TIBET (XXXIII, p. 800; App. II, 11, p. 996)
la guerra civile fra il Kuomintang e i comunisti offrì al T. l'occasione per proclamare la propria indipendenza. Nel 1949 la rappresentanza cinese, che aveva funzioni di controllo, fu espulsa da Lhasa ed essendo il Dalai Lama Vajradham minorenne, il potere fu affidato ad un reggente, coadiuvato da un Consiglio dei Ministri e da un'Assemblea nazionale. Proclamata la Repubblica popolare a Pechino, un esercito cinese proveniente dal Sinkiang iniziò, alla fine del 1950, l'occupazione sistematica del paese ed impadronitosi del Panchen Lama lo contrappose al Dalai Lama come suprema autorità politica. Il governo tibetano, dopo aver cercato di resistere, dové piegarsi ad un accordo raggiunto a Pechino il 23 maggio 1951. In esso era riaffermata la sovranità cinese sul T., a cui veniva concessa un'"autonomia nazionale regionale"; erano confermati la struttura politica del governo tibetano ed i poteri del Dalai Lama, tranne che sui territorî aviti del Panchen Lama; ogni riforma sociale era subordinata al consenso della classe dirigente tibetana e alla "richiesta dal basso"; erano concesse basi alle forze armate cinesi, nelle quali quelle tibetane avrebbero dovuto essere gradualmente incorporate. Il 29 aprile 1954 la sovranità cinese sul T. era riconosciuta in un accordo firmato con la Repubblica popolare cinese dall'Unione Indiana, in quanto erede dei diritti e delle prerogative dell'Impero britannico. Questa si impegnava a ritirare le guarnigioni militari di stanza a Yatung e a Gyangtse in cambio di garanzie per i commercianti ed i pellegrini indiani nel Tibet.
I cinesi, pur ritenendo prematuro qualsiasi tentativo di imporre riforme in senso collettivistico, favorirono una serie di trasformazioni e di sviluppi economico-sociali (strade, mercati, scuole, banche statali, stazioni veterinarie e agricole sperimentali, ospedali, messa a coltura e appoderamento delle terre incolte, formazione di cooperative agricole) che incontrarono crescente resistenza fra i contadini e soprattutto fra le gerarchie monastiche. L'istituzione nel 1956 di un "Comitato preparatorio per l'organizzazione della regione autonoma del Tibet" controllato dai cinesi e dai loro collaboratori, aumentò le diffidenze. La rivolta, serpeggiante fin dal 1956, scoppiò nel marzo 1959. Domata nella capitale, divampò nella regione di Chamdo. Il Dalai Lama si sottrasse con la fuga alla cattura e il 30 marzo 1959 si rifugiò in India, di dove rivolse un appello alle N. U. L'Assemblea deplorò in una sua risoluzione del 21 ottobre 1959, l'aggressione cinese, ma né le N. U., né l'Unione Indiana, mantenutasi in prudente riserbo, diedero ai tibetani alcun aiuto concreto.
Nel T. intanto il Comitato preparatorio che aveva assunto nel marzo sotto la presidenza del Panchen Lama i poteri esecutivi, dava inizio ad una serie di "riforme anti-feudali" (confisca della terra ai proprietarî ribelli, espropriazione con indennizzo degli altri, ripartizione della terra fra i contadini, eliminazione della servitù della gleba e delle corvées, riduzione dei fitti, attenuazione delle sperequazioni economiche fra le varie classi di monaci) mentre dure repressioni colpivano la parte di popolazione ostile al nuovo ordine.
Il paese conta secondo il censimento del 1953 una popolazione di 1.273.969 abitanti; Lhasa la capitale, conta circa 20.000 ab.; Shigatse 14.000; Gyangtse 5000. Notevole impulso ha avuto il commercio con la Cina con la costruzione delle strade che congiungono Lhasa con la regione autonoma di Hsinchiang-Uighur e la provincia di Chinghai, mentre quello con l'India è stato ripreso lungo le antiche vie carovaniere, in seguito all'accordo di Pechino del 29 aprile 1954 che ha posto termine alla tensione stabilitasi con gli stati indiani. In particolare le relazioni con il Nepal, che avevano avuto una rottura, con la cessazione da parte del governo tibetano del pagamento annuo di 10.000 rupie e con l'abrogazione dei privilegi goduti dai Nepalesi nel Tibet, sono state riprese con il trattato cino-nepalese di Katmandu del 20 settembre 1956. Un servizio aereo è stato inoltre inaugurato nel 1957 tra il Tibet centrale e la Cina e sono state installate una nuova centrale elettrica a Lhasa ed una termica a Shigatse.
La moneta è il sang, il cui cambio, ampiamente fluttuante, è valutato attorno ai 6 ½ sang per una rupia indiana.
Bibl.: Li Tieh-tseng, The historical status of Tibet, New York 1956; La question du Tibet et la primauté du droit, Rapport préliminaire de la Commission internationale de juristes, Ginevra 1959; F. Calamandrei, Rompicapo tibetano, Milano 1959; Le Tibet et la République Populaire de Cine, Rapport présenté à la Commission internationale de juristes par le Comité juridique d'enquête sur la question du Tibet, Ginevra 1960; C. Sen, Tibet disappears, Bombay 1960; F. Moraes, The revolt in Tibet, New York 1960.