The Draughtsman's Contract
(GB 1981, 1982, I misteri del giardino di Compton House, colore, 108m); regia: Peter Greenaway; produzione: David Payne per BFI/Channel Four; sceneggiatura: Peter Greenaway; fotografia: Curtis Clark; montaggio: John Wilson; scenografia: Bob Ringwood; costumi: Sue Blane; musica: Michael Nyman.
Inghilterra, agosto del 1694. Gentiluomini e nobildonne sono proprietari e ospiti di Compton House, avita magione degli Herbert. La ricca castellana Virginia Herbert commissiona al pittore Neville alcuni disegni della tenuta: saranno il regalo di bentornato per il consorte, in partenza per un breve viaggio. Il contratto del disegnatore prevede la realizzazione di dodici disegni in dodici giorni, con un compenso di otto sterline a pezzo, e inoltre vitto, alloggio e la disponibilità intima della committente. Neville, in qualità di ospite, comincia a conoscere gli ipocriti frequentatori della casa: fra gli altri Thomas Noyes, che è amministratore ed ex amante di Mrs. Herbert, Mr. Seymour e Mr. Parkes, vicini di casa, e Sarah, giovane figlia degli Herbert e sposa di Louis Talmann, uomo impotente e arrogante. Man mano che il lavoro procede, Neville si avvede di particolari strani e inquietanti che prendono forma nei luoghi già disegnati, mentre Mr. Herbert non fa ritorno alla magione. Compaiono una scala e una giacca che non erano presenti nei disegni, oltre a una bizzarra statua che sembra muoversi di continuo. Intanto, dopo una lunga conversazione minatoria, anche Sarah impone a Neville un contratto, col quale egli si impegna a soddisfare ogni richiesta relativa al piacere della donna. Quando il disegnatore conclude il lavoro e Mr. Herbert viene ritrovato cadavere, l'intrigo ordito sino ad allora si dispiega rivelando ricatti, accuse di omicidio, adulteri e biechi interessi venali. Come se non fosse sufficiente, Neville scopre di essere stato usato al fine di procreare con Sarah un erede di casa Herbert. In procinto di realizzare un tredicesimo disegno, Neville viene accusato dell'omicidio di Mr. Herbert e di interessi privati sulla proprietà di Compton House; Louis Talmann e altri congiurati processano sommariamente il disegnatore e, con la stipula di un ultimo contratto, lo accecano e poi lo uccidono ai piedi di una misteriosa statua equestre.
Il primo lungometraggio di Peter Greenaway, girato nel 1981 e presentato alla Mostra di Venezia l'anno successivo, ha rivelato da subito il talento e la genialità eccentrica del pittore-regista britannico, che avrebbero fatto di ciascuna delle sue opere successive un vero e proprio evento artistico e un giuoco d'intelligenza per un crescente pubblico di ammiratori. Il contratto del disegnatore (così si può tradurre alla lettera il titolo originale del film) è solo il pretesto narrativo per avviare una sciarada ‒ con momenti di autentico thriller ‒ che lo spettatore deve risolvere prima che la vicenda giunga a compimento e il suo protagonista sia reso vittima sacrificale. La beffarda vena sarcastica di Greenaway pervade i vari personaggi, artificiosi cortigiani di un mondo fatuo, dove l'unica voce a levarsi dal coro è quella di Neville; questi sembra infatti assurgere a censore del malcostume e dell'intrigo aristocratico, prima di cadere sotto i colpi di quei cicisbei a torto ritenuti ingenui e inoffensivi. Solamente in questo, forse, risiede l'elemento politico del film, che non consente ulteriori appigli per un discorso sulla lotta di classe ante litteram. È invece interessante notare l'impianto rigoroso e le geometrie concentriche di tresche e complotti, che il disegnatore dapprima pare tenere sotto controllo, quasi giovandosene, per poi comprendere di essere egli stesso parte integrante di un meccanismo a orologeria. La raffinatezza dei ragionamenti e dei raggiri, che rimandano alle versioni di Les liaisons dangereuses di Choderlos de Laclos dirette da Roger Vadim (Les liaisons dangereuses 1960 ‒ Relazioni pericolose, 1959) e da Stephen Frears (Dangerous Liaisons ‒ Le relazioni pericolose, 1988), si rinviene sin dai titoli di testa, dove scorrono le conversazioni dei nobili convitati: brevi racconti pruriginosi su vicende personali o pettegolezzi sulle imbrogliate dinastie inglesi. Tra folte parrucche e volti incipriati, dinanzi all'incarico di eseguire dodici disegni Neville appare sprezzante: "Decido il mio prezzo in base alle mie aspettative di piacere, e non mi aspetto un gran piacere qui, signora". Poi, con paziente fermezza, dispone gli strumenti per ritrarre la magione degli Herbert e il suo giardino misterioso; quei disegni resteranno come prove fotografiche di una dinamica di avvenimenti particolarmente ingarbugliata. E se, sul versante dell'immagine, la cinepresa di Greenaway si distende sulla verde campagna del Kent con soavità e risultati cromatici così naturalistici da non far rimpiangere il Barry Lyndon (1975) di Stanley Kubrick, sul versante sonoro la musica di Michael Nyman riproduce fedelmente i canoni del tardo Seicento, con il pieno rispetto delle armonie di Henry Purcell.
In The Draughtsman's Contract sono ancora solo accennate le diverse cifre stilistiche che emergeranno con nevrotica prepotenza in altri lavori di Greenaway ‒ i numeri ossessivamente ordinati e presenti in scena, la meticolosità delle inquadrature, l'abbinamento fra personaggi e colori, la simmetria di architetture e corpi ‒ ma la costruzione barocca si giova qui del rimando alla iperclassicità delle forme e al minuetto dei dialoghi forbiti. Nella dotta esplicitazione dei simboli, la cabala per il numero dodici, i frutti del melograno come regalo allusivo o il ricorso alla mitologia greca sono solo alcuni dei tasselli che Greenaway compone per dare profondità al racconto. Ne consegue che la capacità visionaria dell'artista inglese è tale da suggerire numerose chiavi di lettura e soluzioni agli enigmi per quella che, con ragione, non può certo ridursi a una commedia con duplice delitto. Premio AGIS-BNL e segnalazione del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani alla Mostra del Cinema di Venezia 1982; Premio speciale della giuria ‒ Gold Plaque al Festival di Chicago; Gran Premio al Festival di Strasburgo; Premio opera prima ‒ Ariston d'Argento al Festival di Trieste; Premio della critica al Festival di Bruxelles.
Interpreti e personaggi: Anthony Higgins (Mr. Neville), Janet Suzman (Virginia Herbert), Anne Louise Lambert (Sarah Talmann), Hugh Fraser (Louis Talmann), Neil Cunningham (Thomas Noyes), Dave Hill (Mr. Herbert), David Gant (Mr. Seymour), David Meyer, Tony Meyer (Poulenc), Nicolas Amer (Mr. Parkes), Suzan Crowley (Mrs. Pierpoint), Lynda Marchal (Mrs. Clement), Michael Feast (uomo-statua), Alastair Cummings (Philip), Steve Ubels (Mr. Van Hoyten), Ben Kirby (Augustus), Sylvia Rotter (la governante), Kate Doherty (Maria), Joss Buckley (Mr. Porringer), Mike Carter (Mr. Clarke), Vivienne Chandler (lavandaia), Geoffrey Larder (Mr. Hammond), Harry Van Engel, George Miller (valletti), The Michael Nyman Band.
R. Brown, Greenaway's Contract, in "Sight & Sound", n. 1, Winter 1981/82.
G. Fink, Greenaway: bisogna disegnare il proprio giardino…, in "Cinema & Cinema", n. 33, ottobre-dicembre 1982.
Super-16 for 'The Draughtsman's Contract'. An Interview with Curtis Clark, a cura di B. Newman, B. Evans, in "American Cinematographer", n. 9, September 1983.
P. Vecchi, I misteri del giardino di Compton House, in "Cineforum", n. 230, dicembre 1983.
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J.-P. Jeancolas, La représentation rebelle, in "Positif", n. 286, février 1984.
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