TIFATA
. Monte ai confini tra la Campania e il Sannio. Nell'antichità il suo nome era posto in relazione con i boschi di querce (iliceta) che lo coprivano, oggi scomparsi; meglio è, per l'equivalenza del b nella lingua latina con la lettera f dell'osco, ritenere che Tifata sia da connettere con un nome come Tibur, Tiberis. Il nome, che appare nella forma plurale, si estendeva anche ai monti circostanti, il M. Virgo sopra Caserta e gli odierni monti di Maddaloni.
Era rinomato per le sorgenti sacre e su di esso si elevava uno dei santuarî più antichi d'Italia, dedicato a Diana, la cui fondazione era connessa alle mitiche origini di Capua: probabilmente era il centro religioso dei popoli campani. Il santuario sorgeva sul pendio occidentale, sulla spianata dove fin dal sec. X, fu eretta la basilica di S. Angelo in Formis: nei pressi furono notati avanzi di antiche murature e furono trovati numerosi doni votivi: terrecotte, bronzi, ecc.; dinnanzi alla basilica era collocato un altare di marmo con la dedica a Diana Tifatina. Nelle vicinanze del tempio, sorse il vicus Dianae e numerose rovine si vedono lungo la strada che mena all'antica Capua: tra esse i resti di un arco trionfale, dedicato a Settimio Severo.
Il Tifata, che, con i monti vicini forma un baluardo alla pianura campana, servì di base a tutti gli eserciti che mossero alla conquista della regione. Quivi i Sanniti sconfissero i Campani poco prima della 1a guerra sannitica; nel 215 a. C. sul monte si accampò Annibale e dopo secoli si indicava un luogo col nome di castra Hannibalis. Ai piedi del monte, Silla sconfisse (83 a. C.) il console Gaio Norbano e i partigiani di Mario: in ringraziamento della vittoria dedicò alla dea i campi dove si era svolta la battaglia e le alture circostanti.
Sul monte sorgeva anche un tempio di Giove Tifatino, situato forse sulle pendici meridionali.
Bibl.: Not. scavi, 1877, pp. 117, 273; 1880, p. 450; 1888, p. 142; 1893, p. 165; 1894, p. 284; 1895, p. 233; Corp. Inscr. Lat., X, p. 366 segg.; Ephem. epigr., VIII, 1899, p. 120 segg.; Bursians Jahresberichte, 1909, p. 379; Inscr. Graec., XVI, n. 882; J. Beloch, Campanien, 2a ed., Breslavia 1890, p. 361 segg.; H. Nissen, Italische Landeskunde, II, Berlino 1902, p. 709 segg.