Robbins, Tim (propr. Timothy Francis)
Attore e regista cinematografico statunitense, nato a West Covina (California) il 16 ottobre 1958. Interprete puntuale e incisivo, in grado di misurarsi con ruoli eterogenei e di passare dalla commedia al dramma, ha improntato la propria attività registica a un marcato impegno civile e politico. Premiato come miglior attore al Festival di Cannes nel 1992 e con il Golden Globe nel 1993 per la sua interpretazione in The player (1992; I protagonisti) di Robert Altman, ha condiviso con l'intero cast di Short cuts (America oggi), ancora di Altman, la Coppa Volpi alla Mostra del cinema di Venezia nel 1993. Nel 2004, con il ruolo ricoperto in Mystic river (2003) di Clint Eastwood, si è aggiudicato un premio Oscar come miglior attore non protagonista e un nuovo Golden Globe.
Figlio di un cantante folk del Greenwich Village, R. si è formato artisticamente a New York, recitando, fin dall'età di dodici anni, in una compagnia di teatro sperimentale. Dopo essersi trasferito a Los Angeles si è laureato in teatro all'UCLA (University of California Los Angeles). Ha poi costituito The Actors' Gang, un gruppo di teatro politico-sperimentale che nel 1982 ha debuttato con un allestimento dell'Ubu roi di A. Jarry, diretto dallo stesso Robbins. Passato al cinema, è rimasto alcuni anni nell'ombra, per poi raggiungere il successo, accanto a Kevin Costner e Susan Sarandon (da allora sua compagna nella vita), in Bull Durham (1988; Bull Durham ‒ Un gioco a tre mani) di Ron Shelton. Efficace in alcune commedie successive (tra cui Erik the Viking, 1989, Erik il vichingo, di Terry Jones e Cadillac man, 1990, di Roger Donaldson), si è imposto nel cupo thriller Jacob's ladder (1990; Allucinazione perversa) di Adrian Lyne. Nel 1991 ha poi preso parte, in un ruolo minore, a Jungle fever di Spike Lee. La consacrazione è però avvenuta con l'interpretazione del bieco produttore di The player, mentre con Bob Roberts (1992), di cui è stato regista, sceneggiatore, interprete, coautore dei brani musicali, ha firmato una satira politica in forma di falso documentario in cui un losco cantante ultrareazionario diviene senatore. Ha quindi interpretato per Altman, che lo avrebbe diretto ancora nel corale Prêt-à-porter (1994), un poliziotto gretto e infedele in Short cuts. Nel 1994 ha dato vita a Norville Barnes, geniale sciocco in The hudsucker proxy (Mister Hula Hoop) di Joel Coen, al meccanico appassionato dello studio delle comete in I.Q. (Genio per amore) di Fred Schepisi e al detenuto Dufresne in The Shawshank redemption (Le ali della libertà) di Frank Darabont, riconfermando la propria sfaccettata versatilità. In Dead man walking (1995; Dead man walking ‒ Condannato a morte), tratto dal libro di H. Prejean, ha diretto Susan Sarandon e Sean Penn in un intenso, sgomento atto d'accusa contro la pena di morte, ottenendo una nomination all'Oscar come miglior regista. Nel 1996 ha prodotto The typewriter, the rifle & the movie camera di Adam Simon, un documentario su Samuel Fuller. Dopo aver interpretato un terrorista nel thriller Arlington road (1999; Arlington road ‒ L'inganno) di Mark Pellington, ha diretto Cradle will rock (1999; Il prezzo della libertà), articolata riflessione su arte e politica, oscurantismo e libertà, filtrata attraverso il racconto del contrastato debutto (guidato nel 1937 da un giovane Orson Welles) del musical di M. Blitzstein che dà il titolo al film. Dopo essere stato il comandante Blake nel fantascientifico Mission to Mars (2000) di Brian De Palma, è comparso in un cammeo in High fidelity (2000; Alta fedeltà) di Stephen Frears. Ha poi interpretato un malvagio boss dell'informatica in AntiTrust (2001; SYNAPSE ‒ Pericolo in rete) di Peter Howitt e uno scienziato folle nella commedia surreale Human nature (2001) di Michel Gondry, nonché l'ambiguo Lewis Bartholomew in The truth about Charlie (2002) di Jonathan Demme. Nel successivo Mystic river, interpretando il ruolo tragico dell'enigmatico Dave Boyle, un uomo segnato dalle violenze subite da bambino, ha fornito una prova di rara intensità espressiva. Diretto da Michael Winterbottom, ha infine impersonato il tormentato investigatore William nel fantascientifico Code 46 (2003).
L. Giavarini, Tim Robbins, in "Cahiers du cinéma", 1992, 457, p. 60; R. Grundmann, C. Lucia, Between ethics and politcs: an interview with Tim Robbins, in "Cineaste", 1996, 2, pp. 4-9.