Vedi THORIKOS dell'anno: 1966 - 1973 - 1997
THORIKOS (Θοριχός, Thoricus)
Località situata nella parte S-E dell'Attica, a N della regione mineraria del Laurion e di Capo Sunio. È stata identificata in base alle notizie delle fonti letterarie (Herod..; Iv, 99; Thoukyd., viii, 95, 1; Demost., Or., xxxix, 30; xl, 52 ecc.; Xenoph., Heh., 1, 2, 1; Plin., Nat. hist., XXXVII, 5; altre fonti sono elencate nell'articolo di W. Miller cit. in bibl., p. 2, nota 1).
Uno dei più popolosi demi dell'Attica, della tribù Acamantide; era stata una delle dodici città in cui, secondo la tradizione, era diviso il territorio attico prima del sinecismo di Teseo; fu provvista di mura alla fine del V sec. da parte degli Ateniesi (Xenoph., Hell., 1, 2, 1: ᾿Αϑηναῖοι Θοριχὸν ἐτείχισαν). La sua importanza strategica era data soprattutto dalla sua posizione, all'incrocio di tre strade e in posizione dominante i due porti naturali di Frankolimani e di Mandri. Menzionata ancora nel I sec. d. C. da Plinio (loc. cit.), era già diventata, come Brauron, una città completamente priva di importanza, come si apprende dal geografo Mela (De situ orbis, 2, 3) che definisce entrambe le città... ohm urbes iam tantum nomina. Nessuna menzione di Th. è in Pausania.
La località di Th. si compone di tre parti distinte: la pianura, il monte Velatouri e la penisola di H. Nikolaos, lunga circa 1 km, larga 300 m che si stende tra i due porticcioli.
I più antichi trovamenti, risalenti all'Età del Bronzo, testimoniano di un insediamento sulla cima del Velatouri: gli scavi condotti dai Greci alla fine del secolo scorso hanno infatti riportato alla luce resti di un circuito di mura e case del periodo mesoelladico, con sepolture entro l'area occupata dalle abitazioni, e del periodo Tardo Elladico, con due notevoli sepolture, l'una di pianta circolare, l'altra di pianta ovoidale. La ceramica rinvenuta era del tipo minia, Mattmalerei e miceneo continentale, con importazioni di ceramica cicladica. Il periodo geometrico è per ora attestato solo da una tomba, databile al IX sec., rinvenuta fortuitamente nella pianura, ai piedi del monte Velatouri.
Della metà circa del VI sec. è l'impianto originario del teatro (già descritto dal Dodwell, Travels in Greece, ma scavato solo nel 1886 dalla Scuola Americana), che all'inizio non era che un auditorium posto sulla piccola piazza pubblica del demo, consistente in una serie di gradini, con andamento rettilineo nella sezione centrale, che dominava uno spiazzo sostenuto artificialmente, nel lato S, da un muro alto circa 5 m. Una piccola sala scavata nella roccia (forse un bouleutèrion) preesistente al teatro, determinò l'interruzione del lato E della cavea, di forma semiovoidale. Come le aree teatrali di Drero e Latò (per le affinità con luoghi dell'isola di Creta, si ricordi che secondo l'Inno omerico qui sarebbe sbarcata Demetra nel suo viaggio da Creta ad Eleusi), anche quella di Th. inizialmente non doveva servire per rappresentazioni sceniche (Bulle), ma come luogo di riunione del demo. Solo alla fine del V o all'inizio del IV sec., in concomitanza con la diminuita importanza delle assemblee del demo e lo sviluppo delle rappresentazioni teatrali anche fuori di Atene, l'intera agorà si trasforma. Un piccolo tempio viene costruito sul lato E dello spiazzo antistante alla cavea; l'altare è portato all'estremità opposta, il che determinò un taglio dei gradini inferiori, per permettere la circolazione attorno all'altare. Una vera e propria scena non dovette essere mai esistita: gli attori con ogni probabilità recitavano su un podio di legno, sorretto da pilastri pure in legno (Bulle). La piccola sala scavata nella roccia fu annessa al teatro e utilizzata forse come spogliatoio (skeuotheke): in sua vece fu costruita una stoà con colonnato su entrambi i lati, dalla parte occidentale del teatro. Un'altra stoà, oggi scomparsa, si innalzava ai piedi del Velatouri, non lontana dal teatro: rimane la presentazione di essa nell'opera edita dalla Società dei Dilettanti (cap. 9, tav. 1). Un'iscrizione ricorda che il teatro era connesso con il culto di Dioniso.
La penisola di Haghios Nikolaos presenta una fortificazione marittima che sbarra l'accesso dalla parte orientale: consiste in un perimetro di mura di forma all'incirca quadrata, molto sirnile alle fortificazioni di Ramnunte. Recentemente il Mussche ha potuto fissare al 412 la data di quest'opera difensiva, nello stesso anno cioè in cui Atene fortificò anche il Sunio e Ramnunte (Poroi, iv, 43), ed è l'opera di cui fa menzione Senofonte (loc. cit.). Roccaforte per tutto il IV sec., durante l'epoca ellenistica assunse esclusivamente un ufficio industriale, e fu in seguito abbandonata. Nulla di certo si sa dell'opera di difesa intorno al teatro e al monte, ad eccezione di rapide menzioni da parte di antichi viaggiatori.
Bibl.: W. Miller-L. Cushing, in Papers Amer. School of Classical Studies at Athens, IV, 1885-6, 1888, p. i ss.; H. Bulle, Untersuchungen an Griechischen Theatern, Monaco 1928, pp. 9-15; 210; P. E. Arias, Il teatro di Torico in Attica, in Historia, VII, 1933, p. 55 ss.; id., Il teatro greco fuori di Atene, Firenze 1934, p. 24 ss.; W. Wrede, in Pauly-Wissowa, VI A, 1936, c. 338 ss., s. v.; C. Anti, Teatri greci arcaici, Padova 1947, pp. 45 ss.; 143 ss.; O. A. W. Dilke, The Greek Theatre Cavea, in Ann. Br. School Athens, XLIII, 1948, p. 127 s.; id., Details and Chronology of Greek Theatre Caveas, ibid., XLV, 1950, pp. 25-28; W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece, Londra 1950, passim; R. Martin, Recherches sur l'agorà grecque, Parigi 1951, p. 249 s.; R. Y. Hopper, The Attic Silver mines in the fourth Century b. C., in Ann. British School Athens, XLVIII, 1953, p. 200 ss.; H. F. Mussche, La Forteresse maritime de Thorikos, in Bull. Corr. Hell., LXXXV, 1961, p. 176 ss.; W. A. McDonald, A Geometric Grave Group from Thorikos in Attica, in Hesperia, XXX, 1961, p. 299 ss.; M. Bieber, The History of the Greek and Roman Theater, Princeton, 2a ed., 1961, p. 57, fig. 231.