Tibet
Tìbet. – Immutate si presentavano nel primo decennio del 21° secolo le condizioni di vita in T., regione storico-geografica dell’Asia Centrale invasa nel 1950 dalla Repubblica popolare della Cina. Infatti, nonostante le forti pressioni dell'opinione pubblica internazionale, le autorità cinesi hanno continuato a mantenere il T. in una condizione di totale assoggettamento, esercitando la propria ingerenza nella vita economica, religiosa e culturale dei tibetani. Nessun cambiamento di scenario determinava la ripresa dei colloqui diretti nel 2000 con il Dalai Lama, la massima autorità̀ spirituale e politica del governo tibetano attualmente in esilio in India. La politica della Cina nei confronti del T. ha continuato a essere caratterizzata da un lato da una spinta ad accelerare il processo di modernizzazione per rompere l’isolamento del T. facilitandone l’omologazione al resto dello Stato, dall'altro dal ricorso ai metodi della repressione armata, per indebolire sempre più la resistenza interna e debilitare il governo in esilio. Nel 2002 il Dalai Lama ha ripreso i colloqui con le rappresentanze diplomatiche degli stati europei e degli Stati Uniti, provocando le proteste del governo cinese. Particolarmente dura è stata la reazione cinese all’incontro tra il leader tibetano e il presidente statunitense G.W. Bush, svoltosi a Washington nel settembre 2003. In quella sede le dichiarazioni di Bush in favore della causa tibetana furono considerate da Pechino un’ingerenza inappropriata negli affari interni del Paese. La causa tibetana si è nuovamente imposta all’attenzione pubblica internazionale nel marzo del 2008, quando scoppiarono a Lhasa imponenti manifestazioni anticinesi, duramente represse dalle forze dell’ordine. Gli eventi furono amplificati dall’imminente apertura dei Giochi olimpici a Pechino e lungo il passaggio della torcia olimpica si svolsero in diversi paesi numerose manifestazioni in sostegno della causa tibetana.