BARBARANI, Tiberio Umberto
Nacque a Verona il 3 dicembre 1872: abbandonò lo studio del diritto per darsi al giornalismo. Fu redattore e direttore dell'Adige; poi, e ancora, redattore del Gazzettino; Verona, non a torto, lo considera il suo poeta. Il popolo delle città e delle campagne, le sue aspirazioni, i suoi dolori sono generalmente il substrato della originale e malinconica poesia del Barbarani, che canta l'amore eterno signore dei cuori, i bambini miseri ai quali non sorride né la salute né la ricchezza, gli emigranti, gli affetti degli umili. Tale la musa del poeta in El Rosario del cor (1893-95) e I pitochi (1896), collana di venticinque sonetti che ritraggono l'ambiente veronese: eccellente esempio di poesia umana sentita e dignitosa. Nelle Montebaldine (1879-900) l'arte del poeta si affina, contemplando e cantando la bellezza della natura, nei suoi varî aspetti, con versi mirabili di verità e di precisione; non vi manca, ancora, l'amore, e vi riappaiono tutti gli altri motivi della lirica del Barbarani. Nel Nuovo canzoniere veronese (Verona 1911) il poeta si fa più riflessivo e perciò, talora, meno spontaneo. Ne I due canzonieri (Milano 1926), che comprendono tutta la produzione poetica ricordata sin qui, un ricco apparato di note dà chiara idea delle numerose edizioni, dei rifacimenti e della fortuna dei versi di Berto Barbarani. Ultimo lavoro del quale sono I sogni, terzo canzoniere veronese (Verona 1922), dove rivive ancora il poeta del primo canzoniere.
Bibl.: R. Dusi, La poesia di Berto Barbarani, Verona 1919.