TIFONE
. Nome derivato da quello (t'ai-fung probabilmente "vento di Formosa", T'ai-wan) che viene dato dai Cinesi ai cicloni tropicali (v. ciclone). Esso viene talvolta usato per indicare i cicloni tropicali, qualunque sia la regione della loro formazione. Data la particolare intensità dei tifoni cinesi e i forti danni che producono, la parola tifone è particolarmente associata ai cicloni tropicali di notevole intensità.
La causa dei tifoni deve essere considerata come interamente distinta da quella che produce i cicloni alle nostre latitudini: infatti l'energia del tifone proviene quasi interamente dal calore di condensazione dell'aria molto umida della zona torrida, nella quale per una causa qualunque si inizi un movimento ascendente. L'aria innalzandosi si raffredda e parte della sua umidità si condensa liberando rilevanti quantità di calore che si trasformano poi in energia meccanica. A seconda dell'ampiezza del processo può aversi un semplice temporale, una tromba o tornado, o infine un ciclone tropicale.
Si comprende quindi che la zona favorevole per la formazione dei tifoni e degli altri cicloni tropicali si abbia sugli oceani nell'immediata prossimità dell'equatore. L'osservazione mostra che la maggior parte di essi nascono in una zona di qualche grado intorno all'equatore e dopo un caratteristico percorso prima verso O., poi verso N. e infine verso NE., si spingono verso la zona temperata. I cicloni tropicali a S. dell'equatore seguono il cammino simmetrico. Il massimo di energia dei cicloni tropicali si ha frequentemente a 10° o 20° di latitudine. Proporzioni a parte, che nel caso dei tifoni sono straordinariamente maggiori (le dimensioni lineari di tifoni variano in genere tra i cinquanta e i mille chilometri), essi hanno una strettissima analogia, sia come causa, sia come effetti, coi tornadi (v.) e, come in essi, si hanno fenomeni di distruzione delle zone attraversate e abbondantissime precipitazioni a carattere temporalesco.