HARDY, Thomas
Romanziere e poeta inglese, nato il 2 giugno 1840 a Upper Bockhampton, presso Stinsford (Dorsetshire), morto a Max Gate, presso Dorchester, l'11 gennaio 1928. Fece gli studî a Dorchester e al King's College di Londra. A Londra tornò dal 1862 al '67 per seguirvi gli studî d'architettura; ma l'interesse per la letteratura gli fece abbandonare la sua prima professione. Dal 1865 al '68 scrisse parecchi versi, pubblicati solo molto più tardi (Wessex Poems, 1898). Nel frattempo aveva conosciuto il romanziere G. Meredith, che lo incoraggiò nei suoi primi tentativi verso la prosa narrativa. E appunto l'influsso del Meredith che si sente nell'intreccio macchinoso del primo romanzo di H., Desperate Remedies, pubblicato anonimo nel 1871. Ma l'anno seguente, al romanzo d'intreccio, di cui pur doveva dare altri saggi, ne seguì uno (Under the Greenwood Tree), pubblicato ancora anonimo, in cui prevale lo studio di caratteri e d'ambienti. Questi due romanzi, come il terzo, A Pair of Blue Eyes (1873), pubblicato col suo nome, non ebbero grandi accoglienze: il primo largo successo H. l'ottenne, nel 1874, con Far from the Madding Crowd, in cui l'ambiente e i personaggi appaiono già visti nella relazione reciproca che sarà approfondita nel seguito della sua opera. H. aveva intanto preso dimora in quella campagna del Dorsetshire che appare nei suoi romanzi col nome di Wessex, e non se ne mosse più se non per brevi soggiorni a Londra e qualche viaggio sul continente, fra cui uno, nel 1887, in Italia.
La cura della costruzione, la complessità degli svolgimenti e soprattutto l'aura poetica dei racconti di H. sono ancora sulla linea della grande arte narrativa dell'epoca vittoriana; ma in H. cercheremmo invano la visione tranquilla di Meredith, come nella sua ironia non c'è più l'immediatezza e bonarietà dell'ironia del Dickens. H. è anzi uno dei maggiori esponenti di quella rivolta contro il vittorianesimo e i suoi valori stereotipati, la quale caratterizzò la letteratura inglese nell'ultimo decennio del secolo scorso. Con la maturità di mezzi dell'arte vittoriana H. esprime una coscienza diversa e più tormentata. L'insieme d'idee e di convenzioni che formano la nostra esistenza sociale e che i vittoriani sostanzialmente accettavano, è per lui in contrasto insanabile col corso della natura e porta a un conflitto perenne delle tendenze e della volontà dell'uomo contro l'ambiente.
Per mutare questa esistenza, l'uomo non può far nulla: l'ambiente naturale e sociale è più forte della volontà del singolo e segue il suo cammino, sospinto da un fato che tra l'uomo e le cose non fa distinzione e su cui le nostre aspirazioni, anche le più alte, non hanno presa. Si è perciò molto parlato d'un pessimismo del H.; ma anche nei racconti dove più si trova l'elemento ironico - come Far from the Madding Crowd, in cui Bathseba, donna virtuosa, dopo aver respinto tre innamorati finisce per sposare un cattivo soggetto; o come parecchie novelle, specie quelle raccolte nel 1894 col titolo Life's Little Ironies (dove è la bellissima The Son's Veto) - l'ironia è dolorosa e piena di simpatia umana. E così nei romanzi, fin nei più cupi, dalla stessa profondità di rappresentazione delle passioni, del dolore e della lotta vana contro il destino, scaturisce implicita l'affermazione del valore etico della vita. Anziché di pessimisno, sembra quindi più esatto parlare di fatalismo.
Elemento fondamentale dell'arte di H. è dunque la lotta inutile dell'individuo contro l'oscura potenza del fato che muove il mondo. E poiché l'amore accentua ed esalta in modo particolare l'individualità, è appunto nell'amore che il conflitto della volontà e della natura umane contro il destino trova maggior rilievo. È per questa via che i romanzi di H. rientrano nella categoria dei cosiddetti sex novels. Accanto a remissività addolorate di donne che al fato soccombono e accanto a creature che sono una sola fiamma di dedizione talvolta eroica, egli ci presenta figure prive d'ogni elevatezza morale o addirittura malvagie. Ma anche quando la donna è strumento di tortura nelle mani del destino, ne è, allo stesso tempo, vittima. Da questo doppio aspetto, che toglie loro ogni responsabilità, deriva la profonda vitalità e il doloroso impasto umano che rendono così appassionanti le donne dei suoi romanzi.
Il fatalismo di H. non appare però fin da principio accentuati al massimo. In Under the Greenwood Tree vi sono ancora serenità e chiarezza in toni di vita campestre, e l'ironia che il destino suscita nello scrittore in Far from the Madding Crowd non implica ancora una catena di conseguenze così implacabilmente fatale che il fermo intervento della volontà umana non potrebbe infrangerla. Ma già in The Return of the Native (1878) la morsa del destino si stringe assai di più. Tuttavia in questo romanzo, come nell'altro The Mayor of Casterbridge (1886), se i personaggi subiscono conseguenze lontane e imprevedibili delle loro colpe, di colpe precise si può ancora parlare. Ma dove il destino impera e si vale di qualunque caso e azione indipendentemente dal loro valore morale, è nei due grandi romanzi con cui H. ha chiuso la sua opera narrativa: Tess of the d'Ubervilles (1891), il più popolare, e Jude the obscure (1895), il suo capolavoro. Colpevolezza e innocenza, tutto qui serve per manifestarsi al destino cieco, la cui presenza assume in questi romanzi, specie nel secondo, la grandiosità e il mistero d'una rivelazione.
Questa organica visione della vita che progressivamente si sviluppa e approfondisce ingenera talora l'impressione di un'insistenza eccessiva e d'origine programmatica, ma conferisce anche a tutta l'opera narrativa di H. un'intima unità col carattere di una grande epica moderna. Nella tecnica dei due romanzi maggiori si riscontra qualche influsso dei grandi romanzieri francesi ai quali è dovuta, in H., anche la minuzia un po' trita di talune descrizioni cui avrebbe dato maggior efficacia una più sintetica scelta dei particolari. Tanto più in quanto la bellezza della prosa di H. consiste in una grande intensità e lucidità dell'espressione a cui bastano quasi sempre mezzi semplici.
Quando si credeva dai contemporanei che la sua arte avesse detto l'ultima parola, H. trovò la via di conciliare la lirica con l'epica dei suoi racconti. Dal confluire delle due attività nacque The Dynasts (pubblicato in tre parti, rispettivamente nel 1904, 1906, 1908). In questo dramma epico, come H. stesso l'ha chiamato, sono rappresentate le vicende della lotta inglese contro Napoleone, ma gli avvenimenti storici vi si ampliano, assumono portata e significazione universale: Napoleone stesso è strumento del destino che spinge ciecamente tutte le cose umane, e in questo si avvicina, per quanto possibile, ai personaggi della tragedia di Sofocle. Questa concezione è espressa dal poeta sia nelle didascalie sia nel coro di "intelletti fantasmici" che accompagna e commenta l'azione. Audace nel procedimento tecnico, il dramma - sintesi di tutta la visione hardyana del mondo e della vita - è l'opera sua di maggior valore. Anche il verso sciolto vi è trattato con grande maestria.
Dopo l'ultima parte dei Dynasts apparve il volume di liriche Time's laughingstocks and other verses (1909) e da allora H. si dedicò esclusivamente alla poesia (i due volumi narrativi: The Well Beloved, 1897 e A Changed Man, 1913, sono raccolte di racconti pubblicati sparsamente alcuni anni innanzi). Postumo è uscito il volume di poesie Winter Words (1928) seguito dai Memoirs (1928), scritti in terza persona ma palesemente autobiografici e di notevole interesse per la conoscenza del poeta.
La sua lirica è una personalissima mescolanza di linguaggio parlato e letterario, che gli consente varietà e sottigliezza di sfumature, sebbene comporti disuguaglianze spesso eccessive. Ad essa H. ricorre per esprimere la sua concezione della vita in una forma sintetica e quindi più intensa; perciò la sua poesia nasce frequentemente da uno stato riflesso.
La sola sua opera poetica basterebbe certo a dargli fama; ma soprattutto come romanziere H. conserverà un posto importante nella letteratura inglese. Tutti i suoi romanzi si svolgono nella regione del Wessex che non aveva segreti per lui. Questo paesaggio però non è sentito come caratteristica locale o folkloristica: nel piccolo Wessex egli vide, come in uno specchio, riflettersi in sintesi tutto il mondo della natura e tutta la vita umana. A ogni modo, fu questa creazione poetica d'un paese, operata da H., la causa prima del larghissimo uso di colore locale che c'è nell'arte narrativa inglese contemporanea.
Ediz.: Definitive Wessex edition of works in prose and verse, with new prefaces and notes, Londra 1912 segg.
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