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Timor Est è situato nella parte orientale dell’Isola di Timor (ad eccezione dell’exclave di Ocusse Ambeno nella zona occidentale), politicamente divisa dal 1906, quando portoghesi e olandesi si accordarono sui confini dei rispettivi possedimenti nell’isola.
Mentre la parte occidentale dell’isola venne assorbita dall’Indonesia nel 1949, la parte orientale rimase sotto la sovranità del Portogallo fino al 1975, anno in cui ottenne un’indipendenza presto vanificata dall’occupazione indonesiana – generata dal timore che un simile precedente potesse costituire una minaccia per la tenuta di uno stato multietnico e multilingue.
Dopo due decenni di conflitto – che si stima abbia provocato oltre 100.000 vittime – tra l’esercito indonesiano e le forze del Fretilin, il Frente Revolucionária de Timor-Leste Independente, fu solo il superamento della Guerra fredda e la fine della lunga carriera politica di Suharto a gettare le premesse per l’indipendenza di Timor Est. Nel settembre 1999, il 78% dei timoresi orientali si espresse a favore dell’indipendenza in un referendum indetto dal successore di Suharto, Bacharuddin Jusuf Habibie, in seguito alle pressioni internazionali. La scelta indipendentistica generò tuttavia una nuova spirale di violenza, a partire dalla reazione delle milizie integrazionistiche timoresi sostenute da frange dell’esercito indonesiano. Il 20 settembre dello stesso anno le forze delle Nazioni Unite (Un), guidate dall’Australia, intervennero con un contingente di 8500 soldati e fu istituita la United Nations Transitional Administration in East Timor, con il compito di guidare il paese verso la piena indipendenza, che venne raggiunta il 20 maggio del 2002.
Da allora le relazioni di Timor Est con il governo indonesiano sono andate progressivamente migliorando, e oggi Giacarta è un convinto sostenitore della candidatura di Timor Est a diventare membro dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean). Resta però da sciogliere il nodo del rimpatrio delle migliaia di timoresi rimasti nella parte occidentale dell’isola dal 1999.
L’Australia, paese maggiormente impegnato all’interno delle forze Un ancora di stanza nell’isola, riveste il ruolo di principale partner commerciale e politico di Timor Est – nonostante la disputa per le risorse di gas e petrolio presenti al largo delle coste timoresi continui a rappresentare motivo di frizione tra Dili e Canberra.
Il sistema politico del paese si fonda sul multipartitismo e sulla divisione dei poteri all’interno di un sistema di stampo parlamentare. Il primo ministro, che rappresenta la figura chiave nell’architettura istituzionale di Timor Est, viene nominato dal presidente e coincide con il leader del partito o della coalizione uscita vincitrice dalla tornata elettorale. Nel corso delle ultime elezioni, tenutesi nel 2007, il Fretilin è risultato essere il primo partito del paese, con il 27,9% delle preferenze al primo turno. Ciononostante, il Partito Indipendente guidato da Ramos-Horta ha prevalso nettamente nel secondo turno. La stabilità interna sembra essere migliorata negli ultimi anni, nonostante tra il 2006 e il 2008 il paese abbia vissuto una fase di elevata turbolenza provocata dalla diserzione di quasi un terzo dell’esercito e da un tentativo di colpo di stato tramite un attentato alla vita dell’attuale presidente Ramos-Horta.
Le condizioni economiche di Timor Est risentono ancora fortemente dei decenni di guerra civile e dell’azione delle milizie del 1999. Di conseguenza non stupisce che gli aiuti internazionali rappresentino circa la metà del pil e che la bilancia commerciale sia in negativo. Le esportazioni consistono quasi esclusivamente nel caffè e, in piccola parte, in legname. La disoccupazione e la povertà diffusa sono arginate solo parzialmente da una politica economica fondata sulla spesa pubblica.