AGIOUT (Ajout), Thomas d'
Nato in Francia nella prima metà del sec. XIX, si trasferì a Napoli durante il regno di Ferdinando II, per vendere armi all'esercito, o, invece, come si credette, delegato di una società estera, controllata dalla casa Rothschild, che aspirava alla concessione della linea ferroviaria Napoli-Foggia, poi non realizzata. Conquistatasi la fiducia del sovrano, nel periodo costituzionale del 1848 sarebbe stato incaricato dai circoli più reazionari di corte di fondare un giornale ufficioso; ma l'A. preferì impadronirsi del giornale Il Tempo, fondato il 21 febbraio di quell'anno da C. Troya, insieme con S. Baldacchini, A. Rossi, V. Caracciolo di Bella e R. Bonghi, con un programma moderato e giobertiano.
L'A. infatti, approfittando degli impegni politici che al Troya, al Rossi e al Baldacchini, divenuti rispettivamente presidente del Consiglio, ministro e deputato, impedivano d'interessarsi del giornale, riuscì, sorprendendo la buona fede degli altri due più giovani redattori, a divenire prima socio e in seguito proprietario esclusivo del giornale, dopo il 15 maggio. Il 10 giugno, il Baldacchini e il Rossi, con una lettera pubblicata nel Nazionale dissociavano le responsabilità della vecchia redazione dal nuovo indirizzo assunto da Il Tempo, che difendeva posizioni sempre più reazionarie.
Intorno all'A., e quali intermediari del pensiero ufficiale dcl governo, rimasero gli impiegati del ministero dell'Interno C. Politi e D. Moschitti, insieme con D. Ventimiglia e M. Altamura, nelle cui mani morì il giornale, l'8 giugno 1850, dopo essere stato abbandonato dall'A. ed aver vivacchiato coi fondi della polizia.
L'A. tornò allora alle attività finanziarie ed industriali. Acquistò tra il 1856 e il 1859una ferriera in S. Sebastiano (Avezzano), ottenne concessioni minerarie a Conidoni (Catanzaro), per l'estrazione di ligniti, e a Gagliano; costruì un altoforno e costituì una società industriale mineraria. Non ebbe fortuna un suo progetto per l'istituzione di una banca di assicurazione e credito fondiario, che avrebbe prestato il danaro al 7,25%, ammortizzando il capitale in quindici anni, e che fallì per l'ostilità di Ferdinando II, di cui l'A. si trovò a non godere più la fiducia.
Morì dopo il 1865.
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