WARD, Thomas
WARD, Thomas. – Nacque il 9 ottobre 1810 a Howden, nella contea dello Yorkshire, da William, stalliere, e da Margaret Marvil.
Orfano di madre in tenera età, fino ai nove anni frequentò con profitto le scuole a York, ma le necessità e il sostentamento della famiglia bloccarono i suoi studi. Ward tornò così ad Howden per poi entrare alle dipendenze di Robert Risdale, uno dei più importanti allevatori della Gran Bretagna. Seguendo ben presto le orme del padre, Ward si interessò sempre più ai cavalli, diventando in poco tempo un esperto fantino e un abile allevatore.
Le notizie sulla gioventù di Ward sono molto scarse, ma in un momento imprecisato degli anni Venti fu spedito da Risdale in Austria per seguire e concludere degli affari legati al mondo dell’ippica. Dall’agosto del 1826 al gennaio del 1828 fu al servizio del principe Liechtenstein come fantino, mentre dal 1829 al 1831 guidò le scuderie del conte Hunyady, uno dei più importanti proprietari terrieri dell’Ungheria. Nel 1832 Ward sposò Louise Genther, di famiglia artigiana viennese, e per il suo lavoro iniziò a frequentare gli ambienti aristocratici e ippici asburgici, dove in poco tempo si costruì una fama di ottimo allevatore e affinò le sue abilità diplomatiche e relazionali. Nel 1833 incontrò a Vienna Carlo Ludovico di Borbone, duca di Lucca, impegnato in uno dei suoi tour europei; le fonti non sono certe, ma molto probabilmente Ward accompagnò nel suo viaggio di ritorno a Lucca il duca, che nell’ottobre del 1833 lo nominò terzo valletto personale.
Nato nel 1815 ai tavoli del congresso di Vienna, il ducato di Lucca era stato affidato ai Borbone di Parma, privati del loro ducato in favore della moglie di Napoleone, Maria Luisa d’Austria, con l’accordo che alla morte di quest’ultima il ducato padano sarebbe tornato ai precedenti regnanti della famiglia Borbone. La duchessa Maria Luisa di Borbone Spagna, moglie di Ludovico di Borbone Parma, guidò con grande impegno il proprio piccolo regno, e alla rigida ortodossia cattolica affiancò la nascita di istituti culturali (un nuovo teatro, un orto botanico, gabinetti scientifici) e nuove infrastrutture come le darsene del porto di Viareggio. Alla sua morte nel 1824 le succedette il figlio Carlo Lodovico, uomo dai molteplici interessi e dalle grandi letture, ma pure dal carattere volubile e incostante, profondamente influenzabile. Carlo Ludovico nei primi anni di regno favorì alcune riforme, dalla revisione della politica daziaria, fiscale e mercantile all’istituzione di nuove scuole, ma si dedicò soprattutto a lunghi e dispendiosi viaggi attraverso l’Italia e l’Europa, lasciando il governo della città e del ducato nelle mani del fidato ministro Antonio Mansi, in carica fino al 1840.
Ward con abilità seppe conquistare la fiducia del duca per il suo spirito d’iniziativa e la sua etica lavorativa. Nel 1838 Ward organizzò il viaggio di Carlo Ludovico in Gran Bretagna, dove accompagnò il regnante a Londra per l’incoronazione della regina Vittoria, ma pure agli incontri del mondo politico e diplomatico britannico; il duca, riconoscendone il merito e la capacità organizzativa, lo nominò così primo valletto. Conquistato il ruolo di consigliere personale del sovrano, Ward seppe inserirsi nelle gerarchie lucchesi, costruendosi una piccola ricchezza con la compravendita dei cavalli della scuderia ducale e con oculati investimenti, specialmente nel nascente settore ferroviario del centro Italia. Nel 1843, in rappresentanza del duca, si diresse in Galizia per trattare con l’arciduca Ferdinando d’Asburgo un prestito per rimpinguare le dissanguate casse lucchesi. Questo prestito, ottenuto in realtà dai Rotschild con l’arciduca Ferdinando come garante, non sarebbe arrivato indenne, con un gravoso costo indiretto. Nel novembre del 1844 fu infatti stipulato a Firenze un trattato segreto tra i governi del granducato di Toscana, del ducato di Modena e Reggio e del ducato di Parma e Piacenza inerente ai confini dei tre Stati e il destino del ducato di Lucca. Alla morte di Maria Luisa e al ritorno dei Borbone a Parma, il ducato di Lucca sarebbe stato annesso al granducato di Toscana, mentre il ricco territorio di Guastalla, in mano ai parmensi, sarebbe passato al ducato di Modena; Parma ne avrebbe guadagnato per compensazione la sola Pontremoli, allora nel territorio granducale. Queste trattative diplomatiche furono condotte senza la presenza di Carlo Ludovico, che ne sarebbe venuto a conoscenza solo nel 1847 e che avrebbe dovuto accettare le amare conseguenze sia su pressione austriaca sia in ottemperanza al prestito ricevuto dall’arciduca Ferdinando, fratello del duca di Modena e Reggio.
Nonostante il prestito asburgico, le finanze del ducato di Lucca continuarono a peggiorare e nel 1846 il duca decise di nominare Ward come direttore generale delle Finanze. Egli attuò subito una politica fortemente restrittiva dei costi dello Stato e nel 1847, diventato per volontà di Carlo Ludovico barone ereditario, condusse un lungo negoziato con il governo granducale a Firenze, ottenendo il finanziamento del debito pubblico lucchese in cambio dei monopoli doganali del piccolo ducato. Queste trattative finanziarie – in realtà il primo passo dell’annessione di Lucca al granducato – avvennero in un periodo di grandi fermenti e speranze liberali in tutta la penisola per l’ascesa al soglio pontificio di Pio IX. Ben presto le idee e i dibattiti circolanti a Firenze arrivarono anche a Lucca, dove il 4 luglio 1847 scoppiarono una serie di tumulti e manifestazioni, con la richiesta di riforme liberali e la nascita di una guardia civica. Il duro proclama contrario di Carlo Ludovico del 21 luglio sancì la definitiva rottura tra il duca e l’opinione pubblica lucchese. Ward, sempre impegnato a Firenze e Vienna nelle trattative per il debito pubblico lucchese, cercò di moderare le opinioni del duca, nella speranza di arrivare a una pacificazione con i gruppi liberali e riformisti presenti in città. Una pacificazione che arrivò il 1° settembre 1847, quando Carlo Lodovico firmò una serie di concessioni presentate da una deputazione guidata dal moderato Antonio Mazzarosa. Ward, inviso al nuovo Consiglio di stato liberale per gli anni al servizio del duca e per le trattive in corso con Firenze per la cessione dei monopoli statali, in quelle settimane sostenne sempre con il duca la necessità del dialogo con i nuovi esponenti politici, evitando lo scontro armato. Spaventato dal dover cedere a nuove richieste, Carlo Ludovico nel settembre convertì il Consiglio di Stato guidato da Mazzarosa in Consiglio di reggenza. Il nuovo Consiglio liberale ebbe però poco tempo per attuare le proprie riforme, perché Carlo Ludovico il 4 ottobre 1847 firmò la propria abdicazione in favore del granduca di Toscana, concludendo così la storia del ducato di Lucca e della secolare indipendenza della città.
Carlo Ludovico si rifugiò così momentaneamente a Pontremoli, in attesa del suo ritorno a Parma, ma gli articoli del trattato di Firenze del 1844 non ebbero facile attuazione, con il rischio pure di un conflitto tra il ducato di Modena, interessato a guadagnare subito i nuovi territori di Guastalla e di Fivizzano, e il granducato di Toscana, ancora scosso dai moti liberali.
Nell’autunno del 1847 partì così una concitata serie di trattative condotte tra Modena, Firenze e Vienna, con Ward in rappresentanza di Carlo Ludovico, ma le tensioni diplomatiche si attenuarono soprattutto per pressione austriaca, con la conclusione del trattato così com’era stato firmato nel 1844.
Con la morte di Maria Luisa d’Asburgo il 17 dicembre 1847 per Carlo Ludovico si presentò la possibilità di tornare a Parma come regnante. In una prima fase sembrò non volersi impegnare nuovamente con il governo di un ducato, ma dietro le forti pressioni di Ward decise di non poter rifiutare il proprio ruolo, soprattutto per tutelare il futuro dei diritti reali del figlio. Carlo Ludovico entrò così a Parma il 31 dicembre 1847, diventando il duca Carlo II di Borbone. Fu decisivo il ruolo che ebbe Ward in quelle settimane, quando avviò una serie di incontri diplomatici a Vienna, soprattutto con Klemens von Metternich, con il quale ormai vantava una solida collaborazione e una stima pluriennale, per costruire una legittimità al nuovo sovrano, ben conoscendo la fondamentale importanza strategica che Parma rivestiva per Vienna nel controllo della realtà italiana. Nel marzo del 1848 iniziò però a Parma una serie di rivolte e tumulti di stampo liberale e di fronte ancora una volta alla scelta di reprimere i moti o concedere le riforme, Carlo II nominò una nuova Reggenza per redigere una costituzione. Ward fu incaricato di dirigersi a Torino per trattare con Carlo Alberto la cessione di Piacenza al Regno di Sardegna in cambio della difesa del ducato parmense e della legittimità al trono di Carlo II, ma le negoziazioni naufragarono ben presto per le reticenze sia di Carlo Alberto sia del ministro degli Esteri Lorenzo Pareto. Ward seguì quindi impotente da Torino lo svolgersi degli eventi, anche quando nell’aprile Carlo II trasformò la reggenza in governo provvisorio e si esiliò in un castello di famiglia in Sassonia, con la città che nel maggio votò a grande maggioranza la propria annessione al Piemonte in un «libero voto» plebiscitario fortemente influenzato dalla retorica di Vincenzo Gioberti.
Ward tornò a essere decisivo nell’estate del 1848 quando, dopo l’armistizio di Salasco, Carlo II compì uno degli ennesimi cambi di fronte, reclamando per sé e la famiglia Borbone il governo del ducato di Parma. Ward, nominato dal duca chargé d’affaires a Vienna, avviò così una nuova fase diplomatica per ricostruire la legittimità di un sovrano che pochi mesi prima aveva abbracciato la causa risorgimentale. Ward si fece forza anche questa volta della posizione strategica di Parma nello scacchiere italiano, per cui pur malvolentieri gli austriaci favorirono il ritorno del duca a Parma. Carlo II accettò l’occupazione militare delle truppe asburgiche e annullò tutti gli atti approvati dal governo liberale, compresa l’annessione al Piemonte, ma poco tempo dopo dichiarò al fidato consigliere britannico la volontà di abdicare, incaricando così Ward di dirigersi in Gran Bretagna per ritornare con il figlio Ferdinando, rifugiatosi nel frattempo in Inghilterra con la moglie Maria Luisa di Borbone Francia.
Con la ripresa della guerra d’indipendenza, Parma fu nuovamente scossa dai tumulti liberali, con la proclamazione per la seconda volta della propria volontà di unirsi al regno sabaudo, e il 14 marzo 1849, dieci giorni prima della fine del conflitto tra Piemonte e Austria, Carlo II decise definitivamente di abdicare in favore del figlio Ferdinando, diventato Carlo III il 25 agosto 1849, alla fine dell’occupazione austriaca. Ward ebbe così il difficile ruolo di costruire nuovamente per vie diplomatiche, incontrando a Vienna il cancelliere Felix von Schwarzenberg e l’imperatore Francesco Giuseppe, una legittimità al nuovo duca di Parma, che in passato non aveva avuto timori nell’esprimere posizioni antiaustriache. Insignito nell’autunno del 1849 dall’imperatore Francesco Giuseppe dell’Ordine imperiale della corona di ferro, Ward diventò ufficialmente il difensore della causa asburgica a Parma, rendendosi sempre più inviso a Carlo III e alla corte ducale, interessata a dimostrare la propria indipendenza da Vienna e legata per questioni di famiglia più ai Borbone di Francia e Spagna che agli Asburgo. Carlo III non poteva però fare a meno di Ward, che nel biennio 1849-50 trattò con successo l’adesione del ducato di Parma all’unione doganale con Modena e l’Austria e le indennità di guerra dovute alle occupazioni piemontesi e austriache, mentre nel 1852 si diresse in Spagna per riallacciare i rapporti con la regina Isabella II di Borbone.
Quando il 26 marzo 1854 Carlo III fu colpito a morte da un attentatore, il lungo periodo di Ward a servizio dei Borbone di Parma giunse a termine. La duchessa Maria Luisa, ostile al diplomatico britannico per la sua antica fedeltà a Carlo Ludovico/Carlo II e non del tutto estranea al clima di congiura che aleggiava a Parma da qualche anno per scalzare dal trono Carlo III, invitò caldamente Ward ad andarsene dal ducato, sequestrandone i beni. Nel 1850, anche grazie agli investimenti nel settore minerario del ducato parmense, Ward aveva acquistato da Carlo Ludovico la proprietà di Urschendorf, vicino a Vienna, dove si ritirò nel 1854. Qui visse gli ultimi anni della sua vita come uno stimato proprietario terriero, interessato a introdurre in Austria le novità della meccanizzazione e le modalità di allevamento inglesi.
Morì a Urschendorf il 5 ottobre 1858, lasciando la moglie Louise e quattro figli.
Fonti e Bibl.: Le carte private e le lettere di Thomas Ward sono conservate presso la Bodleian Library di Oxford, Mss. Ital. c. 28-66. Per una biografia di Thomas Ward: J. Myers, Baron W. and the Dukes of Parma, London 1938. Per la documentazione archivistica delle cariche pubbliche ricoperte da Ward a Lucca: S. Bongi, Inventario del R. Arch. di Stato in Lucca, III, Lucca 1880, pp. 95-100, 139-150.
C. Massei, Storia civile di Lucca dall’anno 1796 all’anno 1848, II, Lucca 1878, passim; G. Sforza, L’ultimo Duca di Lucca, in Nuova Antologia, 1° agosto 1893, pp. 447-468; Id., L’ultimo Duca di Lucca, parte II. Ventidue anni di governo patriarcale, ibid., 1° settembre 1893, pp. 88-112; Id., La fine di un Ducato I-IV, ibid., 15 novembre 1893, pp. 306-332; Id., La fine di un Ducato V-IX, ibid., 15 dicembre 1893, pp. 675-711; C. Sardi, Lucca ed il suo Ducato dal 1814 al 1859, Firenze, 1912, passim; F. De Feo, La reversione del Ducato di Lucca nel 1847, in Archivio storico italiano, CXXIV (1966), pp. 160-207; R. Santin, La figura e l’opera di T. W., in Actum Luce, I (1972), pp. 347-358; A. Chiavistelli, Un moto effimero: le riforme del 1847 nel Ducato di Lucca tra mobilitazione cittadina ed ancien régime, in Rassegna storica toscana, XLVI (1999), 2, pp. 519-569; M.B. Cecchini, Il Duca violato. Carlo III di Borbone Parma (1823-1854), Viareggio, 2019, ad indicem.
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