The Iron Horse
(USA 1924, Il cavallo d'acciaio, bianco e nero, 133m a 20 fps); regia: John Ford; produzione: John Ford per Fox Film Corporation; soggetto: Charles Kenyon, John Russell; sceneggiatura: Charles Kenyon; fotografia: George Schneiderman; montaggio: Louis Loeffler; musica: Erno Rapee.
Springfield, Illinois, 1840 circa. David Brandon, un ispettore, e Thomas Marsh, un imprenditore, discutono della futura costruzione della ferrovia transcontinentale, che il loro vicino Abe Lincoln ritiene un fatto inevitabile e un segno di progresso. Davy, figlio di Brandon, e Miriam, figlia di Marsh, sono molto amici, ma Brandon decide di portare il suo rampollo nel West. Durante il viaggio l'uomo viene ucciso da un gruppo di indiani guidati da un traditore bianco a cui mancano due dita della mano, mentre Davy riesce a sfuggire all'agguato. Gli anni passano e nel 1862 Lincoln, divenuto presidente degli Stati Uniti, firma un progetto di legge che autorizza la costruzione della ferrovia. Intanto Miriam si è fidanzata con Jesson, un ispettore. A Ovest un tiro di cavalli trascina una locomotiva della Central Pacific attraverso le montagne della Sierra Nevada. A Est, nelle pianure, gli indiani assaltano un convoglio della Union Pacific, ritardando così il pagamento dei salari degli operai irlandesi. Marsh, che ora si occupa della costruzione della ferrovia, insieme a Jesson è incaricato di trovare un passaggio per la strada ferrata attraverso le Black Hills. Bauman, un grande proprietario terriero, vuole invece che la ferrovia attraversi le sue proprietà e convince Ruby, una ragazza del saloon, a distogliere Jesson dal proprio incarico. La ragazza gli offre del denaro e lo seduce; intanto Davy incontra Miriam insieme al padre. Quando Davy ritrova il passaggio che il padre gli aveva fatto vedere anni prima, Jesson, che è passato dalla parte di Bauman, cerca inutilmente di ucciderlo tagliando la fune a cui Davy è appeso. I due hanno uno scontro e Miriam, ignara di quanto è appena successo ma innamorata di Davy, rimane sconvolta dal comportamento di quest'ultimo. Guidati da Bauman, i Cheyenne attaccano gli operai. Davy accorre in loro aiuto e affronta Bauman: accorgendosi che all'uomo mancano due dita della mano, riconosce in lui l'assassino del padre e lo uccide. Un anno più tardi i due tronconi della ferrovia vengono finalmente uniti a Promontory Point, mentre Davy e Miriam ritrovano il loro amore.
Nel 1923 la Paramount aveva ottenuto un enorme successo commerciale con The Covered Wagon (I pionieri) di James Cruze, un western epico su una carovana di pionieri in viaggio verso la California, ambientato nel 1849. Il film includeva scene molto spettacolari, come quelle della caccia ai bisonti, dell'attacco dei pellerossa e dell'attraversamento del fiume da parte della carovana composta da quattrocento carri. In risposta, la Fox commissionò allo scrittore John Russell una sceneggiatura su un argomento altrettanto epico, la costruzione della prima ferrovia transcontinentale, completata nel 1869. La regia del film venne affidata a John Ford. Dopo una serie di western prodotti dalla Universal e interpretati da Harry Carey, nel 1921 Ford era passato alla Fox, dove aveva diretto altri western interpretati da Buck Jones e Tom Mix. Per realizzare The Iron Horse aveva a sua disposizione un budget che secondo alcuni ammontava a 280.000, secondo altri a 450.000 dollari: in ogni caso si trattava di una somma ingente.
Il film venne girato in gran parte in esterni negli altopiani desertici nei pressi di Reno, in Nevada. Le condizioni erano pessime: era inverno e faceva molto freddo; tecnici e attori alloggiavano in vagoni ferroviari privi di riscaldamento presi a noleggio da un circo, oppure nelle costruzioni del set che ricreavano il villaggio dei Cheyenne. Le comparse erano centinaia e comprendevano operai cinesi, irlandesi e indiani Paiute. Con un budget così alto a disposizione, la Fox avrebbe anche potuto contare su una star affermata; decise invece di affidare la parte del protagonista allo sconosciuto George O'Brien, ex campione di atletica e stuntman che avrebbe poi fatto carriera nei western di serie B. Per contro, la co-protagonista Madge Bellamy aveva già recitato in numerose sophisticated comedies. La sceneggiatura consisteva in un semplice abbozzo che lasciava a Ford la libertà di improvvisare. Ma le cattive condizioni atmosferiche fecero slittare il piano di lavorazione del film e i dirigenti della Fox iniziarono a preoccuparsi per l'aumento dei costi. Nel suo volume The War, the West and the Wilderness, Kevin Brownlow racconta che la produzione aveva inviato a Ford un telegramma in cui gli contestava il suo ritardo. Tenendo in mano l'offensivo messaggio, Ford ordinò al suo tiratore scelto, Pardner Jones, di trapassarlo con un colpo.
Nelle recensioni d'epoca si sostiene che il film è "accurato e fedele in ogni suo particolare relativo ai fatti e alle ambientazioni". Benché questo sia vero come per qualsiasi altro film epico di Hollywood, Ford arrivò al punto di riprodurre la celebre immagine di Promontory Point, nello Utah, in cui i due tronconi della ferrovia, uno proveniente dall'Est e l'altro dall'Ovest, vengono finalmente uniti: il film cita esattamente la storica fotografia scattata da Andrew Russell che mostra due locomotive una di fronte all'altra al cospetto di una folla emozionata, episodio ripreso anche da Cecil B. DeMille in Union Pacific (La via dei giganti, 1939).
In The Iron Horse Ford dimostra il proprio talento nell'unire il registro epico a quello intimo e privato. Il film include infatti episodi fondamentali della storia americana: la guerra civile, la presidenza di Lincoln, l'espansione verso l'Ovest del paese, i conflitti con gli indiani, le gesta di Buffalo Bill e Wild Bill Hickok. Il progetto di costruzione della ferrovia transcontinentale si inseriva decisamente nell'ideologia del Manifest Destiny; Lincoln lo considerava essenziale al progresso della nazione, inevitabile nonostante la resistenza degli indiani. Questi avvenimenti, tuttavia, si inseriscono in un contesto ricco di particolari umani. Pensiamo per esempio alle scene della costruzione delle nuova città man mano che la ferrovia avanza; l'energia e la precisione che Ford dimostra nell'organizzazione coreografica di queste sequenze di fremente attività sono davvero notevoli. Il film racchiude anche molti di quelli che diverranno poi motivi abituali del cinema fordiano: la marcata comicità delle scene dal dentista o delle risse nel saloon; la rivalità etnica tra gli irlandesi e gli italiani; i benefici di una causa comune rispetto alla divisione tra Nord e Sud causata dalla guerra civile. Lo stile visivo di Ford è già pienamente sviluppato: la macchina da presa per lo più ferma, con gli attori che si muovono abilmente davanti a essa, l'uso attento delle ombre, la predilezione per i campi lunghi e lunghissimi, le immagini inquadrate dai vani delle porte. Le preoccupazioni della Fox riguardo agli eccessivi costi di produzione si rivelarono infondate: il film ottenne un enorme successo, incassando oltre due milioni di dollari. Ford tentò poi di ripetersi con Three Bad Men (I tre furfanti, 1926), sempre interpretato da George O'Brien e con J. Farrell MacDonald che riprendeva il personaggio comico già sviluppato in The Iron Horse. Ma il film fu un fiasco e Ford non realizzò più western fino a Stagecoach.
Interpreti e personaggi: George O'Brien (Davy Brandon), Madge Bellamy (Miriam Marsh), Charles Edward Bull (Abraham 'Abe' Lincoln), William Walling (Thomas Marsh), Fred Kohler (Deroux), Cyril Chadwick (Peter Jesson), Gladys Hulette (Ruby), James Marcus (giudice Haller), Francis Powers (sergente Slattery), J. Farrell MacDonald (caporale Casey), James Welch (soldato Schultz), Colin Chase (Tony), Walter Rogers (generale Dodge), Jack O'Brien (Dinny), George Waggner (colonnello 'Buffalo Bill' Cody), John Padjan (Wild Bill Hickok), Charles O'Malley (maggiore North), Charles Newton (Collis P. Huntington), Delbert Mann (Charles Crocker), Chief Big Tree (capo Cheyenne), Chief White Spear (capo Sioux), Edward Piel (vecchio cinese), James Gordon (David Brandon Sr.), Winston Miller (Davy da piccolo), Peggy Cartwright (Miriam da piccola), Thomas Durant (Jack Ganzhorn), Stanhope Wheatcroft (John Hay).
Anonimo, The Iron Horse, in "National Board of Review", September 1924, poi in From Quasimodo to Scarlett O'Hara, a cura di S. Hochman, New York 1982.
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