TIMAGENE (Τιμαγέυης, Timagĕnes)
Retore e storico ellenistico, nato in Egitto nel sec. I a. C. e trasportato prigioniero a Roma da Gabinio nel 55 a. C. Secondo tradizione diverse, ma in definitiva non discordi, liberato, aprì una scuola di retorica, in cui gli succedette poi Asinio Pollione. Fu a lungo in amicizia con Augusto, nonostante la maldicenza e libertà di parola proverbiali. Infine, per tali sue maldicenze, cadde in disgrazia, si ritirò e morì ad Albano. d
Uno dei pochi suoi frammenti è citato come appartenente a un'opera sui re (βασιλεῖς): altre volte si parla di sue storie. È già incerto se le due opere si identifichino e quale ambito avessero (certo egli però si occupava dell'età ellenistica).
Sappiamo inoltre che distrusse una sua storia di Augusto, dopo la rottura con l'imperatore. L'unico autore di cui sia sicuro che l'ha utilizzato ampiamente è Ammiano Marcellino (XV, 9 segg.) sulla preistoria dei Celti. Vecchia ipotesi è che Livio nel suo excursus contro i levissimi ex-Graecis, che preponevano Alessandro Magno ai Romani (IX, 7 segg.), polemizzi contro di lui: l'ipotesi è sempre verosimile. Poco probabile è invece l'ipotesi molto fortunata di A. v. Gutschmid che la storia a cui Trogo Pompeo (v.) attinse il quadro delle sue Historiae Philippicae sia per l'appunto di T.: fra l'altro il titolo dell'opera di Trogo, che non ha senso per lui, ma deve risalire alla sua fonte, non si trova mai attribuito all'opera di T. Tracce in Strabone, nelle Guerre Civili di Appiano e in altri non sono per ora dimostrate.
Bibl.: Cfr., anche per la bibliografia precedente, A. Momigliano, Livio, Plutarco e Giustino su virtù e fortuna dei Romani, in Athenaeum, XII (1934), p. 45 segg.; R. Laqueur, in Pauly-Wissowa, Real-Encyclopädie, VI A, colonna 1063 segg.