale, Bill Robinson, ballerino acclamato in America ma poco noto alle platee italiane).
Il tema principale si sviluppa avendo sullo sfondo un altro tipico tema del musical di sempre, quello dell'allestimento di uno spettacolo e del suo corollario: lo spettacolo deve continuare ("The show must go on"). Si tratta di un topos che percorre il genere sin dai suoi inizi e che Vincente Minnelli qui riprende non tanto per seguire la tradizione, ma, in certo modo, per concluderla. Mentre infatti in passato questo luogo retorico era stato impiegato con intenti drammatici (sia pure nell'atmosfera leggera tipica del genere) per impostare lo sviluppo della storia, qui esso si giustifica come riflessione sull'arte della messa in scena, complicata da un'ulteriore componente tematica, quella relativa alla storia personale del protagonista, evidentemente emblematico di un'epoca del musical che è ormai trascorsa e finita. Bastano questi brevi cenni per comprendere come The Band Wagon, pur nella sua gaiezza, sia un'opera crepuscolare che intreccia biografia personale (di Fred Astaire) e mutamenti di gusto, riflessione sulle arti di performance (e non solo quelle) e tecnica della messa in scena.
Come molti musical The Band Wagon si sviluppa su due piani, quello mimetico della vita reale e quello della messa in scena spettacolare. In altre parole, da un lato assistiamo alle vicissitudini di una troupe teatrale e dall'altro osserviamo alcuni dei numeri musicali messi in scena dallo spettacolo. I numeri musicali della pellicola si dividono in due tipi in relazione alla loro natura e funzione. In particolare, quattro di essi (By Myself, Shine on Your Shoes, That's Entertainment, Dancing in the Dark) non fanno parte del programma dello spettacolo, ma, per così dire, 'musicalizzano' la realtà della storia narrata, ovvero si inseriscono nel tessuto della verosimiglianza con un grado altissimo di convenzione e stilizzazione. Astaire che canta e balla con Buchanan in I Guess I'll Have to Change My Plan ha ben diverso valore formale, estetico, psicologico e rappresentativo dell'Astaire che canta By Myself passeggiando sul marciapiede della stazione ferroviaria, situazione psicologica resa in termini inverosimili (nessuno canta e accenna passi di danza appena sceso dal treno). Lo stesso vale per gli altri numeri: That's Entertainment è l'esemplificazione teorico-pratica di un modo di concepire lo spettacolo, Dancing in the Dark la perfetta immagine dell'intesa coreografica e sentimentale che incomincia ad instaurarsi fra Tony e Gaby una volta che hanno deciso di avvicinarsi l'uno all'altra come esseri umani e non come astratti performers, e Shine on Your Shoes un'evidente correlativo oggettivo dell'ottimismo e della fiducia in se stessi che il film teorizza come necessari al conseguimento del successo e, nel caso di Tony, a risalire la china dell'oblio e a rinsaldarsi nell'amore del pubblico. The Band Wagon appare opera riassuntiva delle due grandi linee programmatiche del genere musicale, quella delle semplice ripresa della messa in scena e quella della realtà come messa in scena musicale. Il film non è l'unico nella storia del musical a presentare un accostamento di questo tipo; appare però in un momento cruciale della sua evoluzione, e tratta di un mutamento nello stile e nel gusto della performance che lasciano intendere quanto il genere sia ormai arrivato ad un giro di boa che assume più che altro le forme di un tramonto.
Interpreti e personaggi: Fred Astaire (Tony Hunter), Cyd Charisse (Gabrielle 'Gaby' Gerard), Jack Buchanan (Jeffrey Cordova), Oscar Levant (Lester Marton), Nanette Fabray (Lillie Marton), James Mitchell (Paul Byrd), Robert Gist (Hal Benton), Thurston Hall (colonnello Tripp), Ava Gardner (se stessa), LeRoy Daniels (lustrascarpe), Dee Trunnell, Jimmie Thompson (membri della troupe), Dee Hartford, Eden Hartford, Julie Newmar (ragazze nel numero Girl Hunt), Sue Casey (donna nella sala giochi).
G. Lambert, The Band Wagon, in "Sight & Sound", n. 3, January-March 1954.
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