MASSAINO, Tiburzio
MASSAINO (Massaini), Tiburzio. – Nacque a Cremona, probabilmente poco prima del 1550.
L’origine cremonese, come gran parte delle notizie biografiche, è attestata dai frontespizi delle stampe musicali. Della famiglia del M. non si sa nulla, eccetto che egli ebbe un fratello di nome Luca, capo dei soldati veneti a Creta (l’informazione, grazie a una segnalazione di Arisi, si ricava dal Nuovo prezioso tesoro di lettere di G.A. Peranda). È invece del tutto infondata l’ipotesi, avanzata da Köchel, di identificare con il M. il «Tiburtius» che, fra il 1544 e 1545, cantava nel coro di fanciulli della cappella imperiale di Vienna: in quegli anni il M. probabilmente non era ancora nato o, al più, non aveva l’età per un incarico di quel tipo.
In giovane età il M. entrò nell’Ordine degli agostiniani eremitani, probabilmente nel convento piacentino di S. Lorenzo (Astengo, p. 29). Dalla dedica del Primo libro de madrigali a cinque voci (Venezia, figli di A. Gardano, 1571) a Ottavio Farnese, duca di Parma e Piacenza, si apprende che il M. nel gennaio 1571 si trovava a Roma. Secondo i secenteschi «manoscritti bresciani» (Pontiroli, pp. 159, 189), il M. ebbe la carica di musicorum praefectus in S. Maria del Popolo, chiesa che fin dalla seconda metà del Quattrocento era degli agostiniani della congregazione lombarda, a cui egli stesso apparteneva. Un’ulteriore traccia del collegamento fra il M. e l’ambiente romano è la dedica del suo Primo libro de madrigali a quattro voci (Venezia, A. Gardano, 1569) a Giulia Orsini, moglie del modenese Baldassarre Rangoni e figlia del condottiero pontificio Camillo. A un altro figlio di quest’ultimo, Paolo, è dedicato il Secondo libro di madrigali a cinque voci (ibid., erede di G. Scotto, 1578), in cui il M. si dichiara «da gran tempo» servitore della famiglia dei Rangoni, marchesi di Longiano e signori di Spilamberto.
È probabile che il M. abbia conosciuto Paolo Orsini a Venezia, essendo quest’ultimo in servizio dal 1571 nell’esercito della Serenissima, lo stesso in cui militava come generale il cognato Baldassarre Rangoni. Allo stato attuale delle conoscenze si suppone che i Rangoni, forse conosciuti dal M. già durante il soggiorno piacentino, fossero il tramite nei rapporti fra lui e gli Orsini, benché non si possa escludere l’ipotesi contraria.
Sempre a Venezia il M. conobbe altri due musicisti agostiniani, Ludovico Zacconi e Ippolito Baccusi. E nel 1579 fu incaricato di curare la raccolta di madrigali intitolata Trionfo di musica (ibid., erede di G. Scotto), destinata a celebrare le nozze fra Bianca Capello e Francesco de’ Medici e comprendente brani del M. e di altri musicisti, fra i quali Claudio Merulo, Baldassarre Donati, Orazio Vecchi, Philippe de Monte e Alessandro Striggio.
Negli anni successivi il M. svolse la sua attività tra la Repubblica veneta e il Ducato di Milano: nel 1580 firmò da Lodi la dedica del secondo libro dei Sacri cantus quinque paribus vocibus (ibid., A. Gardano) e a metà del 1585 fu assunto, con contratto triennale, come maestro di cappella del duomo di Salò, dopo la morte di Agostino Bertolotti. Il contratto, tuttavia, fu sciolto in anticipo, giacché nel luglio del 1587 il M. chiese al Comune di Salò di poter lasciare temporaneamente l’incarico per recarsi a Costantinopoli al seguito di un «antiquo padrone», il «cavagliere Moro», ambasciatore della Serenissima, con cui diceva di essere già stato in Francia, proponendo come sostituito il musicista agostiniano Teodoro da Lucca, in servizio presso il vescovo di Ventimiglia.
L’ambasciatore a cui il M. fa riferimento nei documenti è identificabile con Giovanni Moro, nel 1581 ambasciatore veneziano in Francia e nell’agosto 1587 bailo a Costantinopoli, dove rimase fino all’inizio del 1590. Nonostante avesse manifestato alla Comunità di Salò l’intenzione di assentarsi solo momentaneamente con la speranza di riavere il posto al rientro, tanto da dichiarare la città sua seconda patria e luogo ideale per la sua sepoltura, il M. non vi fece più ritorno: all’inizio del 1588 i consiglieri salodiani elessero quindi un nuovo maestro di cappella. Un’ulteriore conferma dei suoi viaggi in Francia e a Costantinopoli si trova in un sonetto, in lode del M., del lodigiano Giovanni Francesco Medici: nel titolo del componimento il M. è definito «musico famosissimo in Costantinopoli, Alemania, Francia e Italia» (Pietrantoni - Fiorentini, p. 94).
A metà del 1587, prima di partire per l’Oriente con G. Moro, il M. diede alle stampe due opere: Il terzo libro de madrigali a cinque voci (ibid., A. Gardano), dedicato a Rodolfo Gonzaga, marchese di Castiglione delle Stiviere, e il Secundus liber missarum quinque vocibus (ibid., A. Gardano, 1587), dedicato al conte Mario Bevilacqua, mecenate veronese e promotore di un rinomato ridotto musicale.
Da alcuni documenti conservati a Salisburgo, risalenti a metà del 1590 (Senn, pp.129s.), si apprende che il M., dopo aver lavorato, verosimilmente dal 1588 o 1589, come cantore e maestro di cappella presso la corte dell’arciduca Ferdinando II a Innsbruck, nel 1590 passò al servizio dell’arcivescovo di Salisburgo Wolf Dietrich von Raitenau, al quale dedicò nello stesso anno il Motectorum quinque vocum… liber tertius (Venezia, A. Gardano).
L’arcivescovo di Salisburgo, forse ispirato dalla sua esperienza romana al collegio Germanico e dalla cappella musicale dello zio Marco Sittico Altemps, voleva rianimare e riorganizzare la musica di corte; affidò quindi gran parte di questa responsabilità al M., che si vide costretto a reperire con celerità nuovi musicisti. In uno scambio epistolare con l’arcivescovo, Ferdinando II accusò il M. di aver tentato di attrarre clandestinamente alla corte salisburghese alcuni cantori attivi a Innsbruck. Cominciarono, quindi, a circolare insinuazioni sul Massaino. Nell’ottobre 1591, accusato di sodomia, il M. fu costretto a lasciare Salisburgo nel giro di tre giorni (Spies).
Il M. si recò quindi a Praga, dove incontrò il maestro di cappella Philippe de Monte e gli dedicò il Liber primus cantionum ecclesiasticarum (Praga, G. Nigrini, 1592).
Nella dedica il M., oltre a rivendicare la sua innocenza dalle accuse mossegli a Salisburgo, mise in luce come avesse composto nelle angustie della carcerazione i mottetti pubblicati nella raccolta. Al soggiorno praghese (Arisi), faceva riferimento la scritta apposta sotto il ritratto del M. («Tiburtius Massainus cremonensis Rodulphi imperatoris phonascus 1590»), un tempo collocato nella biblioteca del convento agostiniano di Cremona. Tuttavia non sono finora emerse ulteriori notizie sui possibili rapporti professionali del M. con la corte praghese di Rodolfo II d’Asburgo (Zackova Rossi), ma è presumibile che non riuscì a ottenervi un incarico stabile, se nel 1592 tentò di conquistarsi il favore di importanti personalità bavaresi: dedicò infatti al duca Guglielmo V di Baviera la raccolta dei Sacri modulorum concentus (Venezia, A. Gardano, 1592), composti a Monaco, dove verosimilmente si era recato, e il primo libro delle Sacrae cantiones… (ibid. 1592) a Marcus, Johann e Jakob Fugger, importanti banchieri e mecenati musicali. In base al già citato sonetto del lodigiano G.F. Medici, possiamo ipotizzare che il M. fu, per breve tempo, al servizio dei Fugger.
Non avendo trovato un impiego fisso nelle corti di Praga e Monaco, il M. ritornò in Italia: nel biennio 1594-95 la sua presenza è infatti attestata a Cremona, dove probabilmente era attivo come maestro di cappella della chiesa di S. Agostino (Antegnati). Tuttavia egli mantenne i rapporti con l’ambiente bavarese: dedicò infatti il Quarto libro de’ madrigali a cinque voci (ibid., A. Gardano, 1594) al consigliere italiano del duca di Baviera, Tommaso Mermanni; il Primus liber missarum sex vocibus (ibid., R. Amadino, 1595) a Jakob di Johann Fugger, prevosto del duomo di Costanza; nonché il Missarum octonis vocibus liber primus (ibid. 1600) all’abate del convento di Tegernsee, nella cui dedica non mancò di sottolineare i vari protettori che poteva vantare nella Germania meridionale.
Negli anni 1598-99 fu maestro di cappella a Piacenza, avendo ottenuto tale impiego probabilmente grazie alla protezione di Claudio Rangoni, zio di Baldassarre e vescovo della città dal 1596. È verosimile dunque che il M. sia stato chiamato a Piacenza già nel giugno 1597, dopo la morte del francese Luigi Roinci. Verso il 1600 il M., lasciato questo posto a Giulio Cesare Quinzani, assunse analogo incarico presso la cattedrale di Lodi, mantenendolo fino al 1608, come si ricava dalle dediche di sue opere stampate e dalla testimonianza di Antegnati. Sempre dalla raccolta poetica di G.F. Medici si apprende che a Lodi il M., oltre a comporre musica sacra, fu incaricato di mettere in musica intermedi per la rappresentazione di tragedie o pastorali allestite dalla locale compagnia degli Improvvisi nelle dimore nobiliari e in occasione di importanti eventi, come le nozze di aristocratici. Tuttavia, il M. probabilmente mirava a trovare un impiego presso la corte di Mantova, all’epoca molto ambita dai musicisti: nel 1604 e nel 1607 il M. dedicò al duca Vincenzo Gonzaga ben due opere, i Madrigali a sei voci… libro primo (ibid., A. Gardano) e la Musica per cantare con l’organo (ibid., G. Vincenti), ma l’omaggio non gli fu sufficiente a ottenere lo sperato incarico. Nel frattempo continuò a mantenere rapporti saltuari con Piacenza: nel 1604 offrì infatti Il secondo libro de madrigali a sei voci (ibid.) al conte e poeta piacentino Orazio Anguissola e, secondo documenti contabili, nel 1607 lavorò nella chiesa di S. Maria di Campagna (Mischiati). Banchieri definì il M. «maestro di cappella nel Duomo di Piasenza», ed è quindi probabile che nello stesso 1609 (e non nel 1605 come riferisce Bussi) egli si sia trasferito di nuovo in questa città, lasciando all’allievo Antonio Savetta l’incarico presso la cattedrale di Lodi.
Dopo il 1609 non si hanno più notizie sul M. ed è presumibile che sia morto di lì a poco.
Il M. pubblicò 34 stampe musicali, numero di gran lunga superiore a quello di molti compositori coevi. La notorietà del M. è altresì attestata dalla presenza di sue composizioni in stampe antologiche coeve, soprattutto tedesche, e dalle dimostrazioni di stima di storici e teorici musicali fra Sei e Settecento. Quanto ai modelli compositivi del M., Giovanni Maria Artusi, sotto lo pseudonimo di Braccino da Todi, afferma che, sebbene «il valente Tiburtio Massaino ha imitato l’opere dell’eccellente Cipriano [de Rore]», non per questo si può definire servo di quest’ultimo, avendo elaborato il suo insegnamento in modo personale. Tale testimonianza avvalora l’ipotesi di Delfino, secondo cui il M., soprattutto nella sua produzione iniziale, si sarebbe confrontato direttamente con lo stile compositivo di Rore: in effetti, quest’ultimo era stato attivo proprio alla corte di Parma fra il 1561 e il 1565, solo qualche anno prima che il M. dedicasse una stampa al duca Ottavio Farnese. È altrettanto plausibile che il M. abbia appreso la lezione di Rore attraverso il cremonese Marc’Antonio Ingegneri, che a Parma ebbe fruttuosi rapporti con il fiammingo.
Fonti e Bibl.: Salò, Arch. del Comune, Deliberazioni, 1585, c. 159r (assunzione); 1587, cc. 84v (richiesta di licenza), 85v, 97v; Innsbruck, Landesregierungsarchiv, Chronologische Ambras Akten Hofs., sub data 24 maggio e 24 giugno 1590; Salisburgo, Konsistorialarchiv, Kanzleirechnung, sub data 27 febbr. 1591; Ibid., Konsistorialprotokoll, sub data 14-15 ott. 1591 (accusa e condanna per sodomia); Cremona, Biblioteca statale, cass. A.A., B.B., f. IV: Miscellanea di storia cremonese, cc. 52v, 57v, 74r; C. Antegnati, Arte organica, Brescia 1608, p. 7; A. Braccino da Todi [G.M. Artusi], Discorso secondo musicale, Venezia 1608, p. 8; A. Banchieri, Conclusioni nel suono dell’organo, Bologna 1609 (ed. anast., ibid. 1981), p. 25; L. Zacconi, Prattica di musica, Venezia 1622, II, p. 130; G.A. Peranda, Nuovo prezioso tesoro di lettere..., Brescia 1623, cc. 25r-26r, 80v-84r; A. Cotta, Omnia Cremonae summa oratio, Cremona 1653, p. 4; F. Arisi, Cremona literata, seu in Cremonenses doctrinis, et literariis dignitatibus eminentiores chronologicae adnotationes, Parma 1705, II, pp. 454 s.; L. von Köchel, Die Kaiserliche Hof-Musikkapelle in Wien von 1543 bis 1867, Wien 1869, p. 45; G. Gaspari, Catal. della Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, I-IV, Bologna 1890-93, ad ind.; S.L. Astengo, Musici agostiniani anteriori al secolo XIX, Firenze 1929, pp. 29-32; H. Spies, Die Tonkunst in Salzburg in der Regierungszeit des Fürsten und Erzbischofs Wolf Dietrich von Raitenau (1587-1612), in Mitteilungen der Gesellschaft für Salzburger Landeskund, LXXI (1931), pp. 5, 7 s.; LXXII (1932), p. 122; A. Einstein, The Italian madrigal, Princeton 1949, p. 880; W. Senn, Musik und Theater am Hof zu Innsbruck, Innsbruck 1954, ad ind.; G. Pontiroli, Notizie di musicisti cremonesi dei secoli XVI e XVII, in Boll. stor. cremonese, XXII (1965-68), pp. 159, 165, 188-191; C. Sartori, Orazio Vecchi e T. M. a Salò: nuovi documenti inediti, in Renaissance-Muziek 1400-1600, donum natalicium R.B. Lenaerts, a cura di J. Robijns et al., Leuven 1969, pp. 233, 237-240; Id., La cappella musicale del duomo di Salò (notizie inedite su Orazio Vecchi, T. M., Orazio Scaletta e Giulio Monteverdi, tratte dall’Archivio del Comune di Salò), in Il lago di Garda: storia di una comunità lacuale, Vicenza 1969, II, pp. 176-182; L. Schrade, Les fêtes du mariage de Francesco dei Medici et de Bianca Cappello, in Les fêtes de la Renaissance, I, Journées internationales d’etudes, Royaumont… 1955, a cura di J. Jacquot, Paris 1973, pp. 111 s.; O. Mischiati, L’organo di S. Maria di Campagna a Piacenza, Piacenza 1980, p. 88; S. Vitale, I madrigali a cinque voci di T. M., tesi di diploma, Università degli studi di Pavia (sede di Cremona), a.a. 1987-88; R. Fiorentini, La Passione secondo s. Matteo di T. M., in Musica e cultura, II (1988), pp. 53-64; G.O. Pitoni, Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica, a cura di C. Ruini, Firenze 1988, pp. 185 s.; L. Pietrantoni - R. Fiorentini, Due musicisti nelle rime di Francesco Medici, in Arch. stor. lodigiano, CX (1991), pp. 94-105; M.L. Bussi, Musica e musicisti presso i serenissimi duchi Farnese in Piacenza (1545-1731), in Boll. stor. piacentino, II (1991), suppl., p. 24 n.; M. Fromson, A conjunction of rhetoric and music: structural modelling in the Italian Counter-Reformation motet, in Journal of the Royal Musical Association, CXVII (1992), pp. 230-237, 242, 245 s.; A. Delfino, Ingegneri didatta: alcune ipotesi per una ricerca, in Marc’Antonio Ingegneri e la musica a Cremona nel secondo Cinquecento. Atti della Giornata di studi, Cremona… 1992, a cura di A. Delfino - M.T. Rosa Barezzani, Lucca 1995, pp. 28 s.; G. Sommi Picenardi, Diz. biografico dei musicisti e fabbricatori di strumenti musicali cremonesi, a cura di C. Zambelloni, Turnhout 1997, pp. 193-195; M. Zackova Rossi, I musici dell’area padana alla corte di Rodolfo II, in Barocco padano, IV, Atti del Convegno internazionale, Brescia… 2003, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 2006, pp. 209, 219, 221; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VI, pp. 370-372; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, VIII (1960), coll. 1772-1774; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, pp. 707 s.; The New Grove Dict. of music and musicians, XVI, pp. 85 s.