TIBET
(XXXIII, p. 800; App. II, II, p. 996; III, II, p. 954)
Secondo il censimento del 1990 la popolazione del T. ha raggiunto i 2.196.010 ab. e quella del capoluogo, Lhasa, i 106.885. Nel 1965 il T. era divenuto una regione autonoma della Cina, ma, nonostante la parziale autonomia, la maggioranza dei Tibetani rimase ostile al regime e continuò a considerare il Dalai Lama come proprio capo politico e spirituale. La seconda parte degli anni Ottanta ha visto una costante crescita di tensione tra la popolazione locale e gli immigranti cinesi, sia militari che civili: i conflitti etnici sono fortemente accresciuti dall'inconciliabilità fra le tradizioni religiose dei Tibetani e l'ideologia comunista cinese (v. cina, in questa Appendice).
La struttura economica è ancora all'inizio della modernizzazione, e la difficoltà per l'introduzione di nuove colture (mais) o per l'ampliamento di quelle di riso montano fa sì che si continui a coltivare quasi esclusivamente orzo. Nel settore dell'allevamento, dato l'ambiente troppo impegnativo per ovini e bovini, si continua ad allevare lo yak, o bue di montagna: secondo le stime se ne contano circa 5 milioni di capi. Non è ancora minimamente utilizzato il patrimonio minerario, che conta certamente su rame, ferro, magnesio, carbone, grafite, zolfo e oro alluvionale. Il governo cinese ha inteso modernizzare la struttura economica e produttiva con l'installazione di centrali idroelettriche e di alcuni complessi industriali attorno a Lhasa: alle tradizionali attività conciaria e tessile si sono aggiunte quelle alimentari e chimiche; anche il commercio ha subito un sensibile aumento.
A questo ha giovato la fine, negli anni Settanta, di un isolamento pressoché totale. Verso occidente Lhasa è collegata da una strada che risale l'alto corso del Brahmaputra, per passare poi nell'alto bacino dell'Indo. A Cha-hsi kang, nel Ladakh, da questa arteria si diramano le vie meridionali verso il Pakistan, e la strada settentrionale, oltre il Kunlun Shan, verso il bacino del Tarim. Da Lhatse, città lungo il corso del Brahmaputra, parte la camionale più importante, quella per Katmandu (Nepal), lungo la quale si sviluppa Tingri; in pratica è la sola comunicazione con l'estero lungo la quale si svolga un traffico non esclusivamente commerciale, ma anche turistico (minimo, peraltro). Maggiori centri tibetani dopo il capoluogo sono quelli posti sulla via per Gangtok (Sikkim), pur se meno trafficata: si tratta di Shigatse, lungo l'arteria del Brahmaputra, e di Gyangtse, ben oltre i 4000 metri. I collegamenti interni hanno visto aumentare il traffico sulle arterie da Lhasa verso Chengdu, nello Sichuan, soprattutto su quella passante per Chamdo sull'alto Mekong: da qui partono i collegamenti stradali verso la Birmania e la penisola indocinese. Lhasa sul fiume Kyi, presso la sua confluenza nel Brahmaputra, è collegata quotidianamente per via aerea con Pechino, via Chengdu. La città è molto cresciuta, senza guadagnarne esteticamente: l'attività edilizia ha contornato il centro con una grande distesa di anonimi grandi palazzi.
Bibl.: K. Buchanan, The transformation of the Chinese earth, Londra 1972; C. Caldo, La Terra e l'uomo in Cina, Palermo 1973; A. Toscano, Alla scoperta del Tibet, Bologna 1977; N.J. Ngapo e altri, Tibet, Milano 1981; G. Corna Pellegrini, L'Asia meridionale e orientale, 2 voll., Torino 1983; Mandala Maps, Latest map of Kathmandu to Tibet, 1:1.000.000, Katmandu 1987; A. Hussey, The landscape of Lhasa, in Focus. Special China issue, 42 (1992), 1, pp. 8-12.