Timor Est
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Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Stato dell'Asia sud-orientale, indipendente dal 2002, il cui territorio corrisponde alla sezione orientale dell'isola di Timor, all'exclave di Ocusse Ambeno, all'isola di Atauro (Pulau Kambing) e all'isolotto di Jako (Pulau Jako). La popolazione (924.642 ab. al censimento del 2004) mostra una crescita demografica sostenuta (5,4% annuo nel periodo 2000-2005), che rende difficile trovare i mezzi per combattere la diffusa povertà: i timoresi hanno il tasso di fertilità più alto del mondo (7,8 figli per donna).
La principale attività economica è rappresentata dall'agricoltura, praticata in un regime di sussistenza, mentre l'unica coltura da esportazione, il caffè, attraversa un periodo di ribasso dei prezzi sui mercati internazionali. Il clima semiarido e la dipendenza alimentare dal riso organizzata all'epoca della colonizzazione rendono il settore estremamente fragile. L'unica prospettiva di sviluppo economico è rappresentata dallo sfruttamento dei giacimenti di petrolio e gas naturale scoperti al largo delle coste prospicienti l'Australia, che peraltro ne rivendicava la proprietà.
Storia
di Paola Salvatori
Alle soglie del Duemila T. E., ex colonia portoghese, si apprestava a riprendere il faticoso cammino dell'indipendenza che era stato avviato già nel 1975 dal Frente Revolucionária do Timor Leste Indipendente (FRETILIN), e represso con brutalità sul suo nascere dalle truppe indonesiane, che per oltre un ventennio avevano occupato con la violenza l'isola. Successivamente al crollo del regime indonesiano e all'allontanamento di I. Suharto (maggio 1998), il FRETILIN aveva infatti rilanciato la battaglia per la costituzione di uno Stato indipendente riuscendo, con il sostegno dell'ONU, a ottenere il riconoscimento del diritto di autodeterminazione dei timoresi.
La vittoria degli indipendentisti al referendum svoltosi nell'agosto 1999 e la successiva ritirata dell'esercito indonesiano (ott.), funestata dalle violenze commesse sulla popolazione civile, segnarono l'avvio di una nuova fase politica: T. E. passò infatti sotto l'amministrazione provvisoria dell'ONU, che nel luglio 2000 promosse la costituzione di un governo di transizione in cui entrarono anche esponenti politici locali. Il permanere di forti tensioni interne spinse l'ONU a prorogare la propria presenza sul territorio (il ritiro era stato inizialmente fissato al genn. 2001), e a incrementare la partecipazione delle forze locali al governo. Nell'agosto del 2001 si tennero le elezioni per l'Assemblea costituente: il FRETILIN conquistò 55 seggi, seguito dal Partido Democrático (7 seggi), dal Partido Social Democrata e dall'Associação Social-Democrata Timorense (6 seggi ciascuno); M. Alkatiri fu nominato primo ministro. Nel marzo 2002 fu promulgata la nuova Costituzione che sanciva la nascita di una repubblica parlamentare. Il testo prevedeva, tra l'altro, l'elezione diretta a suffragio universale del presidente della Repubblica, in carica per 5 anni. Nell'aprile 2002 Xanana Gusmâo, leader storico del FRETILIN, venne eletto presidente con l'83% dei consensi, e il 20 maggio venne celebrata ufficialmente la nascita della Repubblica e la fine dell'amministrazione provvisoria. Venne però stabilita la permanenza di una missione di sostegno delle Nazioni Unite per assistere il governo che si trovava a fronteggiare una situazione particolarmente difficile sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista sociale. Le distruzioni operate dall'esercito indonesiano in ritirata avevano infatti peggiorato le già precarie condizioni del Paese, tra i più poveri del mondo, ed erano naufragate le aspettative di quanti avevano creduto che l'indipendenza sarebbe stata accompagnata da un generale miglioramento del tenore di vita. La povertà esacerbò l'insoddisfazione degli ex combattenti e generò nel Paese un profondo malessere esploso nel dicembre 2002 in violente manifestazioni di piazza duramente represse dalle inesperte forze dell'ordine. Lo stato di incertezza proseguì anche negli anni successivi, nel corso dei quali tornarono a manifestarsi contrasti etnici tra le diverse comunità abitanti le zone orientali e occidentali dell'isola, rimasti latenti ai tempi dell'occupazione indonesiana. Il crescere della tensione e l'acutizzarsi dello scontro, che finì per coinvolgere anche le forze armate polarizzate nei due schieramenti, portò il Paese, agli inizi del 2006, sull'orlo del caos e costrinse Alkatiri a dimettersi nel mese di giugno. La carica di capo del governo fu così assunta da J. Ramos Horta, premio Nobel per la pace nel 1996 e figura carismatica del movimento indipendentista, cui venne affidato il difficile compito di creare le condizioni per una pacificazione nazionale.
In politica estera l'impegno principale del governo fu quello di definire i nuovi confini marittimi di T. E. sia nei confronti dell'Indonesia sia dell'Australia. Con la prima fu raggiunto un accordo nel corso del 2004, mentre la presenza di giacimenti petroliferi e di gas nella zona disputata con l'Australia prolungò le trattative tra i due Stati. I negoziati, avviati nel novembre 2003, giunsero a conclusione nel gennaio 2006 con la firma di un accordo che prevedeva una spartizione delle risorse ivi rinvenute.