TIMONE (Τίμων, Timon) di Fliunte
Poeta e filosofo greco, nato intorno al 320, morto intorno al 230 a. C. Scolaro prima di Stilpone di Megara e poi di Pirrone di Elide, divenne seguace di quest'ultimo, entrando così nel novero dei rappresentanti dello scetticismo più antico. Riprese e approfondì la critica gnoseologica del maestro (si sa che scrisse un'opera Περὶ αἰσϑήσεων, "Sulle sensazioni"), accentuando il motivo dell'indifferenza di fronte a qualsiasi asserzione di verità ulteriore all'apparenza immediata, quale presupposto necessario per il raggiungimento dell'atarassia. Ma acquistò fama coi suoi Σίλλοι, composizioni in esametri, in cui satireggiò i filosofi greci ad eccezione del maestro Pirrone e di Senofane, da lui considerato come tendenzialmente scettico.
Fonti principali circa T. sono Diogene Laerzio (IX, 109 segg.) e Sesto Empirico, oltre alla voce che lo concerne nel lessico di Suida. I frammenti di T. sono raccolti da C. Wachsmuth, insieme con quelli degli altri sillografi, nel Corpusculum poesis epicae graecae ludibundae, II, Lipsia 1885: la migliore edizione è ora quella di H. Diels in Poetarum philosophorum fragmenta, Berlino 1901, p. 182 segg., comprendente anche le testimonianze.
Bibl.: Oltre alla Commentatio di T. Phl. ceterisque sillographis che precede la citata edizione del Wachsmuth, v.: A. Ludwich, De quibusdam T. Phl. fragmentis, Königsberg 1903; G. Voghera, T. di F. e la poesia sillografica, Padova 1904; id., Postille critiche ad alcuni dei frammenti dei Silloi di T., in Riv. di storia antica, n. s., X, pp. 92-99.