TIGRI (A. T., 73-4, 84-7, 91, 92)
Uno dei più grandi e importanti corsi d'acqua dell'Asia anteriore, poco meno lungo (1950 km.) del suo gemello Eufrate, benché con i suoi 375 mila kmq. di territorio scolante gli resti assai indietro per ampiezza di bacino, con l'Eufrate corre a lungo parallelo e si unisce prima di portare al mare il suo tributo. Dal nome accadico Dignat, Diglat, aramaico anche Diglat o Deqlat ebraico Hiddegel (Genesi, II, 14), deriva il nome arabo Diğla, col quale tuttora è designato il Tigri; quest'ultima forma (greco Τίγρις), che risale all'iranico Tigrā, è, con la permutazione delle dentali e delle liquide non infrequente nelle voci persiane derivate dall'accadico, in tutto equivalente alla prima. In alcune parti del suo corso è chiamato semplicemente esh-Shaṭṭ il "fiume".
Come l'Eufrate, il Tigri ha le sorgenti nel Tauro armeno: una di queste, anzi, il Dibene Su, sgorga e scorre ad appena 4 km. di distanza dal Murat Su (il ramo sorgentifero dell'Eufrate), poco a O. di Palu. Mediante un canale di recente costruzione vengono addotte all'Ergani Su, che rappresenta l'alto corso del Tigri, le acque del lago Gölcïk (m. 1219), che s'allunga proprio sullo spartiacque fra questo e il Murat Su. L'Ergani volge verso S., disegnando un gomito a valle di Diyarbekir, dopo del quale, diretto da O. in E., raccoglie il copioso tributo liquido (Ambar-Çay, BatmanSu, Hazo cu) che gli viene dalle elevate montagne che chiudono da occidente e da mezzodì il bacino del lago di Van. Copioso sopra tutto quello che gli arreca il Bolitan Su, proveniente dallo Çuh Dağ (3662 m.): dopo la confluenza, il fiume s'addentra in una lunga (75 km.) gola epigenetica, attraverso il Midyat Dağ e i monti che lo continuano sull'opposta sponda (Gebel el-Abyaḍ), rombando precipite in direzione di SE., e segnando per un breve tratto il confine tra la Turchia e la Siria prima (da Ceziret Ibniömer a Fēshābūr), tra la Siria e lo ‛Iraq poi (da Fēshābūr alla confluenza del Wādīes-Suwēdiyye). In tutta questa sezione la valle del fiume, rinserrata fra dure muraglie rocciose, isola, più che non unisca, le regioni che attraversa: anche le strade la sfuggono, preferendo i ripiani sollevati fra mezzo i quali il fiume s'apre il cammino. Entrato, a monte di Mossul, nella Gezīra, però, il letto si allarga e anche il profilo di fondo si va facendo più regolare: il fiume vi scorre disegnando ampî meandri fra rive terrazzate e alte in media una cinquantina di metri. In questo tratto, tuttavia, il Tigri è costretto a vincere l'ostacolo delle compatte arenarie cenozoiche del Gebel el-Ḥamrīn, che si distende quasi perpendicolarmente al suo corso: ne esce, dopo un breve seguito di rapide (El Fatḥa), per abbandonare di lì a poco - a valle di Samarra - l'altipiano mesopotamico. Man mano che il fiume procede verso mezzodì, si viene accentuando la sua tendenza ad allontanarsi dal cercine montuoso che gli fa da gronda sulla sinistra: di qui gli scende infatti il tributo liquido che lo alimenta. Se il Khabūr orientale, i due Zāb e lo Shaṭṭ el-‛Adām hanno in sostanza carattere torrentizio, e conservano poca acqua nella stagione estiva, il loro afflusso primaverile è pur sempre imponente, e ancor più cospicuo risulta quello del Diyā-Sū (Diyāla), che emunge un vasto bacino montano, ed ha acque durante tutto l'anno, regolato com'è dalle riserve di nevi di cui dispone. Questo spiega perché il Tigri si avvicini, nella zona di Baghdād, di tanto all'Eufrate, che all'uscita dalla Gezīra ha il letto d'una diecina di metri più elevato di quello del Tigri, ne vien respinto di nuovo lontano dalle alluvioni, che questo, non sempre capace di smaltire il carico solido dei suoi affluenti, è costretto a depositare, appena dopo la confluenza del Diyāla. Oltre la quale, anzi, il Tigri divaga liberamente fra i proprî depositi, che tendono ad innalzarne continuamente l'alveo, e non di rado ne modificano il decorso. A Kūt-el-‛Amāra poi il fiume si divide in due: lo Shaṭṭ (ossia il Tigri vero e proprio), che volge verso E., accostandosi di nuovo alle montagne che lo alimentano, e lo Shaṭṭ el-Ḥayy, che si dirige invece all'Eufrate, ma senza riuscire a raggiungerlo se non in tempo di piena. Dal Pusht-i-Kūh, che l'erosione regressiva non è riuscita ancora a frammentare, scendono al Tigri solo piccoli e deboli affluenti; più a S., invece, dove l'ostacolo montuoso ha il suo termine, irrompe l'imponente massa alluvionale del Karkhā e del Qārūn, che obbliga ancora una volta il fiume a mutar direzione, e lo spinge verso SO., a riunirsi con l'Eufrate, poco a monte di Bassora. Il Tigri, però, a differenza dell'Eufrate, mantiene abbastanza regolare il suo letto sin presso la foce: la decantazione dell'imponente carico solido che trasporta s'inizia in realtà solo a valle di ‛Amāra, dove il fiume anch'esso entra nell'immensa palude della Baṭīḥa, confondendo il suo letto con la superficie liquida del ḥōr, che si continua senza interruzione, durante le piene, sino al margine del deserto.
Oltre Bassora le alluvioni convogliate al Golfo Persico sono dovute all'apporto del Qārūn, che spinge innanzi di circa 25 m. ogni anno, in media, la piatta frangia del delta.
Meno lungo di corso dell'Eufrate, il Tigri lo supera per abbondanza di acque, e per attività costruttiva. La sua portata media oscilla a Baghdād da 800 (ottobre) a 4000 (aprile) mc., contro valori che per l'Eufrate, press'a poco allo stesso punto del suo corso (ad el-Museyyib), sono rispettivamente di 400 e 2750 mc. L'altezza delle massime piene supera nel primo di 6 m. il livello normale, mentre la differenza è per il secondo di 3,50 m.; così pure, mentre per il Tigri si hanno portate eccezionali di oltre 7000 mc., per l'Eufrate non si oltrepassarono in nessun caso i 4000 mc. Analogamente, il tributo solido del Tigri è senza confronto assai più copioso di quello dell'Eufrate (quattro volte maggiore che nel Nilo), ciò che va messo in rapporto, com'è dell'afflusso liquido, col rifornimento che al fiume, depauperato di acque nel suo transito attraverso un'ampia zona areica, apportano gli affluenti che emungono i fianchi dello Zagros. Questi stessi affluenti, d'altronde, determinano in sostanza, col loro regime, il regime del fiume nella maggior parte del suo corso (di questo appena un quarto è fuori dai confini dello ‛Irāq) difatti, alle piene primaverili dei primi corrisponde la massima portata del Tigri. Le acque cominciano a innalzarsi a mezzo novembre, per raggiungere il loro massimo in maggio (eccezionalmente continuandosi fino in giugno); il periodo di magra cade tra settembre e ottobre, in corrispondenza con i forti calori estivi e la loro totale mancanza di precipitazioni nella maggior parte del bacino.
Quanto allo sfruttamento delle risorse idriche del Tigri a scopo irrigatorio, pur non potendosi paragonare le condizioni attuali a quelle, molto floride, dell'antichità preclassica, è certo che il fiume la cede all'Eufrate: completate le opere di bonifica in progetto, sarà tuttavia possibile non solo mettere a coltura, come in parte è del resto già stato ottenuto, larghe zone sull'alto (a valle di Beled) e sul basso (Tell) Tigri, ma regolarne il deflusso in modo da proteggere la pianura di Baghdād contro le piene del fiume (riserva di Ḥōr el-‛Aqarqūf e diga sulla destra di questo). Per contro, il Tigri ha assai maggior importanza dell'Eufrate come via di comunicazione data la maggiore consistenza e regolarità del suo alveo. Tutto il tratto a valle di Diyarbekir è infatti utilizzato per la navigazione: le grosse barche a vapore lo risalgono fino a Baghdād e occasionalmente anche fino a Tikrit (un migliaio di chilometri dalla foce); le barche più piccole fino a Mossul e di qui a Diyarbekir solo le zattere (kelek, costruite con rozze travi di legno poggianti su otri rigonfî), che scendono il fiume col favore della corrente. Prima della costruzione della ferrovia che da Bassora lungo la valle dell'Eufrate adduce a Baghdād, e di quelle che da Baghdād e da Bassora accompagnano, senza ricongiungersi, il corso del Tigri, solo per mezzo del Tigri aveva luogo il commercio che legava e lega l'alta alla bassa Mesopotamia: la stessa fortuna di Baghdād - rimasta, ad onta di tutte le trasformazioni operatesi in epoca moderna, il centro più cospicuo dello ‛Irāq - non s'intende appieno, se non si tien conto della funzione esercitata per essa dal fiume sulle cui rive sorse e si sviluppò. Attraverso il Tigri si completano le differenti economie delle due parti della regione irachena: la zona montuosa dell'antica Assiria e le regioni pianeggianti, a tipo pastorale-agricolo, della pianura mesopotamica. L'attiva circolazione commerciale che ne risulta ha determinato il fissarsi, sulle due rive del fiume, di un'abbastanza densa popolazione di sedentarî, dediti ai traffici, e perciò la creazione di nuclei urbani, il cui numero e la cui importanza appaiono anche maggiori che lungo il gemello corso dell'Eufrate. In epoca recente, la ricerca e il fortunato ritrovamento di minerali utili nelle immediate vicinanze del fiume (prescindendo dai depositi petroliferi sul rovescio dello Zagros, sono conosciuti cospicui giacimenti di rame ad Ergani [Osmaniye] e a Mardin, di ferro a Diyarbekir, sorgenti bituminose a Mossul, ecc.) hanno accresciuto e tendono ad accrescere l'importanza antropogeografica del fiume.
Bibl.: M. von Oppenheim, Von Mittelmeer zum persischen Golf, Bergamo 1899; E. Sachau, Am Euphrat und Tigris, Lipsia 1900; W. Willcocks, The Restoration of the ancient Irrigation Works on the Tigris or the Recreation of Chaldaea, Cairo 1901; id., The Irrigation of Mesop., Londra 1911; C. Uhlig, Mesopotamien, in Zeitschr. d. Gesell. Erdkunde Berlin, 1917, pp. 333-58, 392-430, 530-46; E. S. Stevens, By Tigris und Euphrates, Londra 1923.