TIARA
. Presso i popoli dell'Asia in genere, e specialmente dell'Asia Minore, era comune una specie d'alto copricapo, fatto di tessuto o di pelle, noto nel mondo greco sotto diverse denominazioni, di cui la più diffusa era quella di "Tiara" (τιάρα) o "mitra" La sua forma poteva subire varie modificazioni: una delle più frequenti era quella a cono, con la punta ripiegata in avanti: tale forma è quella detta modernamente "berretto frigio"; essa serve a distinguere, su monumenti greci e romani, personaggi storici o mitici, di stirpe orientale e barbara in genere. Ciò perché i Greci dell'età classica, come pure i Romani, non usavano di regola portare alcuna specie di copricapo all'infuori dell'elmo, o di speciali copricapo per lunghi viaggi (v. petaso). Si può ritenere, che, come la alōpekís in uso presso le popolazioni della Tracia, così anche la tiara frigia consistesse in origine di una pelle tagliata e cucita in modo da formare un cappuccio conico, con appendici ricadenti sugli omeri. Di tal genere è il copricapo con cui sono rappresentati i Traci che circondano Orfeo liricine in una nota pittura vascolare attica del sec. V a. C. La tiara frigia, di feltro o di pelle, si distingue dalla alōpekís unicamente in grazia del cono più alto, nonché della punta molto più accentuata, la quale, rivolta in avanti, si accartoccia facilmente e si ripiega su sé medesima, formando una delle sue caratteristiche principali. La tiara frigia era certamente distinta da vivaci colori, talora sontuosamente ricamata e gemmata, in armonia con l'apparenza vistosa dell'abito orientale. Presso i Persiani, gli Armeni e altri popoli dell'Oriente asiatico, la tiara costituiva un segno di distinzione. Unita con un aureo diadema, costituiva addirittura il distintivo dell'autorità regia. In taluni casi e negli esemplari più cospicui, il berretto frigio è munito di una cresta a punte, che dalla sommità scende fino alla nuca.
Nell'arte greca e romana la tiara è portata dai Persiani (si veda il grande vaso àpulo detto "dei Persiani") del Museo Nazionale di Napoli, da Tantalo, Anchise, Paride, Ganimede, Mida, le Amazzoni (per quanto la tiara sia in origine un copricapo maschile), e anche da personaggi del nord (Orfeo, Tamiri, Medea): Traci e Sciti. Per i Daci era segno di distinzione. Attributo divino è il berretto frigio di Mitra. Nell'arte cristiana lo portano i Re Magi.
Bibl.: O. Navarre, in Daremberg e Saglio, Dictionn. d. ant. gr. et rom., s. v.; R. Cagnat-Chapot, Manuel d'archéologie romaine, II, Parigi 1920, p. 366. Per il vaso "dei Persiani" e pitture vascolari affini, A. Furtwängler e C. Reichhold, Griech. Vasenmalerei, II, Monaco 1909, tav. 88 e testo relativo.
La tiara Papale. - È distinta in tre diademi sovrapposti e con in cima la croce. È detta perciò anche triregno. Non è d'uso liturgico, ma piuttosto segno d' autorità e di giurisdizione, usata nei cortei ufficiali, nelle proclamazioni ex cathedra, ecc., mentre la mitra è indumento liturgico sia del papa sia degli altri vescovi. Resta incerta la sua origine, per la scarsità di accenni documentarî e di raffigurazioni monumentali sino a tutto il secolo XII. Non si sa nemmeno se il primo cerchio fosse un diadema o un mero ornamento. Da Bonifacio VIII fu aggiunto un secondo diadema.
La prima rappresentazione che ci rimanga d'una tiara con tre diademi è nell'effigie tombale di Benedetto XII (morto nel 1342), conservata nel museo d'Avignone.
Bibl.: E. Müntz, La tiare pontif., in Mém. de l'Académ. des Inscr. et belles-lettres, XXXVI (1898).