THEMIS (Θέμις, Themis)
Divinità greca della legge e dell'ordine; viene già menzionata da Omero, nell'Iliade, senza però avervi una parte importante.
Nella Theogonia di Esiodo (v, 135) essa è considerata quale figlia di Urano e di Gea, e così anche spesso nella letteratura posteriore. In Esiodo, Pindaro ed altri ella è ritenuta moglie di Zeus. È stata oggetto di culto in primo luogo in Tessaglia, più tardi in Beozia ed in Attica. Nel Peloponneso sono noti un sacrario di Th. ad Epidauro, un altare a Trezene ed uno ad Olimpia. A Delfi, Th. è chiaramente considerata la divinità continuatrice di Gea e, come tale, in possesso dell'oracolo della Terra.
Non sono conservate rappresentazioni figurative di Th. dell'epoca arcaica; esse sono state soltanto tramandate nella letteratura. Le figure più antiche conservate sono su vasi a figure rosse, del tardo V sec. a. C. La figura interna di una tazza, a Berlino, la mostra seduta su di un tripode, con Egeo in atto di consultare l'oracolo, stante dinanzi a lei; su di un cratere a calice, a Leningrado, è presente, con Hera, al giudizio di Paride; si vede in piedi, accanto a Bendis su di uno sköphos beotico, a Tubinga. È noto che non fu mai una divinità molto importante. Tuttavia se ne è conservata una statua proveniente dal tempio di Ramnunte, in Attica; essa fu consacrata da Megacle, di Ramnunte, ed eseguita dal ramnusio Chairestratos agli inizî del III sec. a. C. Sul lato meridionale del grande fregio dell'altare di Giove, a Pergamo, Th. appare accanto a suo padre Urano, come testimonia la iscrizione conservata.
Bibl.: L. Weniger, in Roscher, V, 1916-1924, cc. 570-606, s. v.; K. Latte, in Pauly-Wissowa, V A, 1934, cc. 1626-1630, s. v.