TIMOR EST.
– Demografia e geografia economica. Storia.
Demografia e geografia economica di Marco Maggioli. – Stato dell’Asia sud-orientale, indipendente dal 2002, il cui territorio corrisponde alla sezione orientale dell’isola di Timor, all’exclave di Ocusse Ambeno, all’isola di Atauro (Pulau Kambing) e all’isolotto di Jako (Pulau Jako). T. E. mostra una crescita demografica sostenuta (2,1% annuo nel periodo 2005-10, 1,7% nel periodo 2010-15), con un tasso di fecondità tra i più elevati nel mondo (5,9 figli per donna) e un tasso di natalità estremamente alto (35,8,6‰, 2013). La popolazione ammontava nel 2014, secondo una stima UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs), a 1.152.439 abitanti. Il PIL complessivo nel 2014 è stato di 4,5 miliardi di $, con una crescita record nel periodo 200712: +12% in media. Il settore primario contribuisce per il 4,4% alla formazione del PIL (50,8% della forza lavoro complessiva), il secondario per l’82,6% (8,7% della forza lavoro) e il terziario per il 13% (40,5% della forza lavoro). Notevoli i giacimenti offshore di gas e petrolio estratti da due siti: uno in concessione all’ENI, l’altro, il più grande, all’americana Conoco-Phillips.
Storia di Paola Salvatori. – La ricostruzione di un tessuto sociale e politico condiviso, avviata dopo l’indipendenza dall’Indonesia conquistata nel 2002, rimase la sfida principale di T. E., Stato assai povero e inserito nel 2003 nella lista ONU dei Paesi meno avanzati (cd. Least developed countries). La protesta popolare alimentata dalla difficilissima situazione economica, il riesplodere dei contrasti etnici e la difficoltà di inquadrare gli ex guerriglieri nell’esercito regolare crearono un acuto stato di tensione che precipitò il Paese sull’orlo della guerra civile. Le elezioni presidenziali del 2007 assegnarono la vittoria a José Ramos-Horta, premio Nobel per la pace nel 1996 e figura carismatica del movimento indipendentista, mentre quelle legislative videro l’affermazione del Fretilin (Frente revolucionária de Timor-Leste indipendente) che non riuscì tuttavia a formare un governo, e la carica di primo ministro fu assunta da Xanana Gusmão, leader del Congresso nacional da reconstrução de Timor-Leste (CNRT), da lui fondato nel 2007. Nonostante l’invio di una nuova missione di pace da parte dell’ONU nel 2006 (United nations integrated mission in East Timor, UNMIT), la situazione rimase critica e nel febbraio 2008 un gruppo di militari ribelli perpetrò un duplice attentato: contro Gusmão, che rimase indenne, e contro Horta che fu invece gravemente ferito. Superata l’emergenza, il governo riprese la strada del dialogo e indirizzò gli sforzi al superamento della grave crisi alimentare che aveva investito il Paese. Le elezioni del 2012 vide ro la sconfitta del presidente uscente e la vittoria di Taur Matan Ruak, ex guerrigliero ed ex comandante delle forze armate, che si aggiudicò al secondo turno il 61,2% dei voti. Gusmão, il cui partito era riuscito a ottenere la maggioranza relativa dei seggi, fu riconfermato capo del governo. Completato il suo mandato, il 31 dicembre 2012 il contingente ONU lasciò il Paese. Negli anni seguenti le condizioni economiche migliorarono grazie allo sfruttamento delle risorse di idrocarburi. Nel 2014 il governo chiese la revisione del trattato con l’Australia relativo allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi marini accusando Canberra di aver condotto azioni di spionaggio durante le precedenti trattative: a seguito della restituzione dei documenti sottratti dall’Australia, T. E. decise nel giugno 2015 di far cadere il caso presentato davanti alla Corte internazionale di giustizia, ma nel mese di settembre tornò a chiedere un nuovo arbitrato per dirimere la permanente controversia riguardo alcuni punti del trattato. Dopo aver espresso il desiderio di lasciare spazio a nuove generazioni di leader per la guida del Paese, Gusmão – allora sessantottenne – rassegnò nel febbraio 2015 le sue dimissioni da capo del governo. Al suo posto, assunse l’incarico di premier il cinquantenne Rui Maria de Araújo.