The Searchers
(USA 1955, 1956, Sentieri selvaggi, colore, 119m); regia: John Ford; produzione: C.V. Whitney/Warner Bros.; soggetto: dall'omonimo romanzo di Alan Le May; sceneggiatura: Frank S. Nugent; fotografia: Winton C. Hoch; montaggio: Jack Murray; scenografia: Frank Hotaling, James Basevi; costumi: Frank Beetson, Ann Peck; musica: Max Steiner, Stan Jones.
Texas, 1868. La Guerra civile è finita da tre anni. Ethan Edwards, che ha combattuto per il Sud, torna a casa del fratello Aaron e della cognata Martha. Lo accolgono le due nipoti, Lucy e la piccola Debbie, e Martin, figlio di un'unione mista e adottato in tenera età dalla coppia. Dopo un furto di bestiame, Ethan, Martin e altri coloni partono all'inseguimento degli indiani. Nella notte i Comanches del capo Scar assaltano la fattoria uccidendo Aaron e Martha. Lucy e Debbie vengono rapite. Quan-do gli uomini si accorgono dell'inganno, tornano indietro, ma è troppo tardi. Nel deserto, Ethan, Martin e Brad, il figlio degli Jorgensen, trovano il cadavere mutilato di Lucy. Brad, fidanzato con la ragazza, viene ucciso dai Comanches. Ethan e Martin proseguono da soli. La ricerca di Debbie continua per anni. Ethan, ossessionato dal suo odio per gli indiani, continua a manifestare il suo rancore verso Martin. Quando incontrano Debbie, ormai cresciuta, tra le squaw di Scar, Ethan vorrebbe ucciderla ma Martin lo ferma; l'arrivo dei Comanches li costringe alla fuga. Dopo aver interrotto il matrimonio di Laurie Jorgensen con Charlie McCorry, Ethan e Martin ripartono con i Texas Rangers, che hanno nel frattempo individuato il nuovo campo di Scar. Durante la notte Martin si introduce nella tenda di Debbie; sorpreso da Scar, lo uccide. All'alba l'esercito attacca l'accampamento. Ethan si lancia all'inseguimento di Martin e Debbie: è pronto a uccidere la ragazza. Ma, una volta raggiuntala, si placa e la alza tra le braccia. Alla fattoria degli Jorgensen, Debbie viene accolta come una figlia e Martin si ricongiunge finalmente con Laurie. Ethan, rimasto solo, si allontana nel deserto.
The Searchers è l'ultimo western classico e il primo western moderno. Della produzione classica recupera e sublima la dimensione mitologica della Frontiera, perfezionando il sistema di icone proprio del genere; ma al contempo ne annuncia la definitiva perdita d'innocenza innestandovi l'ambiguità, l'inquietudine, il mistero. È proprio l'elemento di diversità a fare del film un oggetto di culto per la generazione dei cineasti che esordiranno un decennio più tardi e rileggeranno il mito del West. The Searchers diventò il modello di un cinema tormentato, in cui si espone la figura dell'eroe a una rilettura lontana tanto dal manicheismo dei padri quanto dalla retorica del revisionismo.
John Ford girò The Searchers dopo un'astinenza dal western durata sei anni. Il suo ritorno nella Monument Valley è segnato dall'evocazione dei demoni meridiani della Frontiera. La morbida, suadente qualità pittorica del suo primo western a colori (She Wore a Yellow Ribbon ‒ I cavalieri del Nord-Ovest, 1949) si trasforma in una rappresentazione di inedita potenza figurativa in cui l'ombra e la luce abbacinante del sole si contendono l'inquadratura. Lo spazio incantato del deserto, luogo senza centro per eccellenza, e la casa, in cui il fulcro della vita sociale è rappresentato dalla tavola dei coloni, sono separate appena dal fragile confine di una soglia che il protagonista Ethan Edwards varca in apertura portando con sé i propri fantasmi. La tragedia che si svolgerà è l'ultimo atto della nascita di una nazione. Sullo sfondo di un paesaggio dichiaratamente metafisico, Ford attacca il racconto privilegiando le ellissi, i vuoti, i buchi neri. Le relazioni tra i personaggi, il loro passato, sono appena suggeriti e l'attesa di una esplicitazione, nel corso della storia, viene frustrata. Il massacro iniziale opera una brusca cesura che chiude il racconto ad altri possibili sviluppi (vedi il rapporto tra Ethan e la cognata Martha), costringendolo verso la dimensione epica della ricerca. Il fascino del film è determinato in primo luogo dalla complessità della sua struttura: la simmetria delle inquadrature di apertura e chiusura, i gesti che si ripetono (Ethan che alza tra le braccia la nipote), la lunga ricerca di Debbie organizzata drammaturgicamente in una serie di cerchi concentrici; l'ossessiva dinamica dell'allontanamento dalla casa e del ritorno a casa, riproposta di continuo, costituisce la declinazione di un archetipo proprio della cultura americana e che riappare, figurato, anche nel gioco del baseball. L'appartenenza al deserto, la condanna al nomadismo, la fiera attitudine guerriera, fanno di Ethan e Scar due antagonisti speculari destinati ugualmente a soccombere; con l'eliminazione dell'indiano, il western, come osserva Leslie Fiedler, viene meno in quanto il West si è trasformato in Est. A questo punto la funzione di personaggi come Ethan, latori di un furore che è anche incertezza di sé, appare esaurita: è cominciata la Storia, che è invece il tempo dei coloni, i costruttori di case e di città che beneficeranno della pacificazione forzata. La wilderness è stata definitivamente domata.
Girato tra il 25 giugno e il 27 agosto 1955 nella riserva navajo tra Utah e Arizona, in Colorado e nell'Alberta, The Searchers fu distribuito negli Stati Uniti nel maggio 1956 ottenendo una buona risposta commerciale. L'accoglienza critica fu invece controversa, contrassegnata da un sentimento di nostalgia per la semplicità e il nitore dei classici fordiani. La sceneggiatura e il disegno dei caratteri furono giudicati piuttosto confusi, la violenza eccessiva, la regia stanca e il film apparve troppo lungo. Tra i pochi italiani a difendere la qualità dell'opera ci fu Pietro Bianchi. Con le riedizioni (1961, 1966 e 1971) il giudizio cominciò a essere rivisto, soprattutto dalla critica più giovane che stava cominciando a rivalutare l'ultimo Ford. Eppure già nel maggio 1957, in testa alle classifiche discografiche USA, dominava un pezzo del rocker Buddy Holly che aveva per titolo That'll Be the Day, ovvero la battuta preferita di Ethan Edwards. Un corto circuito culturale e generazionale che avrebbe dovuto far riflettere.
Interpreti e personaggi: John Wayne (Ethan Edwards), Jeffrey Hunter (Martin Pawley), Vera Miles (Laurie Jorgensen), Ward Bond (reverendo Samuel J. Clayton), Natalie Wood (Debbie Edwards), John Qualen (Lars Jorgensen), Olive Carey (Mrs. Jorgensen), Henry Brandon (Scar), Ken Curtis (Charlie McCorry), Harry Carey Jr. (Brad Jorgensen), Antonio Moreno (Emilio Figueroa), Hank Worden (Mose Harper), Lana Wood (Debbie bambina), Walter Coy (Aaron Edwards), Dorothy Jordan (Martha Edwards), Pippa Scott (Lucy Edwards), Beulah Archuletta (Look).
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