ANSIDEI, Tiberio
Nato a Perugia l'8 dic. 1789 da nobile famiglia, fu educato nel collegio di S. Caterina a Parma. A venti anni si recò a Roma per arruolarsi nelle milizie francesi e nel 1813 ottenne il grado di sottotenente nel 13° reggimento Ussari. Crollato l'impero napoleonico, tornò a Perugia e si trasferì poi a Roma, dove fu per tre anni impiegato nella Banca di sconto. Cessata l'attività di questa nel 1829, l'A. rientrò a Perugia, dove fu nominato consigliere comunale. Svolgeva, intanto, attività di propaganda liberale contro il governo pontificio.
Scoppiati i moti del 1831, guidò una colonna di insorti, che partecipò al combattimento di Otricoli. Restaurata l'autorità papale, esulò in Francia; ma nel 1832 era nuovamente a Perugia, in seguito all'amnistia concessa da Gregorio XVI. Iscritto alla Giovine Italia, noto tra i cospiratori col nome di "Icilio", era ritenuto dal Mazzini uomo "ottimo, ma timiduccio un pochino".
Questa attività di cospiratore dell'A. è stata consacrata da una tradizione familiare e locale (P. Ansidei, Necrologio, in In morte del cav. T.A. da Perugia, Tributo d'onore, Foligno 1870; G. degli Azzi, voce nel Diz. del Risorgimento naz.), non sempre documentata. Dette fonti riferiscono che nei moti dei '31 l'A. raccolse volontari da varie città umbre e comibatté, oltre che ad Otricoli, a Magliano Sabino, Borghetto e Civita Castellana; affermano anche che l'A. istituì a Perugia, nel 1832, una vendita carbonara e fu centro dei contatti tra le vendite umbre e quelle della Toscana e Roma; lo dicono affiliato alla massoneria a Nancy nel 1813, eletto maestro a Lione nel 1831, durante l'esilio, e fondatore, nel 1861, della loggia perugina "Fede e Lavoro", di cui fu nominato venerabile.
Nel 1833, dopo la rivolta popolare di Perugia, nota come "fatto della spezieria di Tei", l'A. fu implicato nel processo contro F. Guardabassi; il suo nome, infatti, è compreso nell'elenco degli "Istigatori e cooperatori", incluso negli atti processuali, ma nessun provvedimento risulta preso a suo carico (Tribunale supremo della Sagra Consulta, Ristretto del processo informativo a carico parziale di alcuni prevenuti rubricati in processo, Roma 1834).
Istituita da Pio IX la Guardia civica nel 1847, l'A. fu nominato capitano della 1ª compagnia del 1° battaglione. Nel '48, scoppiata la guerra d'indipendenza, accorse a Bologna con gli altri volontari e, col grado di capitano quartiermastro della Il Legione romana, si occupò dell'anuninistrazione finanziaria, presso lo stato maggiore del col. F. Patrizi. Una malattia agli occhi lo costrinse presto a rimpatriare.
Nella stessa Legione romana militava il figlio Pericle (nato a Roma il 13 genn. 1827), che partecipò alle operazioni militari nel Veneto. Rientrati in patria, padre e figlio, negli anni dal '53 al '60 subirono ripetutamente persecuzioni poliziesche. Testimoni dell'insurrezione perugina del giugno '59, Pericle e il cugino Alessandro, dietro suggerimento dell'A. e con la collaborazione dell'avvocato Benincasa e del professore A. Rossi, redassero l'opuscolo Narrazione storica dei fatti accaduti in Perugia dal 14 al 20 giugno 1859, Cortona 1860 (una ristampa fu curata dalla Loggia massonica "F. Guardabassi", col titolo Le stragi di Perugia, Perugia 1899), in cui denunciavano le violenze subite dai Perugini, contro le versioni ufficiali degli avvenimenti, diffuse dal governo romano.
Sempre in precarie condizioni di salute, l'A. ricoprì negli anni successivi, cariche amministrative: locali e si dedicò ad attività private. Morì a Perugia il 10 ag. 1870.
Il figlio Pericle continuò a cospirare contro il governo pontificio; fu corrispondente del Gualterio e intermediario tra questo e i liberali perugini, finché, nell'aprile del '60, fu arrestato. Uscito dal carcere nell'agosto, si allontanò da Perugia per rientrarvi con le truppe italiane nel settembre successivo. Affiliato alla massoneria, partecipò all'assemblea massonica tenuta a Firenze il 10 giugno '63, come rappresentante della loggia sabina di Rieti. Morì a Perugia il 12 sett. 1905.
Bibl.: Ediz. naz. degli scritti... di G. Mazzini, V, p. 414; IX, p. 113; N. Bianchi, Vicende del mazzinianismo politico e religioso dal 1832 al 1854, Savona 1854, p. 22; G. Pennacchi, Cenni biografici di F. Guardabassi, Perugia 1876, p. 9; Ricordi patriottici, P. A., in Arch. stor. del Risorgimento umbro, I(1905), pp. 230 s.; L. Fumi, Indicazioni ed estratti di docc. dal R. Archivio di Stato di Roma (1823-'60), ibid., p.62; G. degli Azzi, L'insurrezione e le stragi di Perugia del giugno 1859, ibid.,V (1909), pp. 86 s.; Id., Per la liberazione di Perugia e dell'Umbria, ibid., VI (1910), pp. 57 s. , 237, 351; Id., Gli Umbri decorati per le campagne del Veneto e di Roma. 1848-'49, ibid. VII (1911), p. 92; Id., Gli Umbri nelle campagne francesi e napoleoniche, ibid., VIII(1912), p. 267; G. Leti, Roma e lo Stato Pontificio dal 1849 al 1870, II, Ascoli Piceno 1911, p. 172; Id., Carboneria e massonerta nel Risorgimento italiano, Genova 1925, pp. 317, 356; L. Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, a cura di G. Innamorati, Città di Castello 1960, pp. 441, 530.