CAMPOSAMPIERO, Tiso (Tiso Novello, Tiso Maggiore, Tisone) da
Sesto di questo nome, figlio di Tisolino e di Cunizza da Onara o da Romano, nacque nella seconda metà del sec. XII, forse a Padova, di cui fu cittadino. A Padova possedeva infatti una casa da lui venduta nel 1215 al Comune che la abbatté per edificare al suo posto le proprie sedi, e della quale sopravvive la torre detta "turris alba". Fu vassallo del vescovo di Padova al quale fornì, assieme a tutta la "curia vassallorum", il contributo alle spese che il vescovo avrebbe incontrato in occasione della incoronazione di Ottone IV imperatore nel 1209. Nel 1227 il vescovo gli confermò un feudo. Ma il C. fu vassallo anche del vescovo di Treviso che nel 1191 lo investì di alcune terre e al quale tre anni dopo dovette restituire dei beni indebitamente occupati assieme al fratello Gherardo.
Il C., che condivise le vicende del fratello nell'ultimo decennio del sec. XII, si trovò a dover fronteggiare l'ostilità dei da Romano, ma non prese parte attiva alla vita del Comune trevisano. Decisivo per lui fu l'accostamento al marchese Azzo VI d'Este avvenuto in occasione del fatto di Campreto del 1204, quando assieme a Gherardo dovette difendere i propri diritti su questo castello contro le rivendicazioni di Ezzelino da Romano detto il Monaco. Da allora in avanti l'azione del C. fu strettamente legata al partito guelfo e agli Estensi, Azzo VI, Aldobrandino e Azzo VII, dei quali godette la piena fiducia. A Verona nel 1206, secondo il Bonifaccio, avrebbe parteggiato per i San Bonifacio contro la fazione dei Montecchi. La Cronaca di Rolandino poi attribuisce al C. e al fratello la responsabilità dell'attentato, avvenuto nello stesso anno a Venezia, contro Ezzelino il Monaco, che invece, secondo il Maurisio, contemporaneo all'accaduto, sarebbe stata opera del marchese d'Este. Sempre secondo quel cronista, nel 1209 il C. avrebbe favorito l'alleanza del Comune di Padova con il da Romano che portò a una grave sconfitta dell'Estense, ma l'affermazione è poco credibile alla luce degli avvenimenti successivi. Il C., infatti, fu testimone a Verona nel 1212 al testamento di Azzo VI e assieme ad Alberto da Baone, col quale era imparentato, assunse la tutela di Azzo VII.
Seguì il fratello di questo, Aldobrandino, nella spedizione di conquista della Marca d'Ancona, concessa agli Estensi dal papa Innocenzo III, che fu preparata alla fine del 1213 in Padova. Aldobrandino morì avvelenato nel 1215 ad Ancona, mentre il C. venne fatto prigioniero in battaglia dai conti di Celano, ghibellini, i quali, grazie all'investitura imperiale, rivendicavano per sé il possesso della Marca. La prigionia durò alcuni anni e, secondo la testimonianza di Rolandino, il C. fu liberato per l'intervento e l'interessamento dello stesso Azzo VII. Riacquistata la libertà, fu nominato vicario della Marca anconitana per il marchese, a partire probabilmente dal 1218, perché nel 1217 Onorio III aveva riconfermato l'investitura della Marca d'Ancona ad Azzo VII. La ribellione della provincia agli Estensi e alla Chiesa romana pose fine anche al governo del Camposampiero. In una lettera del 1225, indirizzata ad Azzo VII, Onorio III accusò esplicitamente il C. di avere contribuito alla defezione della Marca esasperando gli abitanti con inopportune esazioni di denaro.
Insieme con il marchese d'Este, il C. si trovò al seguito di Federico II durante l'agosto e il settembre del 1220 ed appare come testimone in alcuni atti dell'imperatore e del cancelliere imperiale Corrado di Metz.
Uno scontro diretto contrappose nel 1228 il C. ad Ezzelino III da Romano che si era impadronito del castello di Fonte, possesso dei Camposampiero, prendendo prigioniero il nipote del C., Guglielmo, bambino di tre anni. L'azione, secondo le ragioni esposte in un discorso che Rolandino fa pronunciare ad Ezzelino, aveva lo scopo di por fine alle scorrerie, contro i beni propri e degli amici, che partivano da quel castello, e il desiderio di vendicare i torti recati dai Caniposampiero alla propria famiglia. Il C. si rivolse allora al Comune di Padova che con una straordinaria partecipazione di popolo decise il ricorso alle armi. Un tentativo di mediazione di Venezia fallì e il podestà Stefano Badoer condusse le milizie padovane contro Bassano, tenuta da Alberico da Romano. Le esortazioni alla prudenza di Ezzelino il Monaco e l'intervento di alcuni magnati padovani suoi fautori indussero infine Ezzelino, che aveva già reso in precedenza il bambino, a restituire anche il castello di Fonte. Ma, approfittando di una momentanea discordia tra i due fratelli da Romano e con l'intento di diminuirne la potenza affermatasi in Vicenza, Verona e Treviso, nel 1229 il C., assieme al marchese d'Este e al conte di San Bonifacio, fu l'istigatore di una rivolta contro Alberico a Bassano, che tuttavia fu prontamente domata da Ezzelino.
Negli anni immediatamente seguenti fu implicato in una complessa questione patrimoniale. Fin dal 1216 iCamposampiero erano in possesso della curia di S. Andrea acquistata per opera di Giacomo, figlio del C., dal dissipatore dantesco Iacopo da Sant'Andrea, del quale il C. era stato mallevadore nel 1212per un suo debito con il vescovo e l'arciprete di Padova. Iacopo tentò di riacquistarla, e di fronte al rifiuto ricevuto, nel 1230congiurò con numerosi magnati padovani, attentando alla vita del Camposampiero. Nel 1232, nonostante un intervento di Gregorio IX in difesa dei diritti dei Camposampiero, il vescovo Iacopo Corrado chiedeva davanti ai giudici del podestà di rientrare in possesso della curia di S. Andrea indebitamente alienata perché feudo del vescovado, volendo favorire in tal modo Iacopo da Sant'Andrea con il quale si era accordato. Il C. morì prima di vedere definita la questione.
Partecipò, secondo il Picotti, alla lega del marchese d'Este, del conte di San Bonifacio, dei Comuni di Padova e di Conegliano e dei Caminesi che inferse nel 1232una grave sconfitta ai Trevisani condotti da Alberico da Romano, di recente passato alla parte imperiale col fratello. L'anno seguente i Caminesi, Conegliano e Ceneda, per rafforzare la propria posizione nel confronti di Treviso e di Ezzelino, giurarono la sottomissione al Comune di Padova: al giuramento, prestato nel Consiglio padovano l'11 aprile da Biaquino da Camino come procuratore di Conegliano, era presente il Camposampiero. Poco dopo (28 ag. 1233), la pace di Paquara portava ad una effimera conciliazione generale, ma secondo l'affermazione di Pietro Gerardo, il paciere fra' Giovanni da Schio non riuscì a mettere d'accordo il C. con i da Romano. Contrariamente a quanto asseriscono alcuni cronisti e storici, il padovano "Tiso comes" podestà a Conegliano nel 1233non è il Camposampiero.
Il C. fu protettore dei frati minori per i quali edificò un convento a Camposampiero presso la chiesa di S. Giovanni evangelista, dove fu ospitato s. Antonio da Padova. Morì nel 1234, dopo il 21 marzo e prima del 13 giugno. Il Chronicon Marchiae Tarvisinae..., annotandone la morte, lo definisce: "amicus interimus marchionis et inimicus constantissimus Eccelini" (p. 11). Fu sepolto a Camposampiero nella chiesa di S. Pietro.
Aveva sposato in prime nozze una da Camino, forse Rovagnana detta anche Giovanna, dalla quale ebbe un figlio, Giacomo, che nel 1228 doveva essere già morto perché non è ricordato alcun suo intervento per la liberazione del proprio figlio Guglielmo prigioniero di Ezzelino. Attorno al 1228, per assicurare la discendenza alla famiglia, sposò in seconde nozze Gardionisia da Peraga, dalla quale ebbe due figli: Gherardo, morto bambino, e Tiso (VII).
Fonti e Bibl.:Padova, Arch. capitolare, Episcopi, I, perg. 102; III, perg. 246-248, 253-2545 257, 260, 262;Treviso, Arch. vescovile, cod. AC., ff. 6v, 64v;Padova, Bibl. del Seminario vescovile, ms. 518: G. Brunacci, Codice dipl. padovano, pp. 1513, 1532;G. Maurisii Cronica…, in Rerum Italicarum Scriptores, 2ed., VIII, 4, a cura di G. Soranzo, pp. 14, 26;Rolandini Patavini Cronica..., ibid., VIII, 1, a cura di A. Bonardi, pp. 1521, 26 s., 31-39, 44, 96; Chronicon Marchiae Tarvisinae et Lombardiae, ibid., VIII, 3, a cura di L. A. Botteghi, p. 11; Liber regiminum Padue, ibid., VIII, 1, a cura di A. Bonardi, pp. 303, 310; J. F. Böhmer, Regesta Imperii..., V, a cura di J. Ficker-E. Winkelmann, Innsbruck 1881-1901, nn. 1161, 1173, 12618, 12620; P. Gerardo, Vita et gesti d'Ezzelino III…, Venezia 1543, p. 31v;E. I. Salomonii Agri Patavini inscriptiones, Patavii 1696, p. 243;L. A. Muratori, Delle antichità estensi..., I, Modena 1717, pp. 404, 422-26;Id., Antiquitates Italicae..., I, Mediolani 1738, coll. 333 s.;G. Bonifaccio, Istoria di Trevigi..., Venezia 1744, p. 159;G. B. Verci, Storia della Marca trivigiana..., I, Venezia 1786, doc. LXIII p. 51; A. Gloria, Monumenti dell'univ. di Padova (1222-1318), Venezia 1884, pp. 63, 211, 213, doc. p. 5; G. B, pp. 49-53, Picotti, I Caminesi..., Livorno 1905, G. Camposampiero, Domus de Campo Sancti Petri. Storia genealogica dei Camposampiero, in Boll. del Museo civico di Padova, LVIII (1969), pp. 215-63.