TIBALDO IV di Champagne, re di Navarra
Nacque nel 1201, qualche mese dopo la morte del padre, di cui rimase unico erede; la madre, Bianca di Navarra, che tenne la reggenza, seppe salvaguardare i diritti del figlio contro le contestazioni dei cugini, i figli di Enrico II, di cui era stato erede il fratello Tibaldo III, padre di T. Quando nel 1222 T. assunse direttamente il governo, ormai i suoi diritti erano definitivamente assicurati. Tuttavia per il suo temperamento avventuroso, intrigante, bellicoso, mise spesso a repentaglio la stabilità dei suoi feudi e la sua stessa sicurezza personale. Nel 1226 è ingaggiato nella lotta della feudalità contro le prerogative monarchiche, ma presto fa nuovo atto di sottomissione; nel 1234, alla morte di Sancio il Forte, fratello della madre, diventa re di Navarra; e nella nuova veste complotta ancora contro il re di Francia Luigi IX, a cui fa atto di sottomissione per la terza volta; abbandona allora le rivendicazioni di feudatario e predica una nuova crociata, per la quale salpa nell'agosto del 1239; ritorna l'anno seguente, forse stanco della vita intraprendente; e da quest'epoca la sua esistenza ha un ritmo più riposato: si fa protettore di poeti e di artisti, sostiene conventi e università, egli stesso sacrifica con delicato e vago senso lirico al culto trovadorico contemporaneo. Trascorre la vita, fino al 1253, l'anno della morte, passando da Pamplona, la capitale della Navarra, a Reims, a Blois, i castelli della sua eredità francese.
Di T. ci restano più di cinquanta poesie, composte in parte prima che diventasse re di Navarra: oltre alle canzoni, il componimento lirico della più pura tradizione trovadori, T. compose sirventesi, pastorelle, tenzoni (jeux-partis). La maggiore qualità dell'ispirazione di T. risiede soprattutto nella varia, leggiera, trasmutabile gradazione sentimentale, che dall'elemento madrigalesco trapassa al tono ironico, dialettico, sottile, senza approfondimenti passionali e piuttosto con un acuto senso dei valori melodici della lingua francese e del ritmo. Anche dal punto di vista dell'espressione musicale, l'arte di T., nella sua apparente semplicità (lontana come è da ogni polifonismo), è raffinata come quella di pochi altri. E già un'arte di cultura, ma satura di vivo lirismo, anche nei rapporti che essa strinse tra l'espressione poetica e la musicale. Il presunto amore di T. per Bianca di Castiglia, piuttosto leggendario, non risulta affatto dal canzoniere, dove tutto è avvolto in un lieve velo di scaltrita ed estetizzante indeterminatezza.
Ediz. e bibl.: Histoire littéraire de la France, XXIII (1895), pp. 265-804; A. Wallensköld, T. de Ch., ses chansons, Parigi 1926.