ALIPPI, Tito
Nato a Urbino il 2 genn. 1870 da Giovanni e da Teresa Gaudenzi, si laureò in fisica nel 1893 scegliendo la via dell'insegnamento. Nel 1901, sollecitato dagli alunni del liceo classico "Telesio" di Cosenza, ove egli era reggente di fisica e chimica dal 1º genn. 1900, cominciò a studiare un mal noto fenomeno acustico dell'atmosfera, un sordo brontolio che aumenta di intensità per qualche secondo e poi rapidamente si affievolisce ed è percepito in numerose aree su tutta la superficie terrestre.
Su questo fenomeno l'A. condusse una lunga e documentata indagine, coniando anche il termine scientifico di "brontidi", che prese piede internazionalmente, sostituendo quelli di mist-poeffers e Barisal guns (I "mistpoeffers" calabresi, in Bollettino della Società sismologica italiana, VII [1901-02], pp. 9-22; I "bonniti" del Monte Nerone, ibid., VIII [1902-03], pp. 229-236; Bonniti e bombiti sull'Alto Appennino marchigiano, in relazione coi fenomeni sismici della regione, ibid., IX [1903- 04], pp. 99-114; Il "baturlìo della marina" nelle campagne aretine e la "romba di Sassuolo" nelle campagne bolognesi e modenesi, ibid., X [1904-05], pp. 114-118; Di un fenomeno acustico della terra o dell'atmosfera. Risultati di un'inchiesta promossa dal R. Ufficio centrale di meteorologia e geodinamica, ibid., XII [1907], pp. 9-42; Nuovo contributo all'inchiesta sui "brontidi", ibid., XV [1911], pp. 65-77).
Ritornato a Urbino, oltre a dirigere l'Osservatorio meteorologico-sismico, dal 1901 fu incaricato di fisica nella scuola di farmacia e direttore del gabinetto di fisica dell'università e reggente di fisica e chimica presso il liceo, "Raffaello". Dal 1º ott. 1909 fu trasferito a La Spezia, essendo stato nominato ordinario di fisica e chimica al liceo; fu quindi con il medesimo incarico ai licei di Fano e di Girgenti (oggi Agrigento) e, come preside, prima, dal 1921, al liceo di Forlì, poi, dal 1924, al liceo di Pesaro: qui divenne anche direttore dell'Osservatorio geofisico. Dal 1928 lasciò l'insegnamento per assumere un incarico presso l'Ufficio presagi della R. Aeronautica a Roma e, dal 1932, a Pesaro.
Impegnatosi in un continuo riesame dei principali problemi della meteorologia, come testimoniano gli scritti pubblicati con regolarità sin oltre il 1940, l'A. insistette su tre problemi ancor oggi non adeguatamente affrontati: l'inserimento della meteorologia nella cultura italiana, l'organizzazione meteorologica territoriale, la meteorologia adriatica.
Quanto al primo, provvide sia a un'attività divulgativa diretta al grosso pubblico sui quotidiani Il Giornale d'Italia, Il Resto del carlino, La Stampa, sulsettimanale Domenica del Corriere e sul periodico Sapere, sia a puntuali rassegne dirette a lettori più qualificati (La previsione del tempo, Bologna 1930; Stato attuale delle teorie sull'origine dei cicloni, in Coelum, II [1932], pp. 19-20; Contatti di masse d'aria calda e fredda nell'atmosfera in relazione alla situazione barica, ibid., IV [1934], pp. 140-141; Metodo isoietico per lo studio della propagazione dei fronti, ibid., VII [1937], pp. 191-193; Le previsioni col metodo delle variazioni, ibid., VIII [1938], pp. 51-53; Cenni sul moderno orientamento della meteorologia, ibid., pp. 121-123, 181-184, 201-206). Sulsecondo insistette a lungo, convinto com'era che un'effettiva aderenza alla realtà può essere ottenuta soltanto istituendo un ufficio di studio e previsione per ogni area meteorologicamente omogenea (Per l'avanzamento, per la diffusione, per la popolarità della meteorologia, in Bollettino bimensuale della Società meteorologica italiana, XXXII [1913], p. 41; Un progetto d'organizzazione meteorologica regionale, in Ala d'Italia, 1926, n. 3, p. 76; Com'è organizzato e come funziona l'Ufficio presagi, in Rassegna marittima aeronautica, 1927, n. 10, pp. 36 ss.).
L'A., dopo aver studiato la peculiarità della meteorologia adriatica caratterizzata, a causa del condizionamento orografico, dall'alternarsi di invasioni di aria calda (tempo a scirocco) e di aria fredda (tempo a bora), queste ultime spesso improvvise e violentissime (Di un'anormalità dei venti sull'alto versante dell'Adriatico rispetto alle depressioni invernali, in Bollettino bimensuale della Società meteorologica italiana, XXXIII [1916], pp. 33-37; La previsione del tempo sul versante adriatico, ibid., XLVI [1917], pp. 12-14; La perturbazione atmosferica del 5 marzo 1926 sull'Adriatico, in Annali dell'Ufficio presagi, III [1929], pp. 163-169; Meteorologia adriatica, in Coelum, VI [1936], pp. 165-171, 188-191), non cessò di esortare a istituire un servizio d'allarme anche prima di aver raggiunto in merito l'oggettività propria dei servizi meteorologici ufficiali. Anche delle nubi iridate l'A. fu forse il maggiore studioso italiano (T. Bonacini, Meteore ottiche, in Pubblicazioni dell'Osservatorio geofisico di Modena, 1939, p. 59).
A partire dal 1938 egli si interessò anche alla metapsichica, accostandosi all'argomento con atteggiamento schiettamente scientifico, cioè senza prevenzioni e con l'intento di ricondurre i fenomeni osservati a teorie fisiche già note (si veda il volume, scritto in collaborazione con altri, Problemi di metapsichica, Milano 1940).
L'A. morì a Roma il 21 apr. 1959.
Fonti: Lenotizie sull'attività scientifica e didattica dell'A. sono state fornite dalla famiglia e dal direttore dell'Osservatorio geofisico di Pesaro, B. Bedosti. V. anche Annuariodel ministero della PubblicaIstruzione, anni 1900-1926, ad Indices.