DEKKER, Thomas
Drammaturgo inglese, nato a Londra circa il 1570, noto come "il Dickens elisabettiano", per il fine umorismo, il sentimento e la cordiale simpatia umana con cui seppe delineare tutta una serie di tipi e di caratteri vivacissimi. Di lui non si sa quasi nulla. Ebbe vita assai disagiata, fu imprigionato per debiti tra il 1613 e il 1616, prese parte a una famosa disputa letteraria tra Marston e Ben Jonson, prendendo le parti del primo. Al Jonson che l'aveva deriso nel Poetaster, rispose con fine satira e con misura nel Satiromastix (1602). Non si hanno più sue notizie dopo il 1637. Pare morisse nel 1641.
Il D. è essenzialmente un drammaturgo di razza, schietto, genuino, privo di soprastrutture erudite e di raffinamenti letterarî. Egli rispecchia, forse come nessun altro elisabettiano, la vita sociale, i costumi, le maniere della Londra popolare del suo tempo. Ricco di poesia, esuberante di sentimento, dotato di spirito satirico, il D. ritrae la società elisabettiana con l'arioso realismo di un pittore fiammingo. Egli lavorò intensamente per il teatro, e collaborò con altri drammaturghi, tanto che si presenta difficile il problema dell'attribuzione sicura di molti suoi scritti.
Le tre migliori commedie del D. sono The Shoemaker's Holiday, Old Fortunatus e The Honest Whore, scritte negli ultimi anni del sec. XVI e pubblicate qualche anno più tardi. Nella prima si ritrae, con esuberante gaiezza, l'ambiente degli artigiani londinesi ed è forse la commedia più caratteristica del D. La seconda è opera di fantasia, in cui si racconta la fiaba della borsa che non si vuota mai; manca di unità e di forza drammatica, ma è pregevole per gustosi passaggi di buona poesia narrativa in versi sciolti. La terza infine (a cui pose mano probabilmente anche il Middleton), è la gustosissima e moraleggiante satira di una cortigiana, rigenerata e condotta a vita onesta da un amore sincero, e poi insidiata di nuovo proprio da colui che per primo la rimise sulla buona via. The Honest Whore del D. è commedia importante anche per la storia della cultura; poiché in essa si possono studiare alcuni aspetti interessanti dell'influsso italiano sul dramma elisabettiano. La scena è posta a Milano, anzi nella malavita milanese, e le allusioni spesso bislacche a cose italiane sono frequenti, e caratteristiche di tale ben nota tendenza inglese. Altri drammi del D. sono The Roaring Girl (in collaborazione con Middleton), The Virgin Martyr (con Massinger), The Witch of Edmonton (con Ford), Sir Thomas Wyat, Westward Ho e Northward Ho (tutti con Webster).
Il D. scrisse anche numerose opere satiriche in prosa, tra cui The Seven Deadly Sins of London, satira sulla vita sociale e letteraria del tempo. In tutti i suoi scritti il D. ci appare colorito, fantasioso, caustico: egli possiede le caratteristiche popolaresche e pittoresche di uno scrittore dialettale. È l'antitesi di Ben Jonson e di Chapman, drammaturghi togati, più dei quali sa riprodurre con sano realismo la società cui appartenne.
Bibl.: The Works of T. D., a cura di R. H. Shepherd, 1873; id., a cura di R. Rhys, in Mermaid Series, 1895. Cfr. E. K. Chambers, The Elisabethan Stage, III, Londra 1923.