Vedi THERA dell'anno: 1966 - 1973 - 1997
THERA (v. vol. vii, p. 821)
La tesi, sostenuta già una trentina di anni fa da S. Marinatos, che il declino della civiltà minoica potesse essere in relazione con l'attività vulcanica dell'isola di Th., lo spinse a intraprendere scavi su larga scala in quest'isola. Dopo aver esaminato varî luoghi concentrò i suoi sforzi presso il moderno villaggio di Akrotiri con immediato successo. Cinque campagne di scavo hanno finora messo in luce soltanto una parte dell'area archeologica e l'esplorazione richiederà varî decennî. Tuttavia i ricchi trovamenti dalla zona scavata permettono di avere un quadro abbastanza soddisfacente della vita preistorica e dell'arte di questa parte dell'Egeo.
La località si trova a circa m 600 a S del villaggio di Akrotiri vicino alla costa che guarda Creta. Lo scavo, che iniziò nel letto di un torrente e che si è esteso sotto le rive, ha rivelato documenti dell'alto tenore di vita e dei gusti artistici degli abitanti di Th. durante il Tardo Minoico. Inoltre ha offerto la sequenza degli eventi geologici che posero fine alla vita dell'isola e che furono così critici per la civiltà minoica in Creta. È ora chiaro che intorno al 1500 a. C. una serie di terremoti sconvolse l'abitato di Akrotiri. Gli abitanti cercarono di fuggire per non esser sepolti sotto le rovine. Non molto dopo i terremoti il vulcano esplose. La prima colata, di pietra pomice, coprì le rovine con uno strato spesso da 3 a 4 metri. Il parossismo finale dell'eruzione produsse pesanti masse di cenere vulcanica (tephra) che seppellirono l'intera isola sotto uno strato che raggiunge spesso i 40-50 metri di altezza. Malgrado le disastrose conseguenze per gli abitanti dell'isola, l'eruzione del vulcano si è dimostrata una provvidenza per gli archeologi. Tutto rimase sigillato nella pomice e conservato in quasi perfette condizioni.
La caratteristica principale dell'abitato di Akrotiri è che le costruzioni costituiscono entità indipendenti, separate da strade e da piazze. I muri erano fatti di piccole pietre rozze e di argilla senza uso di paglia. In alcuni casi parte della costruzione era rivestita esternamente con filari di pietre ben allineate. Le porte e le finestre sono generalmente intelaiate con pietre dello stesso tipo. Rinforzi lignei sono spesso incorporati nei muri rendendoli più coesivi e resistenti ai terremoti. Di regola le superfici esterne degli edifici erano rivestite di un intonaco di terra; anche le pareti interne erano intonacate, ma con materiale più fine. Ogni edificio aveva due, tre o anche quattro piani e ciascun piano comprendeva molti vani. I piani sotterranei e i piani-terra erano generalmente usati come magazzini o come laboratori, i piani superiori costituivano i quartieri di abitazione. Grandi giare contenenti i resti di farina o di grano carbonizzati, altre con un beccuccio alla sommità per liquidi come l'olio, il vino od anche acqua si sono rinvenute nei magazzini insieme con altra suppellettile domestica, come vasi per cuocere cibi, mortai, pestelli, macine, ecc. In altri casi un gran numero di strumenti, come martelli di pietra e incudini, attestano l'uso di questi vani come officine, mentre altre istallazioni speciali fornite di macine da mulino, macine a mano, giare per immagazzinamento sono caratterizzate come mulini. Il miglior esempio di un complesso di magazzini è il Magazzino dei pìthoi nell'edificio A. Questo magazzino suddiviso in tre vani, è stato trovato pieno di giare e di altri vasi di uso domestico. Due vani all'estremità meridionale dell'edificio Γ, i vani Γ1 e Γ2, erano certamente usati come laboratori; hanno restituito dozzine di incudini, martelli e pestelli, tutti di pietra. Le migliori istallazioni conservate di un mulino si trovano negli edifici A e Δ.
Delle scale ben costruite in pietra portavano dai pianiterra ai piani superiori. I pavimenti, almeno del primo piano, in genere sono rivestiti di lastre di pietra poggianti su uno strato di terra battuta e sono sostenuti da travi e travicelli. I vani maggiori, sia al piano terra sia al piano superiore, hanno un pilastro centrale a sostegno del soffitto. Le pareti sono sempre intonacate e in alcuni casi coperte di affreschi: almeno una stanza in ciascun edificio era decorata con pitture.
La caratteristica degli affreschi scoperti finora è l'alto grado di naturalismo, sia che l'artista raffiguri paesaggi, animali, piante o immagini umane. L'edificio B ha due stanze coperte con pitture parietali. Le pareti E, N e una divisoria della stanza B i, erano coperte con un fregio di antilopi, mentre parte della parete S, fra le porte, era decorata con figure di due fanciulli pugilisti. Tutta la stanza era coronata da un fregio di edera. Pochi metri ad E della stanza B i, nella stanza B vi furono trovati frammenti di un altro bell'affresco caduto dal piano superiore. Una schiera di scimmie azzurre sono raffigurate in modo molto vivace, in atto di arrampicarsi su ripide rocce vulcaniche, che richiamano vividamente il paesaggio di Thera. Molto meglio conservato è un altro gruppo di affreschi trovato ancora in situ sulle pareti della stanza Δ 2 nell'edificio Δ. Il Marinatos l'ha definito "l'affresco della Primavera" a causa del tema rappresentato. Montagne rocciose che richiamano coni vulcanici si elevano dal suolo; gigli fioriti nascono sulle pendici e sui picchi montagnosi e tra questa vegetazione rondini volano in varie formazioni; una coppia di uccelli è in amoroso atteggiamento nell'aria, mentre un'altra è raffigurata nel momento di atterrare.
Il naturalismo degli affreschi di Th. è alquanto singolare nell'arte minoica. La contemporanea arte di Creta è più stilizzata e quasi ieratica. Sembra che l'artista in Th. si sentisse meno costretto dalle tradizionali convenzioni artistiche di Creta. La frequenza di questi affreschi indica un alto tenore di vita ed una società disposta ad appoggiare una classe di artisti di professione.
Dai resti di sostanze organiche sappiamo che alcuni dei prodotti della Th. odierna crescevano anche in periodo preistorico. Orzo e fava si trovano comunemente nelle giare, mentre la coltivazione della vite si può solo congetturare dall'uso di grappoli come motivo decorativo. Nessuno scheletro completo di animali (e neanche umano) è stato trovato, ma dalla gran quantità di ossa raccolte si può desumere che la dieta degli abitanti preistorici di Akrotiri includeva varietà di carni e di pesci. Al tempo stesso il numero relativamente scarso di zanne pone la questione dell'addomesticamento del porco, poiché le dimensioni e la natura dell'isola non pare che abbiano potuto favorire la presenza del cinghiale.
La ceramica è abbondante e molto ben conservata. Si possono distinguere due categorie, ceramica locale e importata. I vasi di fabbricazione locale sono fatti di argilla bigia granulosa e hanno una grande varietà di forme e di dimensioni. Le forme sono generalmente cicladiche; in alcune si riscontrano influssi cretesi o micenei. Le grandi giare e le anfore servivano probabilmente da contenitori per trasporto, le giare a staffa erano destinate forse al trasporto dell'olio d'oliva. Talvolta questi vasi si trovano sigillati con un pezzo di pomice o con un sasso o con un frammento di ceramica. Grandi giare di varie forme per magazzinaggio sono spesso sepolte a metà nel suolo. Vasi a tripode per cuocere, vasi da fiori, colini, bracieri sono anche di fabbricazione locale insieme con una quantità di piccoli vasi, come bicchieri, tazze, brocche. La ceramica di manifattura locale è generalmente decorata. Le grandi giare recano motivi astratti oppure motivi floreali come arboscelli e liliacee. I piccoli vasi presentano una grande varietà di elementi decorativi. Sono più comuni i motivi floreali e di animali, con preferenza per liliacee, mirto, spighe di orzo, canne, capperi, rondini, delfini. Talora la decorazione del vaso sembra riflettere il suo uso. I vasi da fiori sono, ad esempio, sempre decorati con motivi floreali, e una grande brocca sulle cui spalle sono dipinti grappoli, serviva probabilmente per il vino. La ceramica importata è di fabbricazione molto più fine. È costituita generalmente di vasi di piccole dimensioni, come brocche, coppe; anfore decorate soprattutto con motivi lineari. Questi vasi importati provengono sia da Creta, sia da centri micenei del continente greco. Raramente vasi locali o importati recano segni di Lineare A.
Pochi gli oggetti di metallo. Sembra che, quando la popolazione evacuò l'isola, portò con sé gli oggetti più preziosi. Tuttavia qualcuno è stato lasciato e ci dà un'idea dell'uso dei metalli. Quasi inesistente l'oro; il piombo è quasi comunemente usato per pesi a forma di disco. Meno comune l'argento sotto forma di anelli e di spilli. Il metallo più comune è il bronzo. Spilli ed aghi sono stati trovati spesso nelle stanze di Akrotiri insieme con vasi che sembrano fra gli oggetti di lusso. Brocche, tazze e padelle sono le forme usuali dei vasi bronzei; di bronzo sono anche una serie di coltelli, spade, ceselli e falci, come anche dischi di squame.
Oltre a piccoli oggetti di pietra come figurine, vaghi e altre forme, si è usata la pietra anche per la fabbricazione di vasi. La pietra rozza vulcanica (trachite) è stata adoperata per un'unica giara alta circa m 1,30. Della stessa qualità di pietra sono serie di lucerne ad olio, mortai e un tipo di coppa a beccuccio. Tutti questi vasi furon fatti probabilmente nell'isola. Altri vasi di materiale più fine furon probabilmente importati da Creta: lucerne ad olio di steatite o di serpentino, bicchieri, coppe, pissidi di marmo, di alabastro e di faïence. Di rozza pietra locale sono fatti anche alcuni strumenti, quali utensili per l'uso quotidiano, martelli, incudini, macine a mano e da mulino.
Da questa documentazione sembra che Akrotiri sia stata una colonia minoica perché la cultura materiale è fondamentalmente minoica (M. T. I A), ma con elementi pronunciati cicladici, cioè locali.
Bibl.: S. Marinatos, The volcanic destruction of Minoan Crete, in Antiquity, 1939; id., Excavations at Thera, I, 1967; II, 1968; III, 1969, IV, 1970; id., A brief guide to the temporary exhibition of the antiquities of Thera, Atene 1971.