Adorno, Theodor Wiesengrund
Filosofo tedesco (Francoforte sul Meno 1903 - Visp, Vallese, Svizzera, 1969).
Di famiglia ebrea, studiò fin dalla giovinezza filosofia e musica, che rimasero i suoi interessi dominanti. Suoi maestri per la musica furono B. Sekles, E. Steuermann e A. Berg; ma la personalità che esercitò su di lui l’influsso più profondo fu quella di A. Schönberg, col quale A. entrò in contatto a Vienna. Laureatosi in filosofia nel 1924, nel 1931 fu nominato libero docente di filosofia all’univ. di Francoforte. Nel 1930 A. aveva iniziato a collaborare con l’Institut für Sozialforschung, di cui Horkheimer era divenuto direttore e di cui erano membri Marcuse, Benjamin, Fromm e Wittfogel. All’avvento del nazismo A. emigrò a Parigi, dove insieme a Horkheimer ricostituì l’Institut, di cui divenne condirettore nel 1936. Insegnò poi a Oxford (1935-37), e nel 1938 si trasferì negli USA, prima a New York e successivamente a Los Angeles, insieme agli altri esponenti dell’Institut. In America A. continuò gli studi musicologici (ebbe fra l’altro una parte molto importante, per gli aspetti musicali, nella stesura del Doktor Faustus di Thomas Mann, al quale era legato da un profondo rapporto intellettuale) e gli studi filosofici e sociologici. Nel 1950 rientrò in Germania, dove con Horkheimer ricostituì, ancora una volta, a Francoforte l’Institut.
Molto ampia è la produzione letteraria di A.; le opere più importanti e significative sono: Kierkegaard. Konstruktion des Aesthetischen (1933; trad. it. Kierkegaard. La costruzione dell’estetica); Die Dialektik der Aufklärung (in collab. con Horkheimer, 1947; trad. it. Dialettica dell’illuminismo) (➔); Philosophie der neuen Musik (1949; trad. it. Filosofia della musica moderna); The authoritarian personality (in collab. con altri, 1950; trad. it. La personalità autoritaria); Minima Moralia (1951; trad. it. Minima moralia: meditazioni della vita offesa); Versuch über Wagner (1952; trad. it. Wagner; Mahler: due studi); Zur Metakritik der Erkenntnistheorie. Studien über Husserl und die phänomenologischen Antinomien (1956; trad. it. Sulla metacritica della gnoseologia: studi su Husserl e sulle antinomie fenomenologiche); Dissonanzen. Musik in der verwalteten Welt (1956; trad. it. Dissonanze); Soziologische Exkurse (in collab. con Horkheimer, 1956; trad. it. Lezioni di sociologia); Noten zur Literatur (1958-65; trad. it. Note per la letteratura); Mahler. Eine musikalische Physiognomik (1960; trad. it. Mahler: una fisiognomica musicale); Einleitung in die Musiksoziologie (1962; trad. it. Introduzione alla sociologia della musica); Drei Studien zu Hegel (1963; trad. it. Tre studi su Hegel); Negative Dialektik (1966; trad. it. Dialettica negativa); Ästhetische Theorie (1970; trad. it. Teoria estetica).
Hegel, Marx, Husserl e Freud sono i pensatori che più hanno influenzato la complessa opera di Adorno. Fin dalla giovinezza A. si proclamava marxista: si trattava, però, di un marxismo prevalentemente filosofico, recepito attraverso le opere del primo Lukács e di Korsch, e mai approfondito sul piano dell’analisi economica. Del marxismo ad A. interessava soprattutto il metodo dialettico. Pur esprimendo un’adesione di fondo al materialismo storico, A. (come Horkheimer) si impegnò al tempo stesso in campi di indagine e applicò metodi molto lontani dal marxismo ortodosso. Basti pensare all’influsso che Freud e la psicoanalisi esercitarono su di lui, influsso percepibile in molti suoi lavori sociologici, soprattutto in The authoritarian personality, dove l’autoritarismo, il razzismo e il fascismo sono esaminati e spiegati attraverso un metodo psicologico e sociale. Profondo studioso di Husserl, A. ne condivise l’atteggiamento critico verso la scienza moderna, verso il naturalismo e lo psicologismo, nonché verso il formalismo della logica contemporanea, sostenendo poi che Husserl non era riuscito a soddisfare le esigenze da lui sollevate. Nonostante i suoi meriti, infatti, Husserl era caduto per A. in una forma di descrittivismo fenomenologico, che diventava spesso una mera accettazione dell’esistente e dunque, di nuovo, una forma di positivismo. La concezione filosofica di A. è in realtà profondamente influenzata da Hegel, secondo tre aspetti principali: egli ritiene che il reale abbia un significato e possa essere compreso mediante gli strumenti della ragione; che il reale consista nella sua processualità storico-dialettica; che soggetto e oggetto non costituiscano due sfere eterogenee e autonome (a questo proposito A. sottoscrive tutta la critica di Hegel a Kant). Tale ispirazione hegeliana del pensiero di A. costituisce l’immediato presupposto della sua polemica contro vari aspetti della riflessione filosofica contemporanea, in primo luogo contro l’esistenzialismo heideggeriano, contro la teorizzazione dell’assurdità, dell’opacità e dell’insensatezza dell’esistente, contro l’irrazionalismo, ecc. La filosofia di Hegel (in partic. la sua critica dell’intelletto) influì non poco anche sulla critica di A. all’Illuminismo e alla scienza: tanto l’uno che l’altra si basano sul principio della razionalità analitica, accettano positivisticamente il reale così com’è e mirano soltanto a inserirlo o a riprodurlo all’interno di operazioni tecnico-pratiche, le quali però mostrano sempre che il dominio dell’uomo sulla natura implica il dominio dell’uomo sull’uomo, che la razionalità della scienza è astratta e oppressiva, perché tratta gli uomini come oggetti, esprimendo in ciò le tendenze più profonde della società borghese. La stessa ispirazione negativa e antipositivistica caratterizza gli studi musicologici di A., per il quale la musica, in quanto esprime le contraddizioni della società, nega la situazione esistente, prospetta la necessità di un suo superamento e indica il passaggio a una condizione interamente nuova.
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