SAINT-MAURICE, Thomas François Chabod
marchese di. – Figlio di Claude-Jêrome e di Claudine-Adrienne de Mouxy, nacque a Chambéry fra il 1620 e il 1621.
Il 12 maggio 1641 fu nominato capitano di una compagnia di cavalli leggeri. All’epoca usava il titolo di «sieur de Jacob», ma in seguito adottò quello di conte di San Maurizio, che mantenne sino alla morte del padre, nel 1653. Cresciuto alla corte di Carlo Emanuele I, durante la guerra civile fra madamisti e principisti fu insieme al padre nella fazione di Madama Reale. Il 23 novembre 1647, a Torino, il padre si accordò con il marchese Ottaviano San Martino d’Agliè, gran scudiere di Savoia, per il matrimonio di Thomas-François con sua figlia Ludovica Maria San Martino d’Agliè, dama d’onore di Madama Reale. Inizialmente, la sua carriera di sviluppò a corte, dove fu fra i protagonisti delle principali feste e cerimonie. Il 15 dicembre 1650, per esempio, era fra i partecipanti a Gli Hercoli domatori de’ mostri, giostra per le nozze della principessa Adelaide di Savoia e Ferdinando di Baviera, nella ‘quadriglia di Hercole Gallico’, a testimoniare la sua scelta politica filofrancese, cui restò sempre fedele. Nel 1651 Mazarino gli ottenne il permesso di acquistare feudi nel Regno; era un riconoscimento di quella doppia fedeltà che quindici anni più tardi, l’11 aprile 1666, lo avrebbe portato a scrivere a Colbert che egli era «français, comme mes prédécesseurs l’ont toujours été, par reconnaissance et par inclination» (Lettres..., a cura di J. Lemoine, 1910, t. I, p. IV).
Dopo una prima missione straordinaria in Francia fra il 1661 e il 1662, per portare i complimenti per la nascita del Delfino, la svolta nella sua vita avvenne con la nomina ad ambasciatore nel Regno il 7 ottobre 1667. Il marchese fece il suo ingresso a corte il 5 gennaio 1668, venendo ricevuto da Luigi XIV il giorno successivo e vi restò sei anni. La sua ambasciata coincise con i primi anni successivi all’abbandono di Parigi da parte del Re Sole. Era stato nel 1666, infatti, che il sovrano aveva trasferito la corte a Saint Germain-en-Laye per non più riportarla nella capitale (il trasferimento a Versailles sarebbe avvenuto nel 1682). Le lettere di Saint-Maurice sono quindi un documento assai importante per la storia della corte di Francia, oltre che per quella dei rapporti fra questa e gli Stati sabaudi. La sua ambasciata a Versailles, segnata da continue discussioni su dispute di confine e sulla guarnigione francese di Pinerolo, ebbe il momento più difficile con la crisi legata alla guerra fra il Ducato di Savoia e la Repubblica di Genova (1672). La stima di cui godeva da parte di Luigi XIV fu fondamentale nell’evitare che Carlo Emanuele II pagasse ancora più caro il suo errore di valutazione nel lanciare una guerra che si era subito rivelata quanto mai infausta.
Nell’aprile 1671 la moglie tornò a Torino, dove intraprese una relazione con il duca Carlo Emanuele II, da cui ebbe una figlia, chiamata Madelaine. Saint-Maurice era a conoscenza di tutto e nelle lettere al sovrano dichiara di non avere problemi, dopo dodici figli propri, ad avere «bien de la tendresse et amitié pour la treiziéme». Di lì a poco, il duca decise di far tornare a Torino il marchese per dargli un ruolo nel governo dello Stato, tanto più che la caduta del marchese di Pianezza (1674) aveva eliminato quello che secondo molti era l’astro in ascesa della politica sabauda. Saint-Maurice terminò la sua ambasciata nel dicembre 1673 e, rientrato a Torino, prese alloggio a Palazzo Reale. Qui il 19 marzo 1674 il duca lo nominò cavaliere dell’Annunziata. Dopo un nuovo soggiorno in Francia da maggio a settembre, fu nominato luogotenente generale di fanteria e cominciò ad applicare all’esercito sabaudo le riforme che il Re Sole stava attuando nell’armata di Francia.
Quando il duca morì, il 12 giugno 1675, essendo il nuovo duca Vittorio Amedeo II di appena nove anni, la reggenza fu assunta da Maria Giovanna Battista. Costei chiamò Saint-Maurice nel Consiglio secreto di Stato e gli confermò il ruolo che aveva avuto con il duca, nominandolo anche suo grande scudiere (e la moglie dama d’atour). In ciò giocò anche la relazione che la duchessa aveva da tempo con Charles-Christian (1648-1712), figlio primogenito di Saint-Maurice. Fra il 1674 e il 1679 i Saint-Maurice furono all’apice del potere nel Ducato di Savoia. «Le marquis [...] tient le premier rang dans la confiance de madame la duchesse de Savoie et [...] a la principale part dans les affaires», scrivevano le Instructions date all’abate Jean-François Godefroi d’Estrades, ambasciatore francese a Torino il 14 marzo 1679 (Archives de la Bastille, 1872, p. 249).
Proprio quello stesso 1679, però, doveva segnare la fine del potere dei Saint-Maurice. I nemici, infatti, erano potenti, soprattutto il marchese di Pianezza, che, esiliato in Francia dopo la guerra con Genova, era riuscito a guadagnarsi la fiducia del re di Francia. La Reggente, poi, s’era stancata del conte di Saint-Maurice, iniziando a guardare, piuttosto, al conte Carlo Francesco Valperga di Masino, nipote proprio di Pianezza. Al principio del 1679 questi poté tornare in Piemonte. Qui in breve la posizione del marchese si deteriorò. Luigi XIV, che lo riteneva colpevole di aver divulgato la notizia dell’acquisto della fortezza di Casale, lo privò del suo appoggio. In marzo, poi, il marchese fu travolto da uno scandalo: il 9 il suo segretario fu assassinato e la notte successiva un incendio scoppiò nel suo ufficio, obbligando la duchessa a lasciare il palazzo (Gazette de France, 1679, n. 31, p. 80). Le indagini rilevarono che il responsabile di tutto ciò era il quindicenne Emmanuel-Philibert Chabod (nato nel 1665), uno dei figli del marchese, che fu arrestato e recluso al castello di Nizza.
La Reggente maturò, quindi, la decisione di allontare gli Chabod dalla corte. A giugno, Madama Reale nominò Saint-Maurice comandante generale della Savoia e suo figlio inviato straordinario in Baviera, per portare le condoglianze dei duchi per la morte del duca Ferdinando Maria (Gazette de France, 1679, n. 62, p. 148). Dopo un breve ritorno in Piemonte, il 29 aprile 1680 Saint-Maurice fu nominato governatore della Savoia e dovette cedere la carica di gran scudiere della duchessa, che fu conferita a Carlo Ludovico San Martino di San Germano, pur mantenendo quella di luogotenente generale di fanteria. La marchesa sua moglie mantenne il titolo di dama d’atour, ma non ne esercitò più le funzioni che passarono alla marchesa di San Germano. Nello stesso tempo, il conte suo figlio fu inviato anch’egli a Chambéry, ufficialmente per aiutare il padre malato (Gazette de France, 1680, n. 40, p. 238). Di fatto si trattava d’una cacciata dalla corte, pur se nascosta con il conferimento di cariche che sembravano lasciare al marchese una sorta di leadership sulla nobiltà della Savoia.
Negli anni successivi Saint-Maurice si divise fra Chambéry e il suo castello di Chitry, a Vallières, ove si conserva un suo ritratto con il manto di cavaliere dell’Annunziata. L’esilio si concluse solo con la morte, avvenuta a Chambéry il 6 agosto 1682.
Dal matrimonio con Ludovica Maria San Martino ebbe tredici figli (ma l’ultima, come visto, era figlia del duca). L’eredità passò a Charles-Christian, che dal suo matrimonio con Marie-Françoise de Boissac (morta nel 1710) ebbe nel 1682 un figlio, Thomas-Clément, che, però, gli premorì. Titoli e beni passarono così al nipote ex fratre Jean-Joseph (1686-1754), figlio di François (1656-ante 1712). In quanto a Emmanuel-Philibert, detto comte de Poitiers, passò al servizio sassone e divenne «généralissime» delle truppe dell’Elettore.
Fonti e Bibl.: A. de Pomponne, Mémoires, a cura di J. Madival, Paris 1860, pp. 68, 71, 81, 97 s.; A. Ferrero della Marmora, Le vicende di Carlo di Simiane, marchese di Livorno poi di Pianezza, tra il 1672 e il 1706, Torino 1862, pp. 138, 283-299; Archives de la Bastille, a cura di F. Ravaisson, Paris 1872, p. 249; G. Claretta, Storia del regno e dei tempi di Carlo Emanuele II, Genova 1877, I, pp. 505-512, 530, 544, 559, 631 s., 712 s., 721-723, 758-761, 785-792; II, pp. 449-451; D. Perrero, Lettere inedite di Madama La Fayette e le sue relazioni colla corte di Torino, in Curiosità e ricerche di storia subalpina, IV (1880), pp. 429, 451 s., 478, 499-503; J. Lemoine, Le Marquis de Saint Maurice, in La revue de Paris, XVII (1910), 5, pp. 101-135, 335-356, 633-647, 869-880; T.G. Chabod de Saint-Maurice, Lettres sur la cour de Louis XIV (1667-1673), a cura di J. Lemoine, Paris 1910-1912, passim; M. Grosso - M.F. Mellano, Spunti e profili nella storia del Piemonte nei sec. XVII e XVIII, Torino 1961, p. 157.