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THUBURSICUM NUMIDARUM

di Ch. Picard - Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)
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THUBURSICUM NUMIDARUM

Ch. Picard

Odierna Khamissa, località algerina (dipartimento di Bône), capoluogo di una tribù istallatasi alle sorgenti della Mejerda (Bagrada) che, per una ragione sconosciuta, portava il nome di gens Numidarum, senza alcun altro epiteto.

Th. pare essere stato il centro del vero paese numida; è forse là, secondo l'ipotesi di S. Gsell, che s'è formata la potenza politica che Massinissa doveva portare all'apogeo. Th. tributò un culto ai re Massylî e al Genio della Nazione. Fu, in età imperiale, la residenza del Princeps gentis Numidarum ridotto però al rango di funzionario municipale. Ciò non impedì alla città di divenire municipio e poi colonia. Le rovine, molto importanti, risalgono al II, III secolo. Come numerose città africane, Th. possedeva due Fori, il più recente costruito sotto M. Aurelio e L. Vero. Il suo teatro è quello meglio conservato di Algeria. Le grandi Terme hanno un piano analogo a quelle della Villa Adriana, col tepidarium circolare. Un tempio a Saturno si alzava fuori della città, su una collina. Da questi monumenti provengono numerose statue: due colossi di M. Aurelio e L. Vero, molti ritratti severiani, tra i quali un bel busto di Geta, e numerose immagini divine consacrate a Giove, Minerva, Nettuno. Quest'ultimo presiedeva al culto delle fontane, particolarmente popolare per la vicinanza delle sorgenti del Bagrada, come testimonia anche il ninfeo monumentale. Th. manifestò anche la sua riconoscenza a Claudio II e ad Aureliano, senza dubbio in cambio della protezione che ne aveva ricevuto. Tuttavia dovette soffrire gravemente per i torbidi della fine del III sec., perché era quasi completamente in rovina nel IV sec. d. C.

Sotto Costantino, nel 324, il filosofo peripatetico Nonius Marcellus, autore del De compendiosa doctrina per litteras ad Filium (opere di argomento grammaticale e antiquario), che era originario della città, fece ripavimentare il vecchio Foro, riparò le terme e altri edifici. Il Foro nuovo invece restò in rovina fino al 361-362, anno in cui il legato Flavio Teodoto fece liberare la piazza e raddrizzare le statue. I bizantini occuparono e fortificarono la città.

Bibl.: S. Gsell, Khamissa, Parigi 1922; G. Souville, in Libyca, I, 1953, pp. 109-119.

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