VIAU, Théophile de
Poeta francese, nato a Clairac, nell'Agenese, nell'aprile 1590, morto a Parigi il 25 settembre 1626. Di famiglia ugonotta, ne derivò uno spirito di opposizione, che estese ben presto a ogni principio religioso, ostentando la massima libertà di pensiero e di costumi. Dotato d'una felice attitudine per la poesia, si aggregò dapprima a una compagnia drammatica; per brevi periodi provò il mestiere delle armi; viaggiò in Olanda (nel 1615) col suo amico, e poi nemico, J.-L. de Balzac. A Parigi, visse sotto la protezione di ricchi signori, il conte di Candale e il duca di Montmorency, frequentando letterati e "libertini": Saint-Amant, Des Barreaux, Mairet, Saint-Pavin. Come poeta, combatté la dottrina del Malherbe, che gli appariva angusta e tirannica, e la sua difesa dell'ispirazione (nell'Elégie à une dame) non è priva di garbo né di giustezza; la sua facilità di verseggiatore, la freschezza di alcune scene idilliche (nelle odi Le matin, La solitude, Contre l'Hiver), gli valsero la stima e la fiducia dei conoscitori, e una fama abbastanza rapida; che si offuscò nello scandalo della sua condotta, immorale e irreligiosa. Bandito una prima volta, per ordine del re, nel 1619, visitò la Spagna e l'Inghilterra; abiurò il calvinismo, e fu graziato nel 1621; in seguito alla pubblicazione del Parnasse satyrique, a cui egli aveva collaborato, e di cui gli fu attribuita la più grave responsabilità, fu condannato a morte il 19 agosto 1623, e arso in effigie. L'anno stesso, un attacco violento del padre Garasse, nella Doctrine curieuse des beaux esprits du Temps, ou prétendus tels, fece riaprire il processo contro il poeta, il quale fu incarcerato fino al settembre 1625, e bandito in perpetuo dal regno. Egli si nascose presso i suoi amici e protettori, nei dintorni di Parigi, dove ritornò per morire, nelle case del Montmorency.
Le Øuvres du sieur Théophile, com'era di solito chiamato, apparvero successivamente nel 1621, 1623 e 1625, e in edizione collettiva nel 1626 (seguita da numerose ristampe). Esse comprendono le rime (odi, stanze, elegie, sonetti, epigrammi), la tragedia Les amours de Pyrame et Thisbé, il Traicté de l'Immortalité de l'Ame ou la Mort de Socrate, parafrasi, parte in verso e parte in prosa del Fedone platonico, e lettere francesi e latine.
Ediz.: auvres complètes, Parigi 1856 (voll. 2 della Bibliothèque elzévirienne).
Bibl.: F. Lachèvre, Le procès du poète Th. d. V., Parigi 1909 (voll. 2, di cui il primo comprende un'ampia biografia); id., Une seconde revision des øuvres du poète Th. de V., ivi 1911; A. Adam, Th. de V. et la libre pensée française en 1620, ivi 1935.