The Thin Red Line
(USA 1998, La sottile linea rossa, colore, 170m); regia: Terrence Malick; produzione: Robert Michael Geisler, John Roberdeau, Grant Hill per Phoenix; soggetto: dall'omonimo romanzo di James Jones; sceneggiatura: Terrence Malick; fotografia: John Toll; montaggio: Billy Weber, Leslie Jones, Saar Klein; scenografia: Jack Fisk, Ian Gracie; costumi: Margot Wilson; musica: Hans Zimmer.
Alla compagnia Charlie è stato affidato il compito di espugnare La Roccia, un'isoletta sperduta. I giapponesi vi hanno insediato una postazione aerea, da cui attaccano l'Australia e ostacolano la rotta statunitense. Una striscia di terra, la cui presa è essenziale per arrestare l'avanzata nemica nel Sud del Pacifico e permettere ai bombardieri americani il controllo della zona. I soldati dovranno far fronte prima al muro di fuoco delle mitragliatrici interrate nei bunker della collina 210, poi agli agguati della giungla. (Nel complesso, l'operazione militare durò sei mesi e si concluse con la vittoria alleata: passò alla Storia con il nome di 'battaglia di Guadalcanal'). Essenziale, in guerra, è il costituirsi di uno spirito collettivo, affinché le particolarità di ogni soldato si annullino nell'esaltazione di appartenere al corpo, o 'famiglia', dell'esercito. Ma la compagnia Charlie è composta di individui, e ciascuno di loro si confronta, solo, con il pericolo: ricordi veri e inventati, paure giustificate e irrazionali, coraggio inutile ed eroico, aspirazioni metafisiche e carrieristiche isolano e accomunano i soldati Witt, Bell, Tills, i sergenti Welsh, McCron, Storm, i capitani Staros, Bosche, il tenente colonnello Tall. Un monologo ininterrotto, il cui palpitare resta udibile persino tra le deflagrazioni, persino oltre la morte. Intorno ai combattenti, lo splendore oggettivo della natura della Roccia: un coccodrillo che si immerge nella palude; due cani che divorano le carcasse; l'acqua che si tinge di sangue; variopinti pappagalli; le nuvole colorate nell'omerica "alba dalle dita rosee"; il sole che sorge sul mare d'erba della collina 210 e permette all'artiglieria giapponese di aggiustare il tiro; gli avvoltoi in attesa; le liane che strozzano alberi secolari; la terra da cui affiora il volto di un cadavere; l'oceano a perdita d'occhio; un torrente che scorre nella giungla; una foglia che si richiude al contatto delle dita umane; e di notte, in alto, quell'altra, grande roccia chiamata Luna. "La guerra (polemos) di tutte le cose è padre" (Eraclito, frammento 53).
Badlands (La rabbia giovane, 1973) e Days of Heaven (I giorni del cielo, 1978) avevano consacrato Terrence Malick come uno dei registi più importanti e originali della sua generazione. Inspiegabilmente, il suo terzo film arrivò dopo vent'anni di silenzio, quando le leggende sulla sua persona stavano per cristallizzarsi in un mito analogo a quello che ha circondato J.D. Salinger. Si arrivò a fantasticare che dopo aver percorso l'America dormendo negli autobus Greyhound, lavorato nei pozzi petroliferi e come bracciante, aver fatto il giocatore di football americano, lo studente ad Harvard, il docente di filosofia al MIT, il collaboratore per il "New Yorker" e "Newsweek", il traduttore di Heidegger e infine il regista, Malick si fosse rinchiuso in un monastero buddista. In realtà, sembra che avesse vagheggiato un progetto cinematografico su John Merrick, l'uomo elefante, abbandonato quando arrivò la notizia che David Lynch stava già lavorando sulla stessa storia; che all'inizio degli anni Ottanta volesse girare per la Paramount Q, un progetto apparentemente ambiziosissimo sulla creazione del mondo; che a parte qualche viaggio non si fosse mosso dalla sua casa ad Austin, Texas. Nel 1988, due produttori minori, Robert Michael Geisler e John Roberdeau, lo avvicinarono, e Malick propose un adattamento teatrale di Sanshō dayū (L'intendente Sansho, Mizoguchi Kenji 1954), che mandò avanti sotto forma di esercizio. Per il cinema, il regista esitava tra un adattamento del Tartuffe di Molière e un classico della letteratura americana, The Thin Red Line di James Jones (seguito di From Here to Eternity, dello stesso autore), già portato sullo schermo da Andrew Marton nel film omonimo del 1964. Le voci hanno continuato a circolare anche durante e dopo le riprese: pare che Malick abbia accumulato cento ore di negativo, facendo scomparire dal montaggio finale alcune star (Mickey Rourke, Bill Pullman, Billy Bob Thornton, Viggo Mortensen) di un cast già ricchissimo di divi, tutti pronti a lavorare a salario sindacale per un regista il cui ultimo film risaliva al tempo dell'infanzia di molti di loro. Al Festival di Berlino, The Thin Red Line ottenne l'Orso d'oro, lasciando sconcertata buona parte della critica. Ignorando la tradizione cinematografica del genere bellico, il film si presenta come un'epopea dalla narrazione ellittica e contraddittoria, come una dichiarata metafisica dell'immanenza (nei monologhi dei soldati risuonano echi della Bibbia e del poema sacro indù Bhagavad-Gita, di John Steinbeck e Stephen Crane, di Nietzsche e Heidegger, nonché dello spirito del libro di Jones, cui Malick è rimasto più fedele di quanto sembri). La prosa della battaglia viene continuamente interrotta, piegata a conturbanti rime interne, a oscure schegge d'immagini e suoni. La caratterizzazione degli stessi personaggi ‒ tutti protagonisti, tutti comparse ‒ appare ambivalente, ed è resa ancor più problematica dall'onnipresenza di molteplici voci fuori campo, la cui attribuzione individuale è a volte resa impossibile. L'intero creato sprofonda e si condensa nei pochi chilometri quadrati della "Roccia", nell'attesa stupefatta e fatale di un "big bang" che forse non è altro che la detonazione di un colpo di fucile nello splendore dell'erba.
Da dove proviene il male? Da dove proviene l'amore? Cosa significa essere un uomo? Cosa significa essere un soldato? Cosa significa uccidere? Cosa significa morire? La natura umana e la natura dell'essere hanno una medesima origine? L'unità dell'essere è irrimediabilmente perduta? Più che risposte, The Thin Red Line vorrebbe articolare un'unica, tormentata e inesprimibile domanda. E la confusa delusione che molti provarono alla prima visione di questo film in forma di aporia rievoca la sentenza di Borges: "La musica, gli stati di felicità, la mitologia, i volti scolpiti dal tempo, certi crepuscoli e certi luoghi, vogliono dirci qualcosa, o qualcosa dissero che non avremmo dovuto perdere, o stanno per dire qualcosa; quest'imminenza di una rivelazione, che non si produce, è, forse, il fatto estetico".
Interpreti e personaggi: Sean Penn (sergente maggiore Edward Welsh), Jim Caviezel (soldato Witt), Ben Chaplin (soldato Bell), George Clooney (capitano Charles Bosche), John Cusack (capitano John Gaff), Woody Harrelson (sergente Keck), Elias Koteas (capitano James 'Bugger' Staros), Jared Leto (tenente Whyte), Dash Mihok (soldato Doll), Tim Blake Nelson (soldato Tills), Nick Nolte (tenente colonnello Gordon Tall), John C. Reilly (sergente Storm), Larry Romano (soldato Mazzi), John Savage (sergente McCron), John Travolta (generale Quintard), Arie Verveen (soldato Dale), Kirk Acevedo (soldato Tella), Miranda Otto (Marty Bell).
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