TIGRE (dal gr. τύγρις; lat. scient. Tigris Frisch, 1775; fr. e sp. tigre; ingl. e ted. Tiger)
Specie di Felini, considerata, tra gli autori moderni, dal Matschie (1895) come appartenente al genere Uncia Gray e dal Trouessart (1904) al sottogenere omonimo, unitamente al Leone e al Puma. Il Pocock (1917 e 1919) la considera invece, alla pari col Leone, come specie ben distinta del genere Panthera Oken, 1916, al quale apparterrebbero anche il Leopardo e il Giaguaro, ma non il Puma (v.). Noi la consideriamo come una delle numerose specie del genere Felis Linneo, 1758.
La Tigre è, accanto al Leone, il più poderoso gatto selvatico vivente e può forse considerarsi come l'incarnazione più perfetta del tipo felino. Raggiunge in vecchi maschi di grossa razza l'altezza di cm. 106 alla spalla, la lunghezza di circa m. 2,50 di testa e tronco, di circa m. 1,30 di coda e il peso di circa 180 kg. Non ha ciuffo terminale alla coda. Il suo colore fondamentale è un bel fulvo-bruno più o meno rossastro, intenso sul dorso e più chiaro sui fianchi; le labbra e il mento, parte delle guance, le parti inferiori del tronco e le interne degli arti sono bianche. Testa, tronco e arti sono segnati da strisce trasversali nere, che nella coda formano degli anelli più o meno chiusi. Rari sono gli esemplari melanici o albini; negli esemplari cosiddetti rossi manca il nero nelle striscie trasversali.
Assai guardinga e piuttosto codarda di fronte al pericolo riconosciuto, straordinariamente attaccata alle località in cui si sente più sicura, la Tigre cerca di sopraffare la sua preda di sorpresa, attendendola all'abbeverata, alle saline, nei passi obbligati. Le sue vittime abituali più grosse sono cervi, antilopi, cinghiali, che cerca di uccidere azzannandoli alla nuca o alla gola. Piuttosto largo è il prelevamento di bestiame domestico. Le "divoratrici di uomini" non sono rare dove questi ultimi sono dotati di scarso coraggio o dove sono obbligati a vivere dispersi o isolati. Prede assai ambite sono anche le scimmie, gl'istrici, grossi gallinacei quali i pavoni; non sono disprezzati i rettili, quali giovani coccodrilli, testuggini, lucertole, e i pesci; in mancanza di meglio servono anche i topi e le cavallette; le carogne sono sempre bene accette. Messa alle strette, o ferita, la Tigre, dotata di un'agilità straordinaria, di una rapidità di movimenti fulminea e di una potenza di artigli e di zanne a tutta prova, diventa, anche per l'uomo armato, un avversario pericolosissimo. La sua voce è un ruggito in sette o otto tempi, rauco, breve, quasi lamentevole, di cui fa scarso uso; la preoccupazione o l'attesa sono espresse da brevi e sordi sospiri, che rammentano dei singhiozzi ripetuti a regolari intervalli; nell'ira brontola e ringhia; nel furore e nell'attacco emette un suono gutturale, che rammenta un violento colpo di tosse.
La Tigre è diffusa attraverso l'Asia, dalla Persia settentrionale alla regione dell'Amur, dalla Siberia Meridionale a Giava; manca però nell'alta montagna e sugli altipiani, né è stata mai riscontrata a Ceylon e a Borneo. Ama particolarmente luoghi umidi, le rive dei fiumi nei quali si getta volentieri a nuoto; i fittumi di bambù. La specie unica (Felis tigris L.) è suddivisa in otto sottospecie (1934).
Nelle regioni fredde la Tigre partorisce i suoi 2 a 4 piccoli al principio della buona stagione; nei paesi caldi a ogni epoca dell'anno. La gravidanza dura da 98 a 110 giorni. A 6 settimane i piccoli cominciano a camminare e si rendono indipendenti dalla madre a 8 o 9 mesi, cosicché questa procede di regola una volta all'anno alla riproduzione. Catturati giovanissimi e trattati bene, i tigrotti si affezionano straordinariamente all'uomo e possono divenire mansuetissimi e inoffensivi, specialmente le femmine. Come il Leone, la Tigre si presta benissimo all'ammaestramento dei domatori. A Roma le primi tigri comparvero nell'anno 11 a. C.
Innumerevoli sono i modi e i mezzi, coi quali l'uomo perseguita questo grosso felino, dalle pompose e celebrate cacce o battute in grande stile con l'aiuto degli elefanti, all'accerchiamento con reti, alle trappole di ogni genere, al veleno. Secondo recenti giudizî questa specie è però in molte regioni attualmente più utile che dannosa.
V. tav. a colori.