HOOD, Thomas
Poeta inglese, di famiglia originaria della Scozia, nato a Londra il 23 maggio 1799, morto ivi il 3 maggio 1845. A quattordici anni s'impiegò e un anno dopo cominciò a dedicarsi all'incisione; ma, ammalatosi, andò a passare gli anni 1815-17 a Dundee, presso parenti. Ivi incominciò la sua carriera letteraria collaborando a periodici locali. Nel 1818, di ritorno a Londra, riprese a lavorare da incisore; ma presto scoprì che la sua vera vocazione era la letteratura e nel 1821 divenne vice-direttore del London Magazine, a cui collaborò abbondantemente. Questo lavoro lo mise in contatto con un vivo ambiente letterario: quello di Lamb, H. F. Cary, De Quincey, Hazlitt e T. H. Reynolds, del quale egli sposò la sorella nel 1825. Col Lamb egli si legò di stretta amicizia e ne subì così profondamente l'influsso, che Coleridge attribuì al Lamb uno dei giovanili jeux d'esprit del H. Probabilmente per il tramite del Reynolds il H. venne a conoscenza dell'opera di Keats, il quale gli fu palesemente maestro in molta parte della sua opera poetica più seria. Nel 1825 pubblicò Odes and Addresses to Great People; nel 1826 la prima e nel 1827 la seconda serie dei Whims and Oddities, che ebbero grande popolarità. Invece la stampa passò sotto silenzio le poesie serie The Plea of the Midsummer Fairies, Hero and Leander and other Poems (1827). Nel 1829 H. pubblicò il periodico The Gem e vi collaborò col suo famoso poema tragico The Dream of Eugene Aram; nel 1830 iniziò la pubblicazione di un Annuario comico che continuò per otto anni. Dal 1835 al 1839 visse dapprima a Coblenza, poi a Ostenda, ma nel 1840 tornò a Londra e l'anno seguente pubblicò The New Monthly Magazine. Nel 1844 iniziò la pubblicazione della sua rivista Hood's Magazine. Tutta la sua vita fu una lotta coraggiosa contro la povertà e la salute malferma, ma la sua gaiezza e la sua nobiltà di carattere lo resero caro, non meno che alla famiglia, a una larga cerchia d'amici. Più che a Eugene Aram e a poche poesie che pure hanno notevole valore, come I remember, The Song of the Shirt (pubblicata sul Punch nel 1843) e The Bridge of Sighs (1844), nelle quali ultime manifesta profonda simpatia per i reietti della società, la fama popolare del H. fu raccomandata ai suoi scritti comici, specie a quelli in versi. I migliori tra questi costituiscono quanto di meglio si è fatto in tal genere: sono infatti veramente arguti, pieni d'una straordinaria ingegnosità di concetti e d'una perizia singolare nelle pirotecnie metriche e linguistiche; ma la sostanza non si eleva al di sopra del lavoro fatto per lucro e tutto il suo interesse è legato ad allusioni d'attualità che oggi ci lasciano indifferenti, come il suo humour è fondato su giuochi di parole tanto tediosi quanto abbondanti. La bellezza delle sue poesie serie non è stata mai riconosciuta adeguatamente. Invero, H. non ebbe l'intensità, la concentrazione, la suprema felicità verbale dei più grandi artisti; ma nell'osservazione e nel sentimento fu vero poeta, con una delicata capacità lirica e una tenera vena di melanconia, che spesso trova bella espressione.
Ediz.: Poetical Works, a cura di W. Jerrold, Oxford 1906.
Bibl.: W. Jerrold, Th. H., his Life and Times, Londra 1907.