FIORILLO (Fiorilli), Tiberio
Figlio di Silvio, il famoso Capitan Matamoros, nacque probabilmente a Napoli durante il primo decennio del 1600 (1608?). Celeberrimo attore della commedia dell'arte, legò il suo nome e la sua fama alla maschera di Scaramuccia, ereditata direttamente dal fratello maggiore, Giovan Battista, con la quale calcò le scene italiane e francesi per più di mezzo secolo.
La sua lunghissima e prodigiosa carriera, iniziata in ambito familiare, fu costellata da ripetuti successi e non sembrò conoscere né crisi, né stasi, divenendo ben presto materia mitica e leggendaria. Ritenuto il maestro di Molière, il F., dopo Tristano Martinelli e Giovan Battista Andreini, contribuì in modo determinante al radicamento in Francia del teatro italiano. Fu attore completo. Dotato di prontezza, agilità, sveltezza, gestualità esatte e sorprendenti, seppe superare i limiti imposti dalla recitazione verbale e valorizzare appieno le sue risorse mimiche, conquistando il favore del pubblico straniero. Come Scaramuccia, maschera comica esemplata sugli archetipi dello zanni e del capitano, avvolto in un abito nero, con la chitarra al posto della spada e con il volto scoperto, era in grado di suonare, cantare e danzare in scena, riuscendo a "raffigurare con i suoi atti e gesti, e con le smorfie del viso, tutto quel che voleva" (Costantini, p. 70).
Nel 1695, subito dopo la sua morte, uscì a Parigi La vie de Scaramouche, una biografia in forma di romanzo, scritta da Angelo Costantini, in arte Mezzettino, nella quale si intrecciano liberamente realtà e finzione, tracce documentarie e materiali narrativi. Monumento letterario comico al personaggio Scaramuccia, La vie di Costantini, modellata sui coevi esempi di romanzi picareschi che dalla Spagna si diffondevano in Francia, e pertanto di discutibile attendibilità, ha alimentato il mito della maschera, condizionando la ricostruzione storica del F., troppo spesso acriticamente debitrice verso i racconti avventurosi e fantastici del testimone contemporaneo.
Forte del nome di famiglia, ottima garanzia di professionalità, egli fu conteso da molte corti italiane, ma scelse come sua patria Firenze, dove il suo cognome si attestò come Fiorilli. All'ombra dei Medici, di cui divenne provvisionato ufficiale, compiva tournées a Mantova, Milano, Modena, Bologna, Roma. Sposò in prime nozze l'attrice Lorenza Elisabetta, o Isabella, Del Campo, una servetta nota sui palcoscenici con il nome di Marinetta, dalla quale ebbe cinque figli, di cui sopravvisse soltanto uno, Silvio Bernardo. Insieme con Marinetta si recò per la prima volta in Francia nel 1640, al seguito di Giuseppe Bianchi, Capitan Spezzaferro. Venne accolto così bene a Parigi al punto da far correre l'aneddoto che il F. avesse cullato e divertito Luigi XIV in fasce. Oltre ai coniugi Fiorillo, nella compagnia di Bianchi, che si esibì almeno fino alla fine del 1647 al Petit-Bourbon, figurarono il Trivellino Domenico Locatelli, l'Orazio Marco Romagnesi, l'Aurelia Brigida Bianchi. La formazione si distinse nella Finta pazza di G. Strozzi, recitata nel dicembre del 1645 con le scene di G. Torelli. Al suo rientro in Italia, fu a Firenze insieme al fratello Giovan Battista e alla moglie di questo, Beatrice Vitali. Nell'anno comico 1652-53 recitò a Modena e nello stanzone della Dogana di Firenze, di cui divenne gestore per conto del granduca, succedendo a F. Antonazzoni. Richiamato in Francia nel 1653 per un breve periodo, vi operò in modo discontinuo dal 1655 al 1659. Il 23 marzo 1658 riportò il suo più grande successo con lo spettacolo La Rosaure impératrice de Costantinople, scritto dal Locatelli. Qui Scaramuccia, valletto del conte di Partinopoli, eccelse nella scena della Table, distillato delle sue qualità mimico-gestuali, celebrata da più di un testimone (Parfaict, pp. 44 s.; Loret, t. II, p. 458). Il 3 nov. 1658 giunse a Parigi la compagnia di Molière, che si accordò con la troupe dei commedianti italiani per alternarsi sul palcoscenico del Petit-Bourbon. Trascorso meno di un anno, nel luglio del 1659 il F. lasciò la Francia insieme a gran parte della compagnia, per ritornarvi due anni dopo. Si diffuse allora la falsa notizia della sua morte. Al suo rientro, nel 1661, tenne spettacolo per circa cinque mesi a Fontainebleau, per poi trasferirsi nella sala teatrale del Palais-Royal, essendo stato escluso il Petit-Bourbon durante i lavori di ampliamento del Louvre. Il F. vi recitò accanto a Trivellino Locatelli, capocomico, e all'Arlecchino G.D. Biancolelli, all'Aurelia Bianchi. Tuttavia, non smise di viaggiare. Nel 1664 era a Firenze, dove aveva solidi interessi economici, avendovi investito in molti beni immobili; nel 1669 a Roma, in concomitanza con la presenza di Cristina di Svezia. Nell'estate del 1670 era di nuovo a Parigi, dove, ormai anziano, dovette affrontare difficoltà professionali e familiari. Gli scenari del periodo mettono progressivamente in ombra il ruolo di Scaramuccia, spesso ridotto a far da spalla all'Arlecchino Biancolelli, tranne in poche eccezioni, come nei Jugemens du duc d'Ossone o nel Triomphe de la médecine. Nel giugno del 1685 sembrò riconquistare il palcoscenico all'hotel de Bourgogne in Colombine avocat pour et contre di Nolant de Fautouville, come ricorda una dettagliata nota di E. Gherardi. Nel 1673 ebbe un'altro figlio, Tiberio Francesco, da Anne Doffan. Gli ultimi anni del F. furono travagliati da Marie-Robert Duval, la giovanissima donna che nel 1681 gli diede una figlia, Anne-Elisabeth, e che, morta la prima moglie nel 1687, egli fu costretto a sposare l'8 maggio 1688 per intervento di Margherita Luisa d'Orléans e di Luigi XIV. Continui furono i tradimenti e i conflitti di interesse, conclusi con la prigionia della Duval nel carcere del Refuge prima e nel convento di St-Geneviève a Chaillot dopo. Problemi giudiziari e contrasti infiniti gli furono causati anche dal figlio Silvio Bernardo, per la cospicua eredità. Ritiratosi dalla scena solo nel 1692, il F. si spense a Parigi il 7 dicembre del 1694 nella casa di rue Tiquetonne e fu sepolto nella chiesa di St.- Eustache.
Oltre al citato romanzo di Costantini, sono numerose le opere, teatrali e non, ispirate al F., tra cui la tesi di laurea burlesca che Asinio Asinione di Monte Asinario dedica "I Gran Scaramuzza Memeo Squaquera de civitate Partenopensi, figlio de Tammero e Catammero Cocumero Cetrulo, e de Madama Papera Trentova" e, più tardi, il poema in dialetto veneziano di G.B. Bada, Scaramuccia (Venezia 1791). Vastissima la documentazione iconografica di area francese sul suo conto. Alle incisioni di Xavery, di Callot, di Gillot, di Picart, di Copeyl, di Haber, di Bonnart devono aggiungersi altri, numerosi, rami di anonimo.
Fonti e Bibl.: A. Costantini, La vie de Scaramouche, Paris 1695 (ediz. it.: La vita di Scaramuccia, introd. di G. Davico Bonino, trad. it. di M. Bonfantini, Torino 1973); E. Gherardi, Le théátre de Gherardi ou Recueil général de toutes le comédies et scènes françoise jouées par les Comédiens Italiens du Roi pendant tout le temps quils ont été au service, Paris 1700, I, pp. 377 s.; F.-C. Parfaict, Histoire de l'ancien théátreitalien depuis son origine en France jusque à la suppression en l'année 1697…, Paris 1753, pp. 11-22, R. Galluzzi, Istoria del Granducato di Toscana…, Firenze 1781, t. IV, p. 141; F.S. Bartoli, Notizie istoriche de' comici italiani..., Padova 1781-1782, II, pp. 164-232; J. Loret, La Muze historique..., Paris 1857-1878, t. I, p. 398; t. II, p. 458; t. III, p. 61; E. Campardon - A. Longnon, La veillesse de Scaramouche, 1690-1694. Documents inédits, Paris 1875; P. Laucroix, Introduction a E. Gonzales, Les caravanes de Scaramouche, Paris 1881, pp. I-XXV; L. Moland, Molière et la Comédie italienne, Paris 1867, pp. 165-170; L. Rasi, I comici italiani…, Firenze 1897-1905, I, pp. 888-912; M. Apollonio, Storia della commedia dell'arte, Roma 1930, pp. 150, 202-24, 251-252, 291, 296; M. Corsi, Scaramuccia maestro di Molière, in Rivista italiana del dramma, III (1935), pp. 70-94; G. Attinger, L'esprit de la commedia dell'arte dans le théâtre français, Paris-Neuchatel 1950, ad Ind.; J.F. Wittkop, Das war Scaramouche. Die Liebensgeschicthe des T. Fiorelli, seine Schwänke, Liebschaften und ergözuchen Missgeschicke, Zürich 1957; A. Migliori, Contributo alla storia dell'Ancien Téâtre-Italien, in Biblioteca teatrale, 1973, 8, pp. 73-137; G. Macchia, Il silenzio di Molière, Milano 1975, pp. 11-19; N. Borsellino, Percorsi della commedia dell'arte: Scaramuccia da Napoli a Parigi, in Le théâtre italien et l'Europe, XVe-XVIIe s., Paris 1983, pp. 109-124; C. Molinari, La commedia dell'arte, Milano 1985, pp. 218-220; G. Checchi, Silvio Fiorillo in arte Capitan Mattamoros, in Quaderni di storia e arte campana, 1986, n. 9, pp. 17-19; Id., Debiti e ricchezze di un attore, in Biblioteca teatrale, n.s., 1989, n. 12, pp. 85-97; R. Guardenti, Gli italiani a Parigi. La Comédie-Italienne (1660-1697). Storia, pratica scenica, iconografia, Roma 1990, I, pp. 46-82, 237-240; V. Scott, The commedia dell'arte in Paris, Charlottesville-London 1990, pp. 31-39; Comici dell'arte. Corrispondenze, a cura di C. Burattelli - D. Landolfi - A. Zinanni, Firenze 1993, I, pp. 184, 296, 310, 312, 317, 323, 326, 330, 344; D. Gambelli, Arlecchino a Parigi. Dall'inferno alla corte del Re Sole, Roma 1993, pp. 210-220; T. Megale, Cintio e i suoi protettori, in Biblioteca teatrale, 1993, n. 29, pp. 81 s.