tirare
Verbo adoperato in tutte le opere di D., sia in verso che in prosa; ricorre due volte anche nel Fiore.
Nel senso di " trarre (a sé) ", " trascinare ": If XXX 29 in sul nodo / del collo l'assannò, sì che, tirando, / grattar li fece il ventre al fondo sodo; Pd XXXI 95 tirandosi me dietro sen giva / sovresso l'acqua lieve come scola; Pd X 142 l'una parte e l'altra [dell'orologio] tira e urge; riferito specificamente a un carro: Pg XXIX 108 un carro... / ch'al collo d'un grifon tirato venne; XXXII 49 vòlto al temo ch'elli avea tirato; Fiore CCXVII 10 non volle caval per limoniere / né per tirare il carro; CCXVIII 8 con suo' colombi che 'l carr'han tirato. In If XXIV 113 E qual è quel che cade... / per forza di demon ch'a terra il tira, D. allude alla caduta dell'epilettico, provocata secondo un'opinione corrente da invasamento demoniaco (ma cfr. anche Marc. 1, 26; Luc. 4, 35; ecc.). Nella forma riflessiva, per esprimere un moto che il soggetto compie con sforzo: Pg IV 46 " Figliuol mio ", disse, " infin quivi ti tira " (" sfòrzati di portare la tua persona ", Scartazzini-Vandelli).
Adoperato all'interno di immagini che valgono contestualmente come metafore: Pg XIV 146 voi prendete l'esca, sì che l'amo / de l'antico avversaro a sé vi tira (gli uomini, attratti dall'esca dei beni mondani, si lasciano cogliere all'amo del demonio che li tira a sé); Pd XXVI 50 dì ancor se tu senti altre corde / tirarti verso lui (" altri movimenti che ti tirino ad amare Iddio, come la corda tira chi è legato ", Buti).
Riferito metaforicamente a un soggetto per lo più spirituale, come amore, desiderio, ecc., t. tende ad acquistare il significato di " attirare ", " attrarre ", secondo un uso caratteristico della lingua del tempo (" Tirare aveva in antico senso talvolta più mite e soave che oggidì. Dante lo dice delle influenze celesti, del puro affetto dell'anima, dell'amore divino ", Tommaseo): Rime L 4 [il] disio amoroso, che mi tira / ver lo dolce paese c'ho lasciato; LIX 1 Volgete li occhi a veder chi mi tira (ossia Amore); Pg XVII 130 Se lento amore a lui veder vi tira / o a lui acquistar...; Pd LV 16 Io veggio ben come ti tira / uno e altro disio. Vedi inoltre Vn XLI 104, Rime XCI 51, Pg XIX 66, Pd XIX 89, XXIII 98. In Pd XXVIII 129 Questi ordini [angelici]... verso Dio / tutti tirati sono e tutti tirano, la metafora acquista un'ampiezza cosmico-teologica (" verso Dio, che è lo punto detto di sopra, tutti tirati sono, siccome da sommo bene amato da loro, e tutti tirano, imperò che 'l superiore tira l'inferiore... e ogni cosa tirano in verso Dio ", Buti), ritenendo tuttavia dell'esattezza di alcune immagini tecniche, quale quella dell'orologio in cui l'una parte e l'altra tira e urge (X 142). Il passo forte che a sé la [cioè l'anima mia] tira (XXII 123) è da intendersi come l'ardua prova che " chiama a sé " e quindi " assorbe " l'ingegno di D., di descrivere le ultime meraviglie del Paradiso, oppure, più specificamente, il trionfo di Cristo, che è l'argomento del canto (cfr. X 26-27 a sé torce tutta la mia cura / quella materia ond'io son fatto scriba). Lo spirito novo, di vertù repleto, / che ciò che trova attivo quivi, tira / in sua sustanzia (Pg XXV 73) è l'intelletto possibile che, infuso da Dio nel feto appena si è compiuta l'organizzazione del cervello, tira in sua sustanzia, " assume in sé ", " assimila al suo essere " (Sapegno) la virtù informativa che nell'organismo ha dato luogo prima all'anima vegetativa e poi a quella sensitiva, per farne un'anima sola che vive, sente e ha coscienza di sé.
Costruito con la preposizione ‛ da ' o ‛ di ', nel significato di " cavar fuori ", " estrarre ", sia con valore letterale che metaforico: Vn XXXVI 2 questa pietosa donna, la quale parea che tirasse le lagrime fuori de li miei occhi per la sua vista; Rime C 55 li vapor che la terra ha nel ventre, / che d'abisso li tira suso in alto; CXVI 23 quando ella [l'anima] è ben piena / del gran disio che de li occhi le tira, ossia " che cava dagli occhi della donna ". In questo senso il verbo può assumere il valore scientifico di " far nascere ", " produrre ", in quanto passaggio dalla potenza all'atto: Rime CVI 135 l'amorose fronde / di radice di ben altro ben tira, ossia dalla radice di un bene un altro bene " trae ", " fa nascere " le amorose fronde (metaforicamente, i sentimenti di amicizia; ma per l'origine non metaforica dell'immagine cfr. C 40-41 le fronde / che trasse fuor la vertù d'Ariete); Pd VII 140 L'anima d'ogne bruto e de le piante / di complession potenzïata tira / lo raggio e 'l moto de le luci sante, ossia: l'irraggiarsi degl'influssi e il moto delle stelle " estraggono e riducono in atto " (Sapegno) l'anima di ogni bruto e delle piante dal complesso della materia disposta ad accogliere in sé la forma. Sempre col medesimo costrutto, ma nel senso di " levare ", " togliere ": If VI 44 L'angoscia che tu hai / forse ti tira fuor de la mia mente, ti " sottrae " alla mia memoria (con forte valore metaforico). Nel significato di " tendere ", " allungare ": If XII 63 Ditel costinci; se non, l'arco tiro, per saettare; Pd XV 6 le sante corde / che la destra del cielo allenta e tira: " le quali corde [ossia le anime beate] la grazia dello Spirito Santo tempera, tirando le corde troppo lente e allentando le troppo tirate, come a lui piace " (Landino; e così più o meno quasi tutti i commentatori; ma c'è chi, come Siebzehner-Vivanti e il Mattalia, intende allenta e tira come " fa vibrare " e quindi " suona ": " con l'usitata indicazione del fatto a sequenze invertite, poiché la vibrazione della corda si ottiene prima ‛ tirandola ', e poi ‛ allentandola ', liberandola dalla tensione ", Mattalia). In Cv III V 11 da qualunque lato si tira la corda, si fa riferimento a un tipo di misurazione delle distanze consistente nel condurre la corda da un punto all'altro (cfr. Busnelli-Vandelli). V. anche TRARRE.