• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

The Cheat

di Peter von Bagh - Enciclopedia del Cinema (2004)
  • Condividi

The Cheat

Peter von Bagh

(USA 1915, I prevaricatori, bianco e nero, 52m a 20 fps); regia: Cecil B. DeMille; produzione: Cecil B. DeMille per Jesse L. Lasky Feature Play; sceneggiatura: Hector Turnbull, Jeanie McPherson; fotografia: Alvin Wyckoff; scenografia: Wilfred Buckland.

Edith Hardy, signora del bel mondo newyorkese, gioca a Wall Street i fondi di un'associazione benefica di cui è tesoriera, e perde. Costretta a chiedere un prestito, si rivolge al ricco giapponese Hishuru Tori, perverso personaggio al quale promette di concedersi in cambio di diecimila dollari. Di lì a poco il marito di Edith fa invece ottime speculazioni in Borsa e spontaneamente offre alla donna diecimila dollari di cui disporre come crede. Edith cerca invano di riscattare il proprio debito sessuale con Tori, ma l'orientale è irremovibile; in una frenesia di possesso, marchia la donna con un ferro rovente, simbolo che stabilisce il suo diritto di proprietà. Disperata, Edith gli spara, ma del delitto è incolpato il marito. Durante il processo Edith, con gesto clamoroso, denuda la spalla e mostra il marchio con cui il giapponese l'ha sfregiata. I giudici scagionano i due coniugi, mentre Tori viene consegnato alle ire del pubblico presente in aula.

The Cheat è l'apogeo della prima parte della carriera di Cecil B. DeMille, un capolavoro intessuto di tracce stilistiche che anticipano i futuri furori melodrammatici del regista, ma anche a suo modo un 'film da camera', analisi straniata e glaciale del potere del sesso e del sadismo che abita l'uomo. Il linguaggio è ellittico e insinuante, adeguato all'instabilità e all'ambiguità della vicenda: seguiranno la stessa strada, nel decennio successivo, opere come Erotikon (Verso la felicità, 1920) di Mauritz Stiller, A Woman of Paris (La donna di Parigi, 1923) di Charlie Chaplin e tutti i film di Ernst Lubitsch. Pur nella sua violenza barocca, nella concretezza brutale dei suoi passaggi, The Cheat finisce per essere una parabola stilizzata sulle regole (economiche, libidiche, sociali) che presiedono alla vita umana; ed è ancora da brividi l'immagine di un universo chiuso in cui si incrociano, fino a rendersi indistricabili, la spirale vertiginosa del desiderio e il flusso del denaro guadagnato e perduto, la negoziazione finanziaria e la briga erotica.

Dal punto di vista formale, il modo in cui lo sguardo dei personaggi di DeMille traduce il loro pensiero è, ancora e sempre, fonte di meraviglia. Attraverso lo sguardo stretto, infido, morboso del giapponese il film mette in scena l'idea di 'libidine orientale', dunque terrori antropologici e pregiudizi tipicamente americani (in questo senso il discorso proseguirà in The Bitter Tea of General Yen ‒ L'amaro tè del generale Yen, di Frank Capra 1933). L''illuminazione Lasky' (o come più intellettualmente la definiva DeMille "Rembrandt lighting") sviluppata dal regista e dal direttore della fotografia Alvin Wyckoff raggiunge in The Cheat il suo massimo valore grafico: il pubblico, così almeno pensava DeMille, "riconosce lo sfondo senza guardarlo". Non tutti i dettagli devono essere perfettamente chiari, per lasciare spazio alla suggestione e alla materia fantastica: così, in un'immagine audace, un sogno viene proiettato sullo sfondo di un articolo di giornale.

DeMille ha poi costruito una carriera di regista quanto mai 'istituzionale', portato al dato monumentale come alla visionarietà magniloquente. Quel che più colpisce in The Cheat è invece una modernità raffinata e complessa: nel personaggio di Sessue Hayakawa, e soprattutto nella sequenza del marchio rovente, vibra la stessa esaltazione equivoca e corrotta che sarà poi dei personaggi di Erich von Stroheim; le sequenze finali, con la rinascita dell'amore attraverso le sbarre della prigione, ci rimandano persino a Robert Bresson (in questo caso il Bresson di Pickpocket).

Nella splendida grana chiaroscurale il film, pur così dominato da meccanismi e passioni brutali, conserva una bellezza classica che mandò in visibilio soprattutto il pubblico francese dell'epoca, che lo conobbe con il titolo di Forfaiture. Colette così scriveva nel 1916: "A Parigi, questa settimana, una sala cinematografica è diventata una scuola d'arte. Un film e due dei suoi principali attori ci stanno mostrando come sorprendenti innovazioni, emozioni, luci naturali e artefatte possano portare al suo massimo livello la finzione cinematografica. Ogni sera, scrittori, pittori, compositori e drammaturghi vengono e ritornano per sedersi a contemplare e a far commenti a bassa voce, come scolaretti". E Delluc annotava: "Sessue Hayakawa è il più fotogenico, e senza dubbio il più artista degli interpreti cinematografici". Due gli omonimi remake americani, nel 1923 a opera di George Fitzmaurice e nel 1931 per la regia di George Abbott; di maggior significato il remake francese di Marcel L'Herbier (Forfaiture ‒ L'insidia dorata, 1937), di cui è protagonista lo stesso Hayakawa.

Interpreti e personaggi: Fannie Ward (Edith Hardy), Sessue Hayakawa (Hishuru Tori), Jack Dean (Dick Hardy), James Neill (Jones), Utaka Abe (cameriere di Tori), Dana Ong (procuratore distrettuale), Hazel Childers (Mrs. Reynolds), Arthur H. Williams (giudice).

Bibliografia

Fred., The Cheat, in "Variety", December 17, 1915.

G. Ringgold, D. Bodeen, The Films of Cecil B. DeMille, New York 1969.

D. Bodeen, The Cheat in Magill's Survey of Cinema. Silent Films, 1° vol., Engelwood Cliffs, NJ 1982.

L. Jacobs, L'illuminazione Lasky, in L'eredità DeMille, a cura di P. Cherchi Usai, L. Codelli, Pordenone 1991.

S. Higashi, Cecil B. DeMille and American Culture. The Silent Era, Berkeley-Los Angeles-London 1994.

Vedi anche
Sessue Hayakawa Hayakawa ‹haiakau̯a›, Sessue. - Attore giapponese (Chiba 1889 - Tokyo 1973); negli USA dal 1908, scrittore e attore teatrale, fu avviato al cinema da Th. Ince. Uno dei primi grandi interpreti cinematografici d'America, divenne celebre interpretando The cheat (o Forfaiture: I prevaricatori, 1915); tra ... Cecil Blount De Mille Regista e produttore cinematografico statunitense (Ashfield, Massachusetts, 1881 - Hollywood 1959); dal 1939 presidente della Cecil B. De Mille Productions Inc. Dopo aver svolto attività di attore teatrale, esordì nel cinema dirigendo nel 1913 The squaw man (rifatto poi, nel 1918 e nel 1931). Nei più ... Charlie Chaplin Chaplin ‹čä′plin›, Charlie (propr. Charles Spencer Chaplin). - Attore e regista cinematografico (Londra 1889 - Vevey 1977). Dopo un'infanzia difficile nei quartieri poveri di Londra, entrò a far parte, molto giovane, della compagnia di pantomime di Fred Karno, con cui debuttò in teatro nel 1906. Arrivato ... cinema Il complesso delle attività artistiche, tecniche, industriali che concorrono alla realizzazione di spettacoli cinematografici (film) e anche l’insieme di questi, come opera complessiva, in quanto concreta espressione d’arte nel campo della fantasia o strumento d’informazione, di documentazione scientifica, ...
Categorie
  • FILM in Cinema
Tag
  • GEORGE FITZMAURICE
  • ERICH VON STROHEIM
  • MARCEL L'HERBIER
  • CHARLIE CHAPLIN
  • SESSUE HAYAKAWA
Vocabolario
the
the 〈tè〉 (e thè) s. m. – Grafie meno corrette per tè1, che riproducono parzialmente la forma francese thé 〈té〉.
on the rocks
on the rocks ‹òn dħë ròks› locuz. ingl. (propr. «sulle rocce»), usata in ital. come agg. – Espressione con cui si indica, spec. nel linguaggio della pubblicità, un modo di presentare e bere alcuni liquori (whisky, aperitivi, digestivi,...
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali