TIRO (Ṣur)
Città fenicia situata su una penisola della costa libanese, a S di Beirut; costruita originariamente su due isole, una a N l'altra a S, distanti dal continente circa 6oo m. Le due isole furono riunite dal re Hiram I, nel X sec. a. C., colmando il braccio di mare che le separava; la città venne poi congiunta alla costa da Alessandro Magno mediante una diga che ne permise l'espugnazione nel 332 a. C.; intorno ad essa si accumularono depositi di sabbia che trasformarono nel corso del tempo l'isola in penisola.
Le vicende storiche di T. (ã3r nelle fonti egiziane; ṣurri in accadico; ṣr nel poema di Keret, nell'Antico Testamento e nelle iscrizioni fenicie; Τύρος e Tyrus forme isolate Ζωρ[ος]) e Sarra il nome della città deriva probabilmente dal sostantivo ṣur, roccia, indicante la natura del sito) sono note solo frammentariamente: sulla fondazione della città si hanno racconti mitici tramandati da Filone di Biblo (che cita Sanchunyaton) e da Nonno, mentre le prime notizie storiche (oltre la possibile menzione nei testi di esecrazione egiziani) provengono dall'archivio di Tell el-῾Amārnah dove è attestato il re Abi-Milki. I secoli successivi restano oscuri e solo agli inizî del I millennio a. C. la documentazione diventa relativamente abbondante: T. appare la città più importante della costa fenicia, includendo nel suo territorio, in alcuni periodi, anche Sidone. La città fu particolarmente fiorente sotto Hiram I, la cui attività urbanistica è attestata da Giuseppe Flavio e i cui rapporti con Salomone sono tramandati nell'Antico Testamento. Con l'affermarsi del predominio assiro a occidente, T. dovette pagar tributo; essa fu poi assediata da Nabucodonosor e tributaria di Babilonia, quindi della Persia (faceva parte della V satrapia); solamente Alessandro riuscì a espugnarla grazie all'aiuto della flotta delle vicine città fenicie e di Cipro; ciò permise di portare a termine la costruzione della diga. Successivamente T. appartenne alternativamente ai Tolemei e ai Seleucidi; nell'83 a. C. cadde in mano di Tigrane di Armenia e nel 64 a. C. passò ai Romani insieme con il resto della Siria. Da Settimio Severo fu creata colonia romana e in età imperiale fu un centro notevole di studî filosofici e un importante centro cristiano. In potere degli Arabi nel 638, passò successivamente dalla signoria dei califfi di Damasco a quella di Baghdad e quindi in potere dei Fatimiti d'Egitto (fine del X sec.) e dei Seigiuchidi (1089). Fu conquistata dai Veneziani nel 1124 e restò in mano dei Latini fino alla conquista musulmana (1292) in seguito alla quale T. venne distrutta.
Ricerche archeologiche a T. effettuate da E. Renan nel 186o-61, da Th. Macridy Bey nel 1903 e da D. Le Lasseur nel 1921 non hanno portato a risultati rilevanti; per mezzo di indagini sottomarine, integrate da osservazioni di superficie, sondaggi sulla riva e fotografie aeree, compiute negli anni 1934-36, il p. A. Poidebard è riuscito a determinare il sito del porto Sud. Regolari campagne di scavo nella parte meridionale di T. e sulla costa continentale S si compiono dal 1947 per iniziativa del Servizio delle Antichità del Libano sotto la direzione di M. Chéhab; esse hanno portato alla luce notevoli complessi dei periodi ellenistico, romano e bizantino.
I dintorni di ,T. si sono rivelati ricchi di resti archeologici, soprattutto di carattere agricolo e funerario. Numerosi ritrovamenti sono avvenuti per caso; tra questi sono di particolare importanza, perché costituiscono gli unici avanzi propriamente fenici finora scoperti nella zona, alcune tombe databili ai secoli VIII e VII a. C.
A T. resta ancora sconosciuto il sito del tempio di Melqart; non è stato rinvenuto alcun resto della diga di Alessandro, difficilmente recuperabile a causa del grande spessore dello strato di sabbia accumulatosi al di sopra di essa. È inoltre dubbia l'ubicazione della città continentale (la Ushu delle fonti assire, Παλαίτυρος -ο ἡ πάλαια Τύρος- e Tyrus Vetus nelle fonti greche e latine) che E. Renan collocava sul sito dell'attuale Tell el-Ma῾shuq circa 2 km a E di T., e che ora si preferisce situare a Tell er-Reshidiye, 5 km a S della città insulare.
Le ricerche nei porti di T. hanno mostrato che l'antico porto N (o sidonio) corrispondeva al sito del porto attuale, anche se è mutata la linea della costa che in epoca moderna si è molto avanzata; il porto S (o egiziano) è stato identificato davanti alla costa S della penisola, cosicché viene a cadere l'ipotesi di E. Renan che lo situava davanti alla costa S-E e lo riteneva completamente insabbiato in seguito al trasformarsi dell'isola in penisola. Le ricerche del p. Poidebard hanno mostrato che il porto era diviso in bacini e provvisto di un accesso centrale e probabilmente, in alcuni periodi, di una o due entrate secondarie ed hanno portato all'individuazione di resti di moli, quello esterno con indizî di due fasi costruttive, la più antica forse precedente al periodo romano; il porto si apriva in fondo a una rada delimitata da linee di scogli e da frangi flutti a protezione dalle correnti da O e da S-O.
I lavori compiuti nella zona meridionale di T. hanno messo in luce una strada porticata e una costruzione rettangolare con complessi di edifici circostanti. Il portico, scavato per una lunghezza di 175 m in fondo ai quali la pianta della costruzione sembra mutare, è costituito di colonne disposte in due file distanti m 11,80 l'una dall'altra ed è pavimentato da un mosaico a disegno geometrico sovrastato, a tratti, da un lastricato in marmo. A N di questo monumento è stato scavato un edificio rettangolare a gradini orientato in direzione N-E - S-O, al cui angolo N-O appaiono muri in pietra ben tagliata e accanto al quale sono stati scoperti sei bacini rettangolari, costruiti a un livello leggermente più basso, con resti di tre canalizzazioni che passano al di sotto dei muri della costruzione principale. Intorno a tale complesso gli scavi, estesi su una superficie di 22.500 m2, hanno dissotterrato tre gruppi di costruzioni tra le quali è notevole un monumento lungo 32 m da N-O a S-E, provvisto di un peristilio costituito da colonne in marmo grigio attualmente cadute. Colonne di varie dimensioni, muri e lastre di marmo indicano la presenza, nella, zona, di isolati di case disposti lungo strade intersecantisi ad angolo retto. Sono stati rinvenuti una statua con corazza decorata da rilievi rappresentanti Roma al di sopra della lupa fiancheggiata da Vittorie, una testa di Settimio Severo, una statua di Vittoria e numerose lampade di epoca ellenistica, romana e bizantina. Un'iscrizione di un altare, rinvenuta in un sondaggio condotto qualche m a N-E dello scavo e dedicato ad Eracle Hàgios, fa supporre di non essere lontani dal sito del tempio di Melqart.
Gli scavi concentrati sulla costa continentale S hanno messo in luce una necropoli tardo-romana e bizantina; in questo sito era stato precedentemente rinvenuto un sarcofago con scene del mito di Oreste, attualmente conservato nel museo di Beirut. Numerosi sono i sarcofagi in piombo con decorazioni in rilievo provenienti da T., caratteristici della regione fenicia durante i secoli III e IV d. C.
A S di T., nella zona di Rās el- ῾Ain, sono visibili i resti di epoca romana dell'acquedotto giungente sulla costa di fronte a T. e che deve probabilmente aver sostituito istallazioni idriche precedenti. A Tell er-Reshidiye, poco più a N, lavori di costruzione hanno portato alla scoperta di tombe scavate nella roccia databili all'VIII sec. a. C. e costituite da camere rettangolari alle quali si accede mediante un pozzo della profondità media di 2 m. I morti vi erano inumati e più tardi le ossa venivano accumulate in vasi. Tra le suppellettili sono caratteristici i crateri con decorazione costituita da linee orizzontali ocra scuro su fondo chiaro e da zone di cerchi concentrici alcuni di essi portano incisa o dipinta su un'ansa la dicitura l-mlk ("del re (?)") (su un esemplare appare la forma apparentemente femminile l-mlkt).
La zona S-E di T. è ricca di sepolture di epoca romana. A el-Awwatin ne è stata scoperta una, datata al II sec. d. C., costituita da una camera sotterranea alla quale si accede per mezzo di un pozzo munito di 26 gradini e di un dròmos; le pareti e l'entrata della stanza sepolcrale sono ornate di affreschi (i cui soggetti principali sono: il supplizio di Tantalo, Eracle e Alcesti, il ratto di Persefone, il riscatto del corpo di Ettore, Eracle con Cerbero incatenato), nei quali sono stati identificati due periodi di esecuzione. Un ipogeo analogo, con accesso costituito da un pozzo a gradini e da un dròmos e con la tomba vera e propria formata da una stanza centrale con sei grandi loculi laterali e due stanze funerarie aprentesi sulla parete di fondo, è stato scoperto da D. Le Lasseur a Gel el-῾Amad, non lontano da el-Awwatin; l'entrata, il soffitto e le pareti della stanza centrale sono decorati da affreschi raffiguranti motivi geometrici, animali e vegetali; ai quattro angoli del soffitto erano raffigurati i quattro venti, attualmente conservati solo in parte.
Gli scavi di Tell el-Ma῾shuq hanno dissotterrato resti di edifici di epoca tarda (bizantina e crociata) e di carattere mal definito che non permettono di identificare la località con Ushu. Ai piedi del tell erano state segnalate da E. Renan numerose tombe e avanzi di sarcofagi.
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