TIGLIO (fr. tilleul; sp. tilo; ted. Linde; ingl. lime-tree, linden-tree)
Nome volgare della specie del genere Tilia (Linneo, 1737), alberi della famiglia Tigliacee: secondo A. Engler questo genere comprende 10 specie, invece secondo G. Hegi le specie sarebbero 25, tutte abitanti nell'Emisfero settentrionale.
Le più importanti sono: Tilia cordata Mill. e T. platyphyllos Scop.
La prima è detta anche T. ulmifolia Scop. e T. parvifolia Ehrh.: è un albero alto fino a 25 m., con gemme glabre, foglie piccole o mediocri (non più lunghe di cm. 10,5) a pagina inferiore glabra con ciuffetti di peli alle ascelle delle nervature secondarie: fiori da 5 a 15 in infiorescenze munite di ampia brattea, parzialmente saldata con l'asse della infiorescenza. È specie diffusa nell'Europa e nel Caucaso; in Italia si trova al settentrione e al centro, in Basilicata e in Corsica.
La T. platyphyllos Scop. (= T. Europaea L. - T. grandifolia Ehrh.) è un albero che giunge fino a 40 m. d'altezza con gemme vellutate, foglie grandi (fino a 20 cm. di lunghezza) con la pagina inferiore mollemente pubescente; fiori in infiorescenza pauciflore (3-7). Vive nell'Europa media e meridionale e in Italia è raro, spontaneo nei boschi della regione submontana o montana.
Fioriscono alla fine della primavera e all'inizio dell'estate.
Si usano a scopo medicinale i fiori (flores tiliae) iscritti in molte farmacopee ufficiali e anche in quella italiana (5a ed.). Sono muniti della brattea caratteristica e devono essere raccolti con cura, seccati all'ombra e tenuti in luogo asciutto in modo che non alterino il colore giallo verdognolo e conservino grato odore: contengono mucillagine e olio essenziale e se ne prepara l'infuso. I fiori dei tigli sono molto ricercati dalle api.
Queste e altre specie (T. argentea Desf., T. americana L., T. canadensis Michx.) sono coltivate nei viali, nei parchi e nei giardini a scopo ornamentale. Le fibre della corteccia si usano per fabbricare stuoie e cordami. Il legno è molto apprezzato per lavori di falegname, carrozziere e tornitore. Le foglie costituiscono un discreto mangime per il bestiame e i semi contengono circa il 55% d'olio grasso, che può sostituire quello d'oliva.