Burton, Tim
Regista e produttore cinematografico statunitense, nato a Burbank (California) il 25 agosto 1958. Influenzato dagli incubi letterari di E.A. Poe, dalle atmosfere horror del cinema di Roger Corman, dagli ambienti scenografici e dalle prospettive 'distorte' tipiche dell'Espressionismo tedesco, B. si è rivelato uno degli autori più originali e riconoscibili del panorama statunitense della fine del Novecento. Austero e coerente nell'elaborazione visiva che ogni volta si rinnova (soprattutto nella personale elaborazione del contrasto tra movimento e stasi propria dei cartoons), ha spesso popolato il proprio universo di 'corpi-giocattolo' condannati dalla loro anormalità, inseriti in un contesto dark enfatizzato dalle musiche di Danny Elfman, uno dei suoi collaboratori più fedeli.
Appassionato sin dall'infanzia di cartoni animati e classici del cinema fantastico e horror, studiò animazione presso l'Institute of Arts in California. Nel 1979 divenne apprendista e assistente animatore presso la Disney collaborando poi a due cartoni animati di Ted Berman e Richard Rich The fox and the hound (1981; Red e Toby nemiciamici) e The black cauldron (1985; Taron e la pentola magica). Nel frattempo, era riuscito a farsi approvare dalla Disney la realizzazione di un originale cortometraggio di sei minuti in bianco e nero, Vincent (1982), girato con la tecnica dello stop-motion (animazione con pupazzi e plastilina dentro set tridimensionali in scala ridotta). Nel 1984 B. ha offerto nel suo cortometraggio Frankenweenie una personale rilettura del mito di Frankenstein, perfezionando le coordinate emotive di un universo gotico, favolistico e macabro, elemento caratteristico di tutta la sua produzione. Ha esordito nel lungometraggio con Pee Wee's big adventure (1985): dietro un'opera apparentemente solare, caratterizzata da colori accesi e da un protagonista che assume le movenze di un cartoon, si nascondono atmosfere inquietanti che hanno acquisito piena forma espressiva nell'abitazione irreale di Beetlejuice (1988; Beetlejuice ‒ Spiritello porcello) e soprattutto nei décors postmoderni della Gotham City di Batman (1989). In questo film il protagonista viene profondamente umanizzato, spogliato dell'eroismo tipico del personaggio del fumetto e inserito in un contesto spaziale funereo. Edward scissorhands (1990; Edward mani di forbice) e Batman returns (1992; Batman ‒ Il ritorno) rappresentano le opere in cui il mondo di B. si materializza con più forza creativa. In entrambe viene accentuato il drammatico percorso emotivo di personaggi racchiusi nei loro ambienti cromaticamente e architettonicamente differenziati. In queste due opere, la storia è completamente subordinata alla dimensione visiva e scenografica del suo autore-creatore: dal giardino dalle forme fantastiche nella prima alle fogne labirintiche nella seconda. Nel 1993 B. è stato supervisore e produttore di Tim Burton's nightmare before Christmas diretto da Henry Selick, film a pupazzi animati in cui viene ripresa e aggiornata la tecnica dello stop-motion. L'opera, ispirata a un libro per bambini scritto e disegnato dal cineasta quando faceva l'animatore alla Disney, contiene però temi e ossessioni tipiche del suo autore: l'amara parabola esistenziale del diverso, l'esaltazione del lato oscuro dell'infanzia. Altra storia, questa volta diretta dallo stesso B., incentrata sul tema del 'diverso' è la biografia del regista Ed Wood (1994), considerato il peggior cineasta della storia del cinema e diventato poi negli anni un personaggio cult. In Mars attacks! (1996) B. ha condensato la passione per il b-movie (che aveva caratterizzato i lavori precedenti), esplicitando continui riferimenti agli Stati Uniti degli anni Cinquanta e alla fantascienza del periodo della guerra fredda. Ha poi diretto Sleepy Hollow (1999; Il mistero di Sleepy Hollow) da un racconto di W. Irving, opera ambientata alla fine del Settecento, ancora una volta basata su una commistione di fiaba e horror, nella quale ha collaborato per la terza volta con l'attore Johnny Depp. Nel film sono evidenti i rimandi alla produzione cinematografica della casa Hammer e alle forme visive del mélo hollywoodiano degli anni Cinquanta. Planet of the apes (2001; Planet of the apes ‒ Il pianeta delle scimmie), remake dell'opera di Franklin J. Schaffner (1968), appare invece il film più estraneo al cinema di Burton. Chiuso prevalentemente nelle forme di un action movie dalle dimensioni kolossal, lascia affiorare solo in alcuni luoghi (la città delle scimmie) e in alcuni simboli iconografici l'universo immaginativo del cineasta.
M. Salisbury, Burton on Burton, London-Boston 1995 (trad. it. Il cinema secondo Tim Burton, Parma 1995); M. Monteleone, Luna dark. Il cinema di Tim Burton, Recco 1996; M. Spanu, Tim Burton, Milano 1998.