AZZOLINI, Tito
Nacque a Bologna il 3 giugno 1837; allievo del collegio artistico Venturoli, sino al 1857 studiò architettura e prospettiva presso l'Accademia di Belle Arti avendo come maestro Fr. Cocchi (a cui dedicherà un libretto: F. C. pittore architetto, ricordi biografici, Bologna 1881) e si diede quasi esclusivamente alla scenografia. Abbiamo notizia solo delle scenografie eseguite per teatri di Roma (l'Argentina e l'Apollo), per un periodo che va dal 1862 al 1869 in collaborazione con C. e L. Bazzani, G. Ceccato e altri della sua stessa corrente, più tardi (1874 e 1894) con F. Lovati. Insegnava contemporaneamente ornato (1866) all'Accademia di Bologna e poi prospettiva pratica e scenografia, fino a che, nel 1897, fu nominato professore di architettura di quella Accademia. A Roma infatti egli aveva studiato con maggior impegno, consigliato anche da A. Sarti che gli fu maestro, architettura, e a Bologna lasciò il maggior numero di opere sue.
La sua opera architettonica più importante sono le scalee e i porticati della Montagnola (1893-96), ideati insieme con l'ingegnere A. Muggia e improntati a un onesto conservatorismo classicheggiante nelle arcate a tutto sesto, nei pilastri coloriti da bugne e nel parallelismo delle due grandi scalee di accesso: una sobria e dignitosa soluzione urbanistica che inorgoglì i concittadini desiderosi di un ammodernamento della vecchia città. Dove l'A., tra l'altro, si era preoccupato anche del restauro delle case Vecchietti (1883), Gradi (1884), di quella cosiddetta dei Carracci, della Garisenda, di S. Michele in Bosco (rifece la cupola del campanile, 1890); inoltre altri lavori di restauro curò nel castello di S. Martino sopra Zena nei dintorni di Bologna, nella chiesa di San Marone a Porto Civitanova, nel palazzo comunale di Vergato (fronte), ecc. Esperienze tutte che lo incitarono al "falso" del palazzo della Cassa di Risparmio di Pistoia (vinse il concorso nazionale nel 1897; cfr.: T. A., Concorso per il palazzo della Cassa di Risparmio in Pistoia, relazione, Bologna 1897). L'A. si attenne al tema del concorso, che prevedeva un palazzo in stile quattrocentesco fiorentino, e si ispirò a Palazzo Strozzi nel bugnato, nei portali, nelle bifore, nel cornicione, arricchendolo di una fioritura di motivi neorinascimentali quali il fregio con robbiane patere di ceramica e stemmi stretti da grifoni simbolici, gli affreschi, i bassorilievi, le iscrizioni, i capitelli ambiziosamente profusi, soprattutto nell'atrio inferiore e superiore e sullo scalone.
L'A. vinse uno dei secondi premi nel concorso per il monumento a Vittorio Emanuele II a Roma (fece poi parte della Commissione reale per il monumento), il primo premio per il monumento ai Caduti delle Cinque giornate a Milano (non fu poi eseguito) e uno dei secondi premi al concorso internazionale per la facciata del duomo di Milano. Nel 1904 successe al Panzacchi nella presidenza dell'Accademia di Belle Arti.
Morì a Bologna l'8 dic. 1907.
Suoi prospetti teatrali sono conservati all'Accademia di Belle Arti, al collegio Venturoli, nella raccolta A. Certani e nella biblioteca della Cassa di Risparmio di Bologna.
Bibl.: A. De Gubernatis, Diz. degli artisti italiani viventi, Firenze 1889, p. 24; C. G. Sarti, I nuovi monumenti di Bologna, in Natura e Arte, II (1895-96), pp. 529 ss.;P. Patrizi, La Montagnola di Bologna, Bologna 1896, pp. 71 ss.; C. Ricci, Guida di Bologna, Bologna 1907, pp. 116, 151, 174; A. Muggia, Commemoraz. dell'arch. comm. prof. T. A., Bologna 1908; La Cassa di Risparmio di Pistoia nel suo primo centenario, Pistoia 1931; N. Tarchiani, L'architettura italiana dell'ottocento, Firenze 1937, p. 55; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, v. 297; Encicl. Ital., V, p.723; Encicl. dello Spettacolo, I, col. 1198.